Passeggiata a Cori: piacevole scoperta

Siamo stati a Cori e la nostra passeggiata è stata decisamente una piacevole scoperta.

Siamo a circa 70 km da Roma, in provincia di Latina

Cori compare allo sguardo del visitatore arrampicata su una collina, estensione finale della splendida cornice dei Monti Lepini che le fa da sfondo. 

Ad un quarto d’ora di macchina c’è il meraviglioso Giardino di Ninfa (qui trovate l’articolo della nostra visita).

Dall’alto di Cori si gode un bellissimo panorama su tutta la Pianura Pontina, fino al mare

Il fatto più singolare di questa nostra passeggiata è che avevamo scelto la meta con l’idea di visitare le cantine vinicole di Cori. 

Ma alla fine il borgo ci ha come ingerito. Siamo finiti nelle sue viscere, lo abbiamo girato scendendo e salendo almeno un milione di scale, scoprendo come la vita ha continuato perennemente a fluire nei secoli, ricostruendo su ciò che era già stato costruito. 

Abbiamo visto angoletti suggestivi, piazzette da cartolina, vie medievali che erano il foro romano, antiche mura ristrutturate già nell’antichità ed ancora oggi in piedi a sorreggere terrazzamenti. 

E se camminare è un ottimo modo per conoscere i luoghi, sappiate che a Cori c’è tanto da camminare

Cori – Un po’ di storia

Chiamata anticamente Cora, di miti che ne raccontano la fondazione ce n’è più d’uno. 

C’è chi l’attribuisce ad Enea, chi a Corace (da cui deriverebbe il toponimo). 

Sia Virgilio nell’Eneide sia Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia la attribuiscono a Dàrdano, mitico personaggio da cui discenderebbe la progenie della casa reale di Troia.

Ad ogni modo, le origini della città sono antichissime. 

Alcuni recenti ritrovamenti attestano la presenza di uno stabile nucleo abitato nell’Età del Bronzo, 3.300 anni fa. 

Panorama sulla Pianura Pontina | ©Fabio Magno

Di fatto le origini di Cori sono pre-romane, legate al popolo italico dei Latini.

Una delle prime fonti certe è Catone il Censore che la annovera tra le città della lega dei Prisci Latini che, alla fine del VI secolo a.C., cerca di contrastare l’espansione di una nuova forza nascente: Roma

Fallito questo tentativo, Cori entra nella sfera d’influenza politica romana, godendo comunque di un’ampia autonomia fino alla guerra sociale tra Mario e Silla (90-88 a.C.). Ha organi decisionali propri e può fregiarsi dell’acronimo S.P.Q.C. (Senatus PopolusQue Corensis). 

Schieratasi con Silla prima e poi con Augusto, di Cori sono pochissime le informazioni del periodo imperiale prima e medievale poi.

Dall’antichità all’Unità d’Italia

Con il dissolversi dell’Impero Romano, molte città del Lazio passano sotto il controllo politico dello Stato della Chiesa. Così Cori.

Vive un tentativo di infeudamento da parte di Pietro degli Annibaldi nel 1211, che si conclude nell’arco di poco più di 20 anni. 

Nel 1234 papa Gregorio IX dichiara Cori castellania inalienabile. Ovvero non poteva essere data in feudo.

Questo consente alla città di vivere nella sfera di influenza della Chiesa, ma con una discreta autonomia, tanto che sviluppa un ordinamento comunale. È della metà del XIII il primo statuto cittadino e nello stesso periodo stringe un patto di aiuto reciproco con la vicina Velletri. 

Nel 1357 lo Stato della Chiesa promulga le Costituzioni Egidiane che ripartiscono il territorio pontificio in 5 province. Cori ricade nella provincia Campagna e Marittima.

Questa raccolta di leggi, fra l’altro, argina l’autonomia delle città e Cori perde la sua autonomia comunale. 

