Ostia Antica: passeggiata nel parco archeologico

Sono stata ad Ostia Antica, questa volta senza Fabio. Quindi senza l’archeologo che sarebbe stata la guida perfetta per questa passeggiata. Così, girare fra gli scavi facendomi trasportare dal momento, è stato emozionante.

Prima del Covid-19 era il quarto sito archeologico più visitato d’Italia, la ventesima istituzione museale per presenze ed il parco archeologico più esteso nel mondo.

Una premessa…

Sono cresciuta a due passi da qua. Per noi studenti gli scavi di Ostia Antica erano la visita didattica che ti proponevano ad ogni ciclo scolastico. L’occhio è abituato a passare in auto sotto l’austero castello ed intorno ai resti della Sinagoga lungo la strada per l’aeroporto di Fiumicino.

Sede degli Augustali | ©Francesca Boccini

Senza parlare degli spettacoli al teatro di Ostia Antica visti in estate. Quelli dove ti devi ricordare di portare un cuscino, sennò dopo un po’ quelle gradinate antiche le detesti.

Eppure la passeggiata ad Ostia Antica mi è piaciuta tantissimo e sorpreso anche senza le indicazioni di Fabio.

La cosa straordinaria di Ostia Antica è che è come fare un tuffo nella Roma antica, un’immersione nella quotidianità di un passato remoto che in città non è più possibile vedere.

Ostia, ieri come oggi, è la porta di Roma sul Mediterraneo.

Ieri come oggi è un’entità a sé stante, una città della città. E non è possibile parlare di Ostia Antica senza parlare di altre due aree qui vicino la cui storia è strettamente legata. Il sito archeologico dei porti di Claudio e Traiano e la necropoli di Porto, entrambi a Fiumicino.

Ma a questi dedicheremo un articolo a parte, perché una passeggiata al parco archeologico di Ostia Antica vi può prendere anche tutta la giornata!

L’area intera infatti occupa una superficie di 150 ettari (per fare un paragone: Pompei ne occupa 50 ed Ercolano 4 e mezzo!).   

Ostia Antica – Un po’ di storia

Ostia prende il nome dal termine latino ostium=foce. La città nasce infatti sulla foce del Tevere, lambita dal fiume su un lato e dal mare su un altro.

Secondo la tradizione sarebbe la prima colonia romana, fondata dal re Anco Marzio nel 620 a.C.

Gli studi invece hanno attestato il suo sviluppo dalla seconda metà del IV secolo a.C.

Foro | ©Francesca Boccini

Dopo la distruzione di Veio, la splendida ed importante città etrusca a nord, una legione si sarebbe stabilita in quest’area a guardia delle saline che vi erano, trasformandosi presto in un castrum fