Il Gianicolo. Salita al Monte Aureo.

Forse non tutti sanno che il Gianicolo è detto anche Monte Aureo. Perché?

Per la roccia sedimentaria – la marna gialla – di cui è fatto e che conferisce al terreno un singolare colore dorato.

Approfittiamo di un, strano ma vero, fresco pomeriggio di inizio agosto per farci una giratina e godere della spettacolare vista sulla città e della brezza ristoratrice che tirava.

Il Gianicolo – La Scalea del Tamburino

La nostra passeggiata è iniziata subito con sprint dallo scalone di viale Glorioso, nel cuore di Trastevere, dietro piazza San Cosimato. In realtà il suo vero nome è la Scalea del Tamburino e, come la maggior parte del Gianicolo, è legato ad eventi del Risorgimento.  

Scalea del Tamburino | ©Francesca Boccini

Il Tamburino

Il Tamburino è Domenico Subiaco, un ragazzo di sedici anni ciociaro che venne a Roma nel 1848 per unirsi alla causa della Repubblica Romana.

Per il fisico gracile, non fu reputato adatto al combattimento e assegnato al I Reggimento Fanteria come tamburino. Il 3 giugno era anche lui sul Gianicolo a combattere contro le truppe francesi. Dopo aver suonato l’allarme e la carica, imbracciò il fucile di un compagno caduto sotto il fuoco nemico lanciandosi nella battaglia.

Fu immediatamente colpito dai francesi. Nel 1891 gli venne dedicata questa scalea.

La ricordava con grande affetto Sergio Leone, nato e cresciuto proprio qui “Dalla scalinata che chiude la strada, venivamo giù a daboga con delle tavole di legno. Ci facevamo pipì sopra perché scivolassero meglio. Facevamo a sassate con quelli di Monteverde. Era la nostra Via Pal, e avrei voluto farne un film. Scrissi una sceneggiatura, ma il mio amico Fellini mi bruciò sul tempo”.

Già in cima alla scalea si inizia a godere di un’ampia vista panoramica su Roma. Anche se il meglio, come si dice, deve ancora venire.

Attraverso l’ultimo tratto di Rampa Aurea arriviamo in piazza San Pietro in Montorio.

Il Gianicolo – La chiesa di San Pietro in Montorio

La chiesa si staglia, con la sua facciata elegante e pulita, in fronte alla città.

San Pietro in Montorio deriva la sua titolazione dalla crasi delle due parole Mons Aureus (Monte d’oro), il luogo secondo la tradizione dove fu crocefisso il fondatore della Chiesa.

Il progetto dell’interno è attribuito con molta cautela a Baccio Pontelli, mentre per la facciata si parla di Andrea Bregno e della sua bottega. Ma manca una documentazione certa.

San Pietro in Montorio | ©Fabio Magno

La storia attesta la presenza di un monastero in questo luogo già nel IX secolo.

Nel 1472 Sisto IV affida i terreni ed il complesso, che non versa in ottime condizioni, alla congregazione francescana guidata da Amadeo Menes da Silva.  Ne segue il restauro del convento, l’abbattimento della chiesa e la costruzione di una nuova.

La costruzione della nuova chiesa è finanziata prima dal re di Francia Luigi XI e poi dai sovrani spagnoli Ferdinando V e Isabella di Castiglia. Pare infatti che Amadeo da Silva avesse intercesso per il concepimento del loro erede. Da qui il loro impegno economico per la costruzione della nuova chiesa e del Tempietto annesso.

Contiene alcuni tesori artistici di straordinaria bellezza.

I capolavori di San Pietro in Montorio

L’interno, a navata unica, termina con un’abside poligonale e presenta cinque cappelle per lato. Sull’altare: una riproduzione della Crocefissione di San Pietro di Guido Reni realizzata da Vincenzo Camuccini.

In origine sull’altare era collocata la meravigliosa Trasfigurazione di Raffaello. Trafugata dalle truppe francesi nel 1797 e rientrata in Italia, è oggi alla Pinacoteca Vaticana.

Sotto l’altare trovavano sepoltura i resti di Beatrice Cenci, finché le truppe francesi profanarono la tomba nel 1798.

Le cappelle

Entrando, la prima cappella sulla destra – Borgherini – contiene un’opera rara.

Si tratta della Flagellazione di Sebastiano del Piombo del 1524. Rara perché si tratta di un olio su muro: una tecnica sperimentale e complessa, il cui esemplare più conosciuto è senza dubbio il Cenacolo di Leonardo.