All’inizio del Quattrocento vive il dominio di Ladislao di Durazzo, ma nel 1410 acquisisce lo status di feudo del Senato Romano, che impedirà ulteriori futuri tentativi di infeudamento da parte di nobili e aristocratici.

Questo nuovo legame tra Cori e Roma è sancito ufficialmente.

La prima riceve ancora una volta acronimo e colori giallo e rosso. Alla seconda viene donata l’enorme statua di Minerva (I a.C.) che oggi campeggia in piazza del Campidoglio

La situazione politica rimane sostanzialmente inalterata fino al XIX secolo quando, con l’Unità d’Italia, la città è prima annessa alla provincia di Roma e poi, nel 1934, alla neonata provincia di Latina (all’epoca Littoria). 

Cori – Itinerario

Il paese è da sempre distinto fra Cori a monte e Cori a valle (o anche Cori alta e Cori bassa). 

Iniziamo questo itinerario dalla parte più antica della città, quella alta.

È possibile raggiungerla in auto, ci sono diversi punti in cui poter parcheggiare (non solo a pagamento). 

Il protagonista indiscusso in questa parte della città è il Tempio di Ercole che sorge dove un tempo era l’acropoli.

Costruito in posizione dominante, regala una meravigliosa vista su tutta la pianura circostante. 

Piazza Monte Pio | ©Fabio Magno

Tempio di Ercole

Si tratta di un tempio del I secolo a.C. in stile dorico, la cui titolazione ad Ercole è tradizione cittadina. In realtà finora non è stato accertato a quale divinità fosse dedicato. 

Colpisce per il suo stato di conservazione. Mentre tutto il resto dell’edificio non è più visibile, pronao e parete di accesso alla cella sono perfettamente conservati

Tempio di Ercole | ©Fabio Magno

La facciata presenta colonne scanalate alte 7 metri con capitelli dorici su cui corre un architrave decorato a metope e triglifi ed il timpano. 

Sull’architrave della cella, un’iscrizione ricorda i nomi di Marco Maglio e Lucio Lucio Turpilio, i due magistrati che curarono la costruzione del tempio. 

Il campanile che vediamo immediatamente dietro è ciò che resta della chiesa di San Pietro, distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra Mondiale nel 1944. 

Tempio di Ercole e campanile della chiesa di San Pietro | ©Fabio Magno

Il Tempio di Ercole è una delle attrattive di Cori, ma non solo dei giorni nostri.

Pare infatti che già nel Cinquecento Raffaello fosse stato in città per farne dei disegni.

E poi lo aveva descritto con tanto di disegno Giuseppe Finy. Di questo, Winckelmann nelle sue Osservazioni sull’architettura degli antichi (1762) ne commenta la scorrettezza, affermando di avere sotto gli occhi proprio i disegni di Raffaello

Chi ci ha lasciato il cuore a Cori, meta nel Settecento del Grand Tour, è Giovan Battista Piranesi. Si parla sempre delle sue riproduzioni del Tempio di Ercole. In realtà Piranesi pubblica, nel 1764, Antichità di Cora: una raccolta di tavole dove riproduce il ricco patrimonio della città

Attraversando vicoli e la deliziosa piazza di Monte Pio, ci dirigiamo verso Porta Signina, una delle tre porte di Cori, dove troviamo la statua dedicata a San Tommaso di Cori, di fronte alla sua casa natale. 

Anche se alcuni edifici più antichi hanno lasciato posto a costruzioni di epoca recente, non perdetevi il suggestivo passaggio coperto che conduce a piazza della Pace. 

Mura ciclopiche e Monumento ai Caduti

Scendendo verso Cori a valle, lungo via Giacomo Matteotti, è d’obbligo fermarsi in un punto particolarmente suggestivo.

Siamo sotto il Monumento ai Caduti, al termine di uno dei tratti di mura ciclopiche e alla nostra sinistra appare piazza S. Oliva dove si trova uno dei gioielli artistici di Cori: la chiesa omonima con convento annesso

Nell’arco di poche decine di metri si guardano almeno 3 epoche diverse. 

