L’Abbazia di San Galgano e la spada nella roccia

L’Abbazia di San Galgano è un luogo surreale

È facile innamorarsi di questo posto e della magia che emana. 

Così pochi luoghi al mondo costituiscono un connubio così perfetto fra il paesaggio, la natura e l’elemento umano.

Non è la prima volta che vado a San Galgano. Ricordo ancora bene quando, per la prima volta, percorrendo la strada che da Siena corre verso il mare, ci si stagliò davanti, lì, dove solitaria riempie tutta la valle che domina. 

Nonostante l’abitudine nel trovarsi davanti a grandi opere, l’effetto fu forte, unico e di intangibile bellezza.

Immagino chi in tempi remoti si sia avvicinato all’Abbazia, con andare lento ma costante, e come lei dovesse apparire immobile ed imponente.

Abbazia di San Galgano | ©Fabio Magno

Lungo la via Maremmana, una lunga serie di cappelle, fortilizi e ponti segnava il tracciato delle due strade, unite da Siena fin presso San Galgano e poi divise nelle rispettive direzioni: Massa Marittima da una parte, Talamone e la Maremma dall’altra.

San Galgano

Il mondo di Galgano è segnato dalle lotte per la successione di Matilde di Canossa. Il patrimonio della Contessa era immenso. Si estendeva dalla Toscana settentrionale all’Adriatico e fu lasciato, alla sua morte, alla Chiesa.

Abside | ©Fabio Magno

La vita di San Galgano, per alcuni versi, ricalca l’esperienza di San Francesco.

Nato ricco nel 1148 a Chiusdino, Galgano Guidotti – se questo fu davvero il nome di famiglia – era destinato, per le leggi non scritte del tempo, ad una vita da guerriero

Galgano è anche figlio del suo tempo: violento e, per le agiatezze di cui dispone, intento ad una vita di divertimenti e di piacere, finché il suo destino cambia. È il 1180 ed ha 32 anni.

La conversione di San Galgano

L’Arcangelo Michele – figura fondamentale del mondo cavalleresco –  gli appare due volte in sogno ed inizia la sua conversione. Predica a Siena e nei dintorni.

Sempre in sogno, i 12 apostoli gli ordinano di costruire una cappella rotonda dove ritirarsi e lo esortano a condurre una vita eremitica dedita alla penitenza.

Galgano confida i sogni alla madre. Devota, ma preoccupata per il figlio, prova a farlo desistere e gli trova come promessa sposa una giovane aristocratica, Polissena.

Ai primi di dicembre del 1180 parte. Il 21 dicembre per due volte il cavallo si ferma, imbizzarrito, e si rifiuta di proseguire. Lo conduce a Montesiepi, vicino Chiusdino. Galgano riconosce il luogo dove la visione gli aveva fatto incontrare gli apostoli. 

Per Galgano ora è tutto chiaro.

Qui decide di edificare per sé una capanna. 

La Rotonda di Montesiepi | ©Fabio Magno

Si spoglia e dal suo mantello ricava un saio. Getta la spada per terra, che si conficca fino all’elsa dentro una roccia, da cui nessuno più riuscirà ad estrarla. 

La notizia del miracolo della spada nella roccia vola e si diffonde. Pellegrini da tutte le parti cominciano ad arrivare per ottenere la sua intercessione. Infine, durante il processo di canonizzazione del 1195, si conteranno 19 miracoli.

Nel 1181 Galgano incontra il Papa Alessandro III che lo benedice e lo incoraggia a costruire un’abbazia in prossimità dell’Eremo.

Muore poco dopo. Neanche un anno è passato dalla sua conversione. È il 3 dicembre 1181.

San Galgano – l’Abbazia 

L’abbazia di San Galgano è stata costruita tra il 1218 e 1288 dai monaci di Casamari, vicino Frosinone.

Si tratta della prima chiesa gotica edificata in Toscana.

La regola di San Bernardo

La chiesa rispetta perfettamente quelli che sono i canoni della abbazie cistercensi, stabiliti dalla regola di San Bernardo.

Facciata | ©Francesca Boccini

Prevedevano norme precise per quanto riguarda la localizzazione e lo sviluppo degli edifici.

La abbazie dovevano sorgere lungo le più importanti vie di comunicazione; inoltre, in genere, erano poste vicino a fiumi ed infine in luoghi boscosi o paludosi per poterli bonificare e poi sfruttarne il terreno per coltivazioni. 

Gli edifici dovevano essere caratterizzati da forme architettoniche sobrie.