Nella cappella successiva si trova l’affresco della Madonna della Lettera di Pomarancio (di cui abbiamo visto già il cruento Martirologio in Santo Stefano Rotondo). Nel catino absidale, l’affresco con Incoronazione della Vergine di Baldassarre Peruzzi.

Ai lati dell’altare:

  • sulla parete destra, la cappella del Monte realizzata su progetto di Vasari. Conserva sull’altare un affresco della Conversione di San Paolo e le due tombe di Antonio e Fabiano del Monte accompagnate dalle statue della Giustizia e della Religione di Bartolomeo Ammannati.
  • Le si oppone la cappella Ricci progettata da Daniele da Volterra con il Battesimo di Gesù ed una decorazione a stucco ed affresco di Giulio Mazzoni.

La terza cappella sul lato sinistro conserva il bell’affresco della Sant’Anna Metterza di Antoniazzo Romano (fine XV secolo).

L’artista utilizzata una rara iconografia con Sant’Anna, la nonna di Cristo, in posizione protettiva nei confronti della figlia e del nipote (messa a fare da terza). È sormontata dal Cristo Redentore nell’atto di benedire.

È seguita dalla cappella Raymondi progettata da Gian Lorenzo Bernini nel 1640.

La fuga dei Conti

La chiesa di San Pietro in Montorio è strettamente legata alla storia di Irlanda ed alla fine dell’antica aristocrazia celtica.

All’indomani della Guerra dei Nove Anni, le truppe protestanti inglesi avevano dilagato nella cattolica Irlanda, impadronendosi di tutta la zona meridionale. Nel 1607 i Conti – ovvero i nobili rappresentanti delle dinastie le cui tradizioni e sistema politico risaliva addirittura alla civiltà celtica – si imbarcarono segretamente alla volta della Spagna, per chiedere l’intervento del re cattolicissimo, guidati a Hugh O’Neill e Hugh O’Donnell, (rispettivamente conte di Tyrone e di Tir Conaill).

Invece approdarono in Francia a causa di una tempesta, sollevando un caso diplomatico e furono obbligati all’esilio volontario.

L’esilio

Lo scontarono a Roma, ospiti di Paolo V, dove O’Neill passò il resto dei suoi giorni ad organizzare una nuova spedizione per riprendersi l’Irlanda, ormai invasa dagli Inglesi. Morì nel 1616, sepolto in San Pietro in Montorio dove la lastra che ne indica la sepoltura riporta “Hugonis Principis Onelli”.

Uscendo dalla chiesa è d’obbligo fermarsi ad ammirare il Tempietto del Bramante.

Se volete visitarlo – e non solo vederlo attraverso una cancellata – è necessario prendere contatto con l’Accademia di Spagna e prenotare l’ingresso.

L’Accademia di Spagna

La Real Academia de España ha, infatti, sede nell’ex convento annesso alla chiesa.

È stata fondata nel 1873, dopo svariati tentativi di instaurare un’accademia di belle arti a Roma sulla falsariga dell’Accademia di Francia (già attiva dal 1666).

Oggi, come ieri, ospita ogni anno un numero stabilito di artisti che vi accedono attraverso un bando pubblico ed un colloquio con la direttrice.

Ogni mezz’ora parte un gruppo accompagnato che, attraverso la mostra Processi 147 dove sono esposti i saggi dei borsisti di quest’anno accademico, vi conduce al cortile del Tempietto.

È un’occasione per vedere alcune interessanti opere di arte contemporanea e visitare una parte dell’ex-convento.

Il Tempietto del Bramante

Il Tempietto del Bramante è una delle meraviglie del Rinascimento.

Tempietto del Bramante | ©Fabio Magno

È l’edificio perfetto. Costruito con intento celebrativo sul luogo dove, secondo la tradizione, è stato crocefisso San Pietro.

La cripta viene consacrata nel 1500. La costruzione del resto dell’edificio, probabilmente, è portata termine a partire dal 1502.

Donato Bramante riprende la forma classica del tempio periptero (ovvero una fila di colonne che gira intorno al cuore dell’edificio) creando una struttura a pianta centrale che riassume gli ideali dell’architettura umanistica del Rinascimento. Supera la lezione del Quattrocento con la sua bidimensionalità e crea uno spazio tridimensionale.

Inoltre, fa degli elementi architettonici una fitta rete di richiami simbolici.

Intorno al Tempietto corrono 16 colonne, che secondo Vitruvio era numero perfetto. Contiene infatti il numero 8: simbolo di eternità e resurrezione di Cristo.