Il Monumento è eretto in memoria dei caduti della Grande Guerra: una mastodontica Vittoria alata, opera di Angelo Ternavasio, completata nel 1931. 

Monumento ai Caduti | ©Fabio Magno

Al di sotto del monumento, le mura ciclopiche. Ne incontreremo altri tratti, anche perché si estendono per circa 2 km a contenere circa 22 ha di territorio. 

Il nome con cui sono giunte fino a noi è dato dal fatto che, date le dimensioni, si credeva fossero opera non dell’uomo, ma dei Ciclopi.

Secondo gli studi, Cori già nel VI secolo a.C. (quindi in epoca pre-romana) presentava una struttura urbana ben sviluppata con mura difensive in opera poligonale e terrazzamenti, oltre a aree sacre con santuari. 

La particolare tecnica costruttiva – in opera poligonale – impiegata, è molto diffusa nei siti dell’Italia centrale a partire dal VII secolo a.C.

Caratterizzata dall’impiego di grandi massi di pietra poco lavorati o affatto, questi sono semplicemente sovrapposti senza l’ausilio di alcuna malta o altro legante. È il peso stesso dei massi ad assicurarne la stabilità. 

Cori – Complesso di Sant’Oliva

Composto dalla chiesa omonima e dal convento agostiniano, il complesso è dedicato alla patrona di Cori, Santa Oliva da Anagni. 

La chiesa è visitabile esclusivamente con la Pro loco di Cori su prenotazione, mentre all’interno del convento si trova il Museo della Città e del Territorio, momentaneamente chiuso per lavori di ristrutturazione. 

Su questa piccola piazza si affaccia un insieme di edifici che racconta la storia di tanti secoli. 

Complesso di Sant’Oliva | ©Fabio Magno

La chiesa romanica infatti è innalzata sui resti di un tempio romano (III-I secolo a.C.), attribuito tradizionalmente a Giano, riutilizzando gran parte dei materiali.

Ma sono ancora visibili tre colonne originali del pronao, di cui una che sembra segnare il passaggio tra esterno ed interno dell’edificio.

L’aspetto esterno è singolare, le facciate sono realizzate una accanto all’altra.

L’elemento che si distingue nettamente è il campanile bicromo, aggiunto nel XIII secolo, dopo la costruzione della chiesa, e che ancora conserva l’originale campana in bronzo fusa dai maestri Pietro e Lorenzo Statti nel 1300

Quando si entra, la chiesa ci accoglie con una piccola selva di colonne; sembra quasi una cripta, con le sue 4 navate scandite da pilastri e colonne con volte a crociera. Queste sono state realizzate assemblando nuovamente elementi del tempio antico

Chiesa di Sant’Oliva | ©Fabio Magno

Sulla volta della prima navata destra sono ancora visibili frammenti della decorazione originale con il bel Cristo Pantocrator tra i 4 Evangelisti, l’intradosso bicromo dell’arco e, sulla parete di destra, le gambe di San Crisogono immerso nel fiume.

Chiostro rinascimentale

Nella seconda metà del Quattrocento, Cori vive il suo personale Rinascimento. 

Infatti in quest’epoca un personaggio locale raggiunge le alte sfere religiose.

Ambrogio Massari, detto il Coriolano (per le sue origini), teologo e generale dell’Ordine Agostiniano, diventa uno degli uomini più influenti della Roma di papa Sisto IV. A lui dobbiamo il rifacimento delle chiese romane di Santa Maria del Popolo e di Sant’Agostino, giusto per intenderci.

Massari inoltre era un protetto del potente cardinale Guillaume d’Estouteville, uomo chiave della curia romana, grande mecenate e per ben tre volte camerlengo del Sacro Collegio. 

Ambrogio Massari raffigurato negli affreschi | ©Fabio Magno

A Cori, Massari aveva già ottenuto da papa Paolo II l’autorizzazione a trasferire il convento agostiniano dalla sede fuori le mura cittadine a qui. 

Il suo successore, papa Sisto IV, il cardinale Guillame d’Estouteville e Massari stesso saranno i committenti del nuovo convento e della Cappella della Crocifissione, 

L’edificio, costruito da maestranze lombarde tra il 1467 ed il 1481, comprende uno splendido chiostro (terminato nel 1480) con lunette affrescate e 27 capitelli figurati scolpiti da Antonio da Como. Nella sala capitolare ci sono due lunette affrescate, databili agli anni ‘90 del XV secolo. In una è raffigurata la Crocifissione tra la Vergine e S. Agostino, nell’altra Santa Monica, San Nicola da Tolentino e Santa Oliva da Anagni.  

Chiostro rinascimentale | ©Fabio Magno

Cappella del Crocifisso

Il vero tesoro di Sant’Oliva lo teniamo per ultimo e si tratta della decorazione della Cappella del Crocifisso

Realizzata contestualmente al convento, abbattendo la quinta navata della chiesa romanica.

Si tratta di un’unica navata con copertura a botta completamente affrescata. Ed è uno spettacolo bellissimo a cui contribuiscono l’abside dietro l’altare e la parete di fondo. 

Volta affrescata della cappella del Crocifisso | ©Fabio Magno

Sulla volta, le lunette ed i pennacchi troviamo raffigurate scene del Vecchio e del Nuovo Testamento (1533) ispirate direttamente alla Cappella Sistina le cui straordinarie pitture erano state svelate al pubblico nel 1512. 

Sulla parete di fondo il Giudizio Universale (terminato intorno al 1540), ma irresponsabilmente maltrattato nel Seicento con la realizzazione della cantoria che ne impedisce la visione e l’apertura di due inutili finestre.

Nella parete dietro l’altare sono raffigurati i Dodici Apostoli sormontati dall’Incoronazione della Vergine nel catino absidale (terminato nel 1507).

Incoronazione della Vergine | ©Fabio Magno

Il tutto incorniciato da grottesche veramente originali

I tre committenti della cappella sono tutti raffigurati in queste scene. Papa Sisto IV che, insieme a Guillaume d’Estouteville (abito talare rosso) compaiono nell’Incoronazione della Vergine e Ambrogio Massari, generale degli Agostiniani che si trova inginocchiato in abito nero tra gli Apostoli

Al centro della parete probabilmente si trovava una Dormitio Virginis

Il tema era da sempre fonte di disputa teologica. Secondo alcuni la Madonna era stata assunta in cielo anima e corpo, secondo altri solo nello spirito. 

Particolare delle grottesche | ©Fabio Magno

Così, ad un certo punto, l’affresco sarebbe stato cancellato per il sopraggiungere di qualcuno che sosteneva la prima tesi.

Uscendo dalla chiesa buttiamo un occhio al palazzo di fronte. È l’edificio in cui ha sede il Comune di Cori, da secoli. E da lì muovevano i Priori dopo l’elezione per venire a giurare nella chiesa di S. Oliva.

Carosello storico di Cori

Ancora oggi, questa scena di vita cittadina viene ripetuta nei giorni del Carosello Storico di Cori, la rievocazione dei festeggiamenti che si tenevano  in onore della Madonna del Soccorso e di Sant’Oliva, istituita nel 1937. 

Cori a valle

Percorrendo via Pelasga, prendiano via Ninfina e giungiamo ad un piccolo ad un crocicchio. Alla nostra sinistra ancora un tratto di mura ciclopiche ed una scalinata che percorriamo fino a metà. 

Verso il Pozzo Dorico | ©Fabio Magno

Pozzo Dorico

Voltando a sinistra si giunge a piazza del Pozzo Dorico. Il grande slargo creato dal terrazzamento (II-I secolo a.C.) grazie alle possenti mura sottostanti regala una bella vista panoramica e una visuale dal basso dei Tempio dei Dioscuri

Pizzitónico (per i Coresi) cela nel suo ventre un mastodontico ambiente in cui veniva raccolta l’acqua. E ne è testimonianza l’unico elemento di “disturbo” di questo grande piazzale: un tombino in pietra dalla forma rotonda.  