L’Abbazia di San Galgano – l’esterno

Abbazia e chiostro | ©Fabio Magno

La chiesa è perfettamente orientata, cioè con l’abside volta a est.

Sul lato sinistro, una piccola scala a chiocciola, piccole feritoie e il portale che conduce al cimitero.

L’abside è imponente: è la prima parte della chiesa che da lontano scorgeva chi arrivava dalla via Maremmana.

Sulla fiancata destra è il chiostro, attorno al quale ruotava la vita dell’abbazia di San Galgano.

Chiostro | ©Fabio Magno

Diventa poi impossibile non rimanere con la testa all’insù.

Una volta entrati, il colpo d’occhio è seducente.

L’Abbazia di San Galgano – l’interno

L’interno della chiesa si presenta privo della copertura e del pavimento, è terra battuta che in primavera si trasforma in un bellissimo manto erboso.

Navata centrale | ©Fabio Magno

Ha un impianto a croce latina lungo 69 metri e largo 21, con una divisione in tre navate e il prospetto del transetto.

Sia le cappelle sia le campate minori del transetto mostrano ancora l’originaria copertura con volte a crociera poggianti su costoloni. Nelle cappelle sono visibili due nicchie, la minore usata per custodire le ampolle e la maggiore come lavabo. 

Nella parete di fondo del transetto sinistro vi sono due porte: una dà accesso alla scala a chiocciola che conduceva nel sottotetto e l’altra al cimitero.

L’altare è perduto. 

Al di sopra, poco prima del cielo, le bifore e i grandi oculi alle prime luci di ogni giorno e al tramonto concedono a chi si trova indimenticabili giochi di luci e ombre. 

Luci e ombre sul transetto | ©Fabio Magno

Tra i capitelli, c’è il primo pilastro di sinistra, decorato con una figura che – si dice – raffigurerebbe l’ultimo architetto della chiesa, tal Ugolino di Maffeo.

All’estremità meridionale dove oggi è l’ingresso, era lo scriptorium, il luogo dove i monaci copiavano i manoscritti. È un ambiente grande, diviso in due navate da cinque pilastri che sorreggono delle volte a crociera con decorazioni a girali.

Al piano superiore si trovava il dormitorio dei monaci, suddiviso in celle, ed una cappella.

Il resto del complesso, il refettorio, le cucine, il focolare, oggi è scomparso.

La storia dell’Abbazia

L’Abbazia di San Galgano prosperò per oltre un secolo anche grazie alle immunità ed ai privilegi concessi da vari imperatori e dal Papa tra il XIII ed il XIV secolo, ma a partire dal XV, lentamente ed inesorabilmente, decadde. 

Ingresso | ©Fabio Magno

Il lento declino cominciò nel 1329 con la carestia e nel1348, quando i monaci cistercensi vennero falcidiati dalla peste nera.

I continui saccheggi dovuti agli eserciti e alle bande di mercenari colpirono duramente.

Nel 1576 pare che nell’Abbazia di San Galgano fosse rimasto un solo monaco.

Sul finire del ‘700 la sua decadenza raggiunge il culmine. Nel 1781 crollano le volte di copertura della chiesa abbaziale, nel 1786 crolla il campanile colpito da un fulmine, nel 1789 fu definitivamente abbandonata e sconsacrata.

E oggi, quel che resta dell’intero complesso monastico sono le maestose mura con le navate e alcuni spazi, tra cui la splendida sala dello scriptorium.

Il tetto (che non c’è)

Per molto tempo si è creduto che il tetto fosse stato venduto, pezzo dopo pezzo, da qualche abate durante il periodo di decadenza, perché di metallo.

Particolare del transetto | ©Francesca Boccini

Il tetto della chiesa dell’abbazia di San Galgano, che era fatto di legno e mattoni, in realtà crollò a causa di un progressivo indebolimento delle strutture che non sostennero il crollo su di esse del campanile, avvenuto nella mattina del 22 gennaio 1786.

Ad avere una copertura metallica, di piombo, era invece la cupola dell’Eremo.

Anche in questo caso, non fu venduta “pezzo a pezzo”, ma la sua sorte è altrettanto curiosa. 

La repubblica di Siena ordinò infatti lo smantellamento nel 1554. 

Era in corso la guerra contro Firenze e Siena era in un momento difficile.

Le ragioni, quindi, potevano essere solo due: forse per farne munizioni per sostenere la guerra contro Firenze o, con altrettanta probabilità, per evitare che fossero i fiorentini a servirsene contro i senesi.