Nell’antichità, questo tipo di tempio decorato con l’ordine dorico era dedicato ad un eroe, in questo caso identifica San Pietro come eroe cristiano.

Bramante fonde insieme tradizione cristiana e pagana richiamando anche i martyria: gli edifici sacri a pianta centrale eretti, in epoca paleocristiana, sui luoghi del martirio.

La cripta

Nella cripta, il bel gioco grafico dei marmi del pavimento, indica il preciso foro in cui sarebbe stata impiantata la croce di Pietro. Lo possiamo vedere attraverso la cancellata cui si accede dalla scaletta a doppia rampa realizzata da Bernini nel 1628. L’interno è decorato a stucco con le storie della vita del Santo.

Nella decorazione interna ed esterna ritorna spesso il motivo della conchiglia, simbolo di rinascita. Il giorno della nostra visita ce n’era una vera al centro della cripta.

Secondo diversi studiosi l’intero Tempietto cela un significato simbolico.

La cripta rappresenterebbe la Chiesa delle origini che nasce dal seme impiantato ovvero san Pietro. Il corpo centrale, la Chiesa militante e la cupola, la Chiesa trionfante.

La Via Crucis

Prima di proseguire, almeno un accenno è dovuto per la Via Crucis di San Pietro in Montorio. Noi l’abbiamo solo sbirciata dall’alto della piazza. Questa rampa era l’unica via di accesso diretto tra la piazza della chiesa e Trastevere, prima dell’apertura di via Garibaldi nel Seicento.

Via Crucis di San Pietro in Montorio | ©Francesca Boccini

Nel Settecento sono state aggiunte lungo il percorso le 14 stazioni, creando un percorso della Via Crucis. Si voleva in questo modo accostare la passione di Cristo a quella di San Pietro, visto che la strada conduce al luogo del suo martirio.

Nel 1957 lo scultore spagnolo Carmelo Pastor Pla, studente dell’Accademia di Spagna, realizza 14 nuove formelle che sostituiscono quelle originarie ormai rovinate.

È possibile votarla online come luogo del cuore del FAI.

Ora proseguiamo la nostra passeggiata lasciando alla nostra destra San Pietro e alla sinistra il Mausoleo Ossario Garibaldino.

Dalle chiare forme razionaliste, il monumento ai caduti per la difesa della Repubblica Romana è stato realizzato nel 1941 su progetto dell’architetto Giovanni Jacobucci.

A suo interno è stata collocata la tomba di Goffredo Mameli.

Il Gianicolo – La Mostra dell’Acqua Paola

Ancora qualche metro per arrivare in uno di quegli angoli scenografici che fanno di Roma una città che ci sorprende sempre.

Siamo alla Fontana dell’Acqua Paola che affaccia su una terrazza con vista panoramica. Il fragore dell’acqua è notevole.

Mostra dell’Acqua Paola | ©Francesca Boccini

Iniziamo col dire che oggi è possibile ammirare il Fontanone del Gianicolo in tutta tranquillità grazie alla terrazza creata alla fine del XVII.

In origine invece la fontana era al limite del colle e l’acqua che fuoriesce scendeva giù per il clivo praticamente a cascata.

La Fontana dell’Acqua Paola viene costruita per volontà di Paolo V Borghese tra il 1610 e il 1614 come mostra terminale dell’acquedotto Traiano.

L’imperatore romano lo aveva realizzato nel 109 d.C. per portare l’acqua dal lago di Bracciano all’area di Trastevere. Nei secoli era stato più volte tagliato e danneggiato fino alla ricostruzione completa voluta appunto da papa Borghese. Da qui prende il nome di Acqua Paola.

Il progetto è dell’architetto Giovanni Fontana con l’aiuto di Flaminio Ponzo. La struttura richiama il modello degli antichi archi di trionfo con le cinque grandi arcate sormontate da un ampio attico con epigrafe dedicatoria.

Marmi e colonne sono di riuso. Le grandi colonne in granito rosso vengono dalla basilica costantiniana di San Pietro. I marmi, invece, dal Foro Romano e dal Tempio di Minerva nel Foro di Nerva.

Il progetto originale prevedeva cinque vasche in corrispondenza di ogni arcata. Alla fine del Seicento Carlo Fontana lo modificherà, sostituendolo con un’unica enorme vasca.