Usciamo dalla piazza dal lato opposto da cui siamo entrati e, percorrendo una rampa di scale, raggiungiamo via delle Colonne. 

Piazza del Pozzo Dorico | ©Fabio Magno

Tempio dei Dioscuri 

Una volta qui, date un’occhiata intorno. Ne vedrete diverse. Sono quel che resta dell’antico foro romano di Cori, in cui sorgeva il Tempio dei Dioscuri

I Dioscuri erano i mitici gemelli nati da Leda.

Ma mentre Polluce era stato concepito con Zeus e quindi ne aveva ereditato l’immortalità, Castore era stato concepito con il marito Tindaro, re di Sparta ed era, quindi, un comune mortale.

Protettori di combattenti e naviganti, narra Dionigi d’Alicarnasso che i due nella battaglia del lago Regillo (495 a.C.) apparvero ad Aulio Postumio e ai suoi soldati, guidando le truppe alla vittoria contro i Latini. 

Tempio dei Dioscuri | ©Fabio Magno

Del tempio datato agli inizi del I secolo a.C. restano pochi, ma spettacolari resti.

Le due maestose colonne della facciata (in  origine erano 6), corredate da splendidi capitelli in stile corinzio, sono sormontate da una porzione di architrave in cui è ancora leggibile la dedica del tempio ai Dioscuri e i nomi dei magistrati incaricati della costruzione.

Sulla stessa piazza da cui ammiriamo i resti del tempio, si affaccia la chiesa di San Salvatore, restaurata nel Cinquecento. Vi sono conservate delle opere, sulla carta interessanti, ma non è semplice trovarla aperta. 

Tempio dei Dioscuri e chiesa di San Salvatore | ©Fabio Magno

Alle spalle del tempio, in quello che appare come un giardinetto, altri resti del tempio e del foro romano

Da questo punto proseguiamo imboccando via dei Laurienti percorrendola finché non si ricongiunge con via Ninfina che ci conduce alla porta omonima.

Porta Ninfina

Porta Ninfina è l’unica delle tre porte di Cori sopravvissuta al passare del tempo.

In realtà è stata distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, ma poi è stata ricostruita fedelmente

Poggia su mura dell’antica cinta difensiva, quindi è stata datata tra il VI ed il V secolo a.C.

Fa parte della tipologia delle porte scee che erano progettate in modo da poter attaccare il nemico dal fianco destro, dove non era protetto dallo scudo.

Le tre porte di Cori prendono il nome dalla strade che la collegavano ad altri centri, più o meno vicini. Porta Romana a Roma, Porta Signina a Segni e Porta Ninfina all’antica città di Ninfa. 

Internamente alla porta, sulla sinistra, c’è un posto che ci ha veramente meravigliato.

Via del Portico o Sipportica

Era un’antica via che correva sulle mura e che, tra XII e XVIII, è stata completamente ricoperta da case e torri. 

Oggi appare un camminamento coperto, a tratti in legno a tratti in muratura, con un lato in cui si aprono delle arcate. 

Durante la nostra passeggiata stavano terminando i lavori di riqualificazione che comprendono anche un nuovo sistema di illuminazione che, siamo sicuri, renderà questo posto ancora più suggestivo.

Ponte della Catena

Allunghiamo il percorso qualche metro fuori Porta Ninfina per vedere il Ponte della Catena. 

Un ponte di epoca romana a fornice unico alto 20 metri realizzato in opus quadratum.

È da tempo immemore che è meta di visitatori e turisti, ma oggi si intravede appena tra la folta vegetazione che è cresciuta incontrollata nell’alveo e lungo gli argini del fosso. 