La Rotonda di San Galgano

La via fra gli alberi che collega l’Eremo e l’Abbazia | ©Fabio Magno

Ora percorriamo il viottolo accidentato che, fra gli alberi, ci porta fino in cima, all’Eremo.

La Rotonda o l’Eremo di Montesiepi fu costruito subito dopo la morte di San Galgano, intorno al masso in cui è la spada,  al posto  dell’antica capanna dove visse il suo ultimo anno di vita.

La Rotonda | ©Francesca Boccini

L’Eremo fu consacrato nel 1185 dal vescovo di Volterra Ildebrando Pannocchieschi con la benedizione di Papa Lucio III.

Successivamente furono aggiunti l’ingresso, nel Duecento, e la cappella, realizzata col campanile all’inizio del Trecento ed affrescata tra il 1334 e il 1336 da Ambrogio Lorenzetti, dove oggi è la teca che conserva le braccia mummificate dell’Invidioso.

La copertura è una volta emisferica ad anelli concentrici di cotto e travertino.

La Spada nella Roccia

Durante l’assenza di Galgano per un pellegrinaggio a Roma, tre monaci invidiosi cercano di estrarre la spada dalla roccia per rubarla.

Non riuscendo, la rompono. Il castigo divino è immediato: il primo monaco cade in un fiume ed annega; il secondo muore fulminato, il  terzo è afferrato per un braccio da un lupo e trascinato via, ma si salva invocando Galgano. 

Secondo la leggenda, le mani mummificate conservate nella cappella sarebbero proprio quelle del monaco invidioso.

Al ritorno dal pellegrinaggio, Galgano trova la spada rotta. Una voce gli dice di ricomporre la spada posando il pezzo rotto sulla parte rimasta nella roccia. Galgano obbedisce e i due pezzi si saldano perfettamente.

Oggi, una teca trasparente la protegge dai vandali, i quali più volte, per tutto il Novecento provarono ad estrarre l’antica arma provocando seri danni.

San Galgano e Re Artù

Feritoia dell’Abbazia | ©Fabio Magno

A diffondere in Francia la storia di Galgano sarebbe stato un altro eremita. Frate Guglielmo di Malavalle, che si stabilì nei pressi di Castiglione della Pescaia, un luogo ancora oggi visitabile.

Infatti Guglielmo, secondo una tradizione popolare sarebbe in realtà Guglielmo X d’Aquitania, padre di Eleonora, ritiratosi dopo una crociata e alla cui corte operò Chrétien de Troyes, autore de Le Roman de Perceval ou le conte du Graal nel quale compare per la prima volta il Santo Graal

Stando ai fatti, Guglielmo X duca d’Aquitania morì nel 1137 mentre stava recandosi in pellegrinaggio a Santiago di Compostela, ma nessuno mai vide la sua salma. Lasciò erede del suo vastissimo dominio la figlia Eleonora. 

Alcuni sostengono potrebbe essere il frate di Malavalle, che compare in Maremma alcuni anni dopo questi fatti.

Navata laterale | ©Fabio Magno

I Sapori nei dintorni

L’abbiamo visto crescere nel tempo, dalla nostra prima visita nel 2008 ad oggi. Agriturismo Casale di San Galgano gode di un’ottima posizione, di fronte all’abbazia.

Nelle nostra memoria, ottimo per una merenda rustica a base di schiacciata ripiena. Ci sarebbe piaciuto provare la sua cucina stavolta, ma il giorno della nostra visita era chiuso per un evento esclusivo.


L’abbazia di San Galgano – Info Utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua visita per l’Abbazia di San Galgano. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso

  • Per visitare l’Abbazia, c’è un comodo parcheggio a metà strada tra l’Abbazia e la Rotonda.
  • Per iniziare, consigliamo la visita alla Rotonda e poi, attraverso il viottolo descritto, l’Abbazia.
  • Biglietto: € 4. Compreso anche, senza vincoli di tempo, la visita del museo a Chiusdino.
  • Aperto tutti i giorni. Orario dalle 10, la chiusura varia a seconda dei mesi. Sabato e domenica visite solo su prenotazione telefonica al 0577/756738 e 0577/049312 o e-mail abbaziasangalgano@gmail.com.

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2 commenti

Vittoria 22 Luglio 2021 - 2:40 pm
Bella la descrizione dei luoghi e belli anche i riferumenti storici.complimenti.
Francesca e Fabio 24 Luglio 2021 - 11:43 am
Grazie Vittoria! ❤️

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