Un paio di curiosità sull’Acqua Paola

  • Tra il 1901 e gli anni ’30 l’acqua proveniente da qui alimentava la prima centrale idroelettrica di Roma
  • Nella bella epigrafe che sormonta la Mostra è contenuto un errore. Vi si fa riferimento all’Aqua Alsietina – l’acquedotto proveniente dal lago di Martignano –  e non all’Aqua Traiana, come invece è.
  • Alle spalle della Mostra, si intravede anche dall’arcata centrale, un piccolo giardino. È ciò che resta del Giardino Botanico voluto da Alessandro VII Chigi. Al suo interno è possibile ammirare un ninfeo con lo stemma di Innocenzo XII. È possibile visitarlo su prenotazione.

La realizzazione dell’Acquedotto Traiano-Paolino consentì il ritorno dell’acqua corrente nei rioni Borgo e Trastevere, anche se la qualità non era buona: l’acqua non era perfettamente potabile.

Da qui nasce il detto romano “valere come l’Acqua Paola” ovvero valere poco o niente.

La Passeggiata del Gianicolo

Proseguendo, imbocchiamo la Passeggiata del Gianicolo. Finora non ne abbiamo parlato, rimediamo subito.

Belvedere del Gianicolo | ©Francesca Boccini

Il Gianicolo è un colle di Roma. Non uno dei Sette, ma abbiamo già detto che è conosciuto fin dall’antichità come Monte Aureo. Il toponimo deriverebbe da Giano che, secondo la leggenda, vi avrebbe fondato un centro abitato: Ianiculum.

Secondo i dati storici, invece, sul colle esisteva un sacello dedicato a Fons, figlio di Giano e dio delle sorgenti. A valle, in quella che oggi è l’area di piazza Mastai, vi era stato l’abitato di Pagus Ianiculensis.

È sempre stato un luogo di contesa.

Dalla Roma dei re al Risorgimento

Nell’antichità tra Etruschi e Romani, in epoca moderna teatro della resistenza garibaldina. È infatti qui che nel 1849 si svolge la battaglia contro le truppe francesi chiamate da papa Pio IX per riprendere la città, dopo l’impianto della Repubblica Romana.

La Passeggiata del Gianicolo è un continuo omaggio ai personaggi che hanno preso parte al Risorgimento.

I busti dei patrioti che oggi sono disseminati lungo la strada e tra le aiuole, secondo il progetto originale, erano destinati alla terrazza del Pincio. I primi 52 realizzati, però, a causa del volere del papa non vennero mai esposti, restando nei magazzini del Campidoglio.

Nel 1883 il Gianicolo diventa interamente proprietà pubblica ed è qui che riescono finalmente a trovare la loro collocazione, insieme al monumento a Garibaldi che domina la terrazza e quello di Anita, dove riposano le sue spoglie.

La produzione di busti non si è mai fermata. Risale al 2005 l’ultima: la statua di Righetto. Un ragazzino di cui non si conosce il vero nome, ma ricordato perché qui perse la vita per disinnescare una bomba francese nel 1849.

È inutile dire che da questo punto si gode una delle viste migliori sulla città, fino addirittura all’Appennino sullo sfondo.

Il Faro degli Italiani d’Argentina

La nostra passeggiata è proseguita fino ad una delle cose più curiose che possiamo trovare a Roma: il Faro degli Italiani d’Argentina.

Probabilmente tanti di noi ci sono passati più volte senza rendersi conto che fosse un faro perfettamente funzionante.

D’altronde perché ci dovrebbe essere un faro in pieno centro città, a 30 km dal mare?

Si tratta di un dono che gli emigrati italiani in Argentina hanno fatto al Paese d’origine in occasione dei primi cinquant’anni dell’Unità d’Italia. Il progetto è dell’architetto Manfredo Manfredi, la realizzazione risale al 1911.

La lampada al suo interno viene accesa nelle ricorrenze nazionali e proietta tutt’intorno una luce tricolore.

Un’usanza, tollerata fino a qualche tempo fa, riguarda il vicino carcere di Regina Coeli. Quando era ancora possibile salire sul faro, familiari e conoscenti erano soliti urlare dalla balconata messaggi ai detenuti.

Il Muro della Costituzione Romana

Tornando sui nostri passi, ci fermiamo ad ammirare il Muro della Costituzione Romana.

Il Muro della Costituzione della Repubblica Romana | ©Francesca Boccini

Si tratta del parapetto di uno dei tanti affacci panoramici sulla città, quello accanto a Villa Lante per essere precisi.

Nel 2011, in occasione del 150˚ anniversario, il parapetto è stato rivestito con pannelli di pietra artificiale sui quali è riportato il testo integrale della Costituzione della Repubblica Romana

Il Teatrino dei Burattini

Musica e voci caricaturali richiamano la nostra attenzione.