Ponte della Catena | ©Fabio Magno

Percorrendo a ritroso via Ninfina e imboccando via Accrocca giungiamo a Porta Romana per uscire dalle mura di Cori e raggiungere l’ultima, sorprendente tappa della nostra passeggiata

Cori – Oratorio della Santissima Annunziata

Se siete appassionati di arte non vi sarà sfuggita la notizia di questo splendido gioiello che sta entrando di diritto negli itinerari artistici del Lazio.

Se invece non avete idea di cosa stiamo parlando, segnatevela tra i posti da vedere

Siamo all’Oratorio della Santissima Annunziata che sorge lungo via che collegava Cori alla via Pedemontana, la strada che in epoca medievale sostituisce l’Appia ormai impaludata.

Il complesso comprende la chiesa del Santissimo Crocifisso e la Cappella dell’Annunziata ed è visitabile attraverso la Pro loco di Cori, su prenotazione. 

Affresco della Crocifissione | ©Fabio Magno

La nostra visita inizia accedendo dal Santissimo Crocifisso, l’antica chiesa di San Silvestro di cui si ipotizza, in base ad alcuni ritrovamenti, una fondazione altomedievale. 

Le notizie sono scarse, si sapeva per certo fosse custodita da un eremita.

Alla fine del XVI secolo versa in un grave stato di degrado tanto che si procede, nel 1610, ad importanti lavori di ristrutturazione, che prevedono una prima sagrestia utilizzata anche dall’attiguo oratorio.

Questa sarà sostituita da una seconda sagrestia costruita intorno al 1681 e che avrà la funzione di congiungere oratorio e cappella passando attraverso la chiesa.  

Porta che collega cappella e sagrestia | ©Fabio Magno

La chiesa cambia anche titolazione (da San Silvestro a Santissimo Crocifisso): sull’altare maggiore possiamo ammirare ancora oggi l’affresco quattrocentesco della Crocifissione. Mentre la cappella davanti a noi, a pianta quadrata, è stata aggiunta nel 1703 e dedicata a San Silvestro.

L’ultimo atto è la costruzione del campanile nel 1726 che, l’anno successivo, viene dotato di 2 campane in bronzo. 

Cappella dell’Annunziata

La cappella viene costruita tra 1411 e 1420 per volontà del cardinale spagnolo Pedro Fernandez de Frias. 

L’esterno emana un’aria di intima spiritualità.

Una facciata semplice interotta da un piccolo oculo, una mensola sottostante con un rametto di ulivo (probabile riferimento alla patrona della città) ed un portone con lunetta affrescata ed iscrizione che ricorda il committente.

Qui possiamo vedere anche il più antico stemma del comune di Cori che raffigura un leone rampante. 

Anche l’interno è semplice, con una pianta rettangolare voltata a botte.

Ma è un tripudio di affreschi.

Alcuni hanno soprannominato la Cappella dell’Annunziata la Cappella Scrovegni del basso Lazio.

Nonostante una sostanziale differenza qualitativa degli affreschi, è sicuramente vero che questo scrigno completamente affrescato è una delle più importanti testimonianze del tardo-gotico del Lazio. 

Ovunque si giri lo sguardo, si vedono affreschi. È davvero uno spettacolo eccezionale che emoziona. Colpisce soprattutto lo straordinario stato di conservazione.  

La decorazione della cappella segue almeno due fasi di realizzazione. La prima, sotto il committente de Frias che termina alla sua morte, nel 1420. Poi segue una fase sotto la committenza del Comune di Cori e dei cardinali Alfonso Carrillo de Albornoz e Juan Cervantes de Lora (1420-1450 ca). 

Il ciclo 

Il ciclo è stato realizzato almeno in due fasi distinte e da tre diverse mani. La differenza stilistica fra le Storie della Genesi sulla volta, ad esempio, e le figure degli Apostoli e Santi lungo le pareti è netta. Storie della volta e Annunciazione sono opera di un non ben identificato maestro laziale, a ben altra mano spetterebbero le figure lungo le pareti laterali. 

Sono invece noti gli autori del Giudizio Universale e delle Storie dell’Esodo: Pietro Coleberti da Priverno con un collaboratore. 