Lo storico Teatrino dei Burattini è tornato a vivere!

Ci era sfuggita la notizia, ma il teatro inventato da Carlo Piantadosi, che per 60 anni ha intrattenuto e divertito intere generazioni di bambini, ha ripreso l’attività grazie a due ragazzi di vent’anni – Alessia Luongo e Manuel Parnazza – di Pulcinellarte. Una vera emozione!

Il Cannone del Gianicolo

Un affaccio veloce dal Belvedere per scrutare ancora una volta il bellissimo panorama e la piattaforma su cui viene collocato il cannone.

Il Cannone del Gianicolo | ©Fabio Magno

Ogni giorno dal 1904, infatti, a mezzogiorno spara un colpo a salve.

Un’usanza introdotta nel 1847 da Pio IX cosicché tutte le chiese di Roma avessero un riferimento e suonassero le campane contemporaneamente.

Fino al 1903 il cannone era in Castel Sant’Angelo, fu spostato per qualche mese a Monte Mario e collocato, infine, qui.

Il colpo di mezzogiorno è stato sospeso soltanto durante la Seconda Guerra Mondiale ed è ripreso nel 1959.

Tramonto | ©Fabio Magno

Statua di Ciceruacchio

Prima di tornare a valle, passiamo verso Porta San Pancrazio.

Lì troviamo la statua di Ciceruacchio – Angelo Brunetti – e suo figlio Lorenzo.

Una volta caduta la Repubblica Romana, nel 1849 lascia Roma per Venezia assediata insieme a Garibaldi. Verso Cesenatico, traditi, Ciceruacchio con i due figli Lorenzo di 13 anni e Luigi – che nel frattempo cambiò cognome in Bossi – furono fucilati dagli Austriaci.

Il famoso patriota romano è amato protagonista di tante opere cinematografiche tra cui “In nome del popolo sovrano” impersonato da Nino Manfredi.

La Rampa di Monte Aureo

Per tornare a “valle” utilizziamo la Rampa di Monte Aureo, un suggestivo passaggio che lambisce i palazzi, oggi percorribile grazie all’associazione Trastevere Attiva che si è battuta per la sua riapertura.

Non solo. Si è occupata più volte della bonifica di quest’area e della sua riqualificazione. Grazie!

La rampa ci riporta verso via Mameli, non prima di aver ammirato lo Sfiato della Condotta dell’Acqua Paola, una delle fontane create lungo il percorso dell’acquedotto necessarie al buon funzionamento dell’intero apparato.


Il Gianicolo – I sapori nei dintorni

Siamo a Trastevere. L’offerta culinaria è talmente ampia che crea qualche difficoltà. Facendo due passi nel cuore del rione arriviamo da Impiccetta a via dei Fienaroli.  

Cucina tradizionale romana e vino della casa sincero. Per chi preferisse, anche primi e secondi di mare. Se non temete la calura estiva, il consiglio spassionato è di provare la variante “gnurante” della gricia. Strong, ma da leccarsi i baffi! Consigliamo di prenotare.  


Il Gianicolo – Info utili

Ecco gli orari e i giorni per programmare la tua visita del Gianicolo. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso.

  • Chiesa di San Pietro in Montorio. Aperta tutti i giorni. Orario dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 16. La visita non è consentita durante le celebrazioni.
  • Reale Accademia di Spagna. Dal martedì al venerdì dalle 16 alle 20. Sabato domenica e festivi dalle 10 alle 18. Lunedì chiuso. Ingresso gratuito su prenotazione. La mostra Processi 147 è prorogata al 31 dicembre 2020.
  • Giardino restrostante la Mostra dell’Acqua Paola. Il Giardino è visitabile attraverso alcune associazioni culturali. La prenotazione è obbligatoria allo 060608, tutti i giorni dalle 9 alle 19. Biglietto: intero € 4, ridotto € 3.

Ti è piaciuta la visita del Gianicolo?

Cerchi idee per altri luoghi da visitare a Roma?

Ecco le nostre local tips in giro per Roma, o per un Fuori Porta da provare!

Commenta qui sotto o contattaci sui social!

#LoveLiveLocalIta #Localtrotters

❤️

Donazione

Se ti va, offrici un caffè!

Related posts

Cimitero Acattolico di Roma.

Testaccio: alla scoperta del Rione XX di Roma

5 mostre a Roma da vedere tra settembre ed ottobre

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice. Leggi