Giudizio Universale | ©Fabio Magno

Sulla volta sono raffigurate la Genesi e Storie del Vecchio Testamento con la vicenda di Caino ed Abele, Ritorno di Esaù, Sogno di Giacobbe e Vita di San Giuseppe.

Abbiamo le Storie dell’Esodo sulla parete nord, mentre su quella sud la Passione.

Sulla parete d’altare l’Annunciazione con Nascita di Cristo e Visita dei Magi. Il ciclo si conclude con il Giudizio Universale in controfacciata.

Il ciclo di affreschi della Cappella dell’Annunziata è testimonianza di un momento di passaggio della storia dell’arte.

Nonostante alcune incertezze nella resa dello spazio, appare infatti acquisita a lezione gotica della pittura senese e di cicli giotteschi, uno su tutti la cappella padovana degli Scrovegni. Ma è già visibile il tentativo di segnare il passo verso la nuova pittura rivoluzionaria che si stava facendo largo e che aveva come fulcro Firenze

Termina qui, con lo sguardo meravigliato che vaga da un lato all’altro della Cappella dell’Annunziata, la nostra passeggiata a Cori che ci ha regalato sorprese inattese. 

Vorremmo ringraziare Silvia della Pro loco che ci ha condotto con passione, preparazione ed una gentilezza accogliente nella scoperta degli affreschi dei due siti.


Cori – I sapori nei dintorni

Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, la nostra idea era di visitare le cantine vinicole di Cori.

Narra la leggenda che si debba a Cincinnato l’introduzione della vite in questo territorio. Stanco di lotte ed intrighi di potere di Roma, il patrizio si sarebbe ritirato qui, dedicando i suoi giorni alla coltivazione dell’uva.

Affacciandosi dalle terrazze panoramiche della città si vedono distese di filari a perdita d’occhio.

Ci sono diverse aziende vinicole: le più conosciute sono Cincinnato e Marco Carpineti che organizzano visite guidate alle loro cantine e wine tasting.

Avendo passato tutta la giornata a visitare il borgo, noi abbiamo optato per un’altra soluzione. Siamo passati presso un’altra cantina Pietra Pinta e abbiamo portato a casa 6 diversi vini da assaggiare. Finora molto apprezzati il viognier e il nero buono.

Cori è anche rinomata per la produzione di olio. Tant’è che di qui passa la Strada del Vino dell’Olio e dei Sapori della provincia di Latina.

Per pranzo abbiamo provato uno dei ristoranti di Cori a monte, la trattoria da Checco (ci hanno consigliato anche Jo Botto che si trova poco distante). Nell’antipasto abbiamo avuto modo di assaggiare alcuni salumi locali.

Se potete, non perdetevi l’eccezionale prosciutto cotto al vino di Cori, una specialità che troverete solo qui.

Per Fabio un primo: i cellitti alla gricia, una pasta fresca acqua e farina che ricorda i pici. Per me una tagliata di manzo locale al guanciale che decisamente mi ha rincuorato dopo tanto camminare. Contorno local con broccoletti ripassati buonissimi e Nero Buono di Cincinnato, ovviamente. Contenti


Cori – Info utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua passeggiata a Cori. Desideri saperne di più? Commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso.

  • Ci sono diversi parcheggi a Cori. Per visitare la parte a monte consigliamo il parcheggio nel piazzale in cui si trova il Tempio di Ercole. A valle, molto comodo il parcheggio di Porta Romana.
  • La maggior parte delle bellezze di Cori è visitabile liberamente. Il Tempio di Ercole è incluso in uno spazio recintato non accessibile.
  • Per visitare l’Oratorio della SS. Annunziata e sua cappella e la chiesa di Sant’Oliva è necessario contattare preventivamente la ProLoco di Cori e fissare una visita guidata gratuita. Dal lunedì alla domenica. Orario. Dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 17:30. Prenotazioni al 0696617213 e 3489053474 (anche via WhatsApp)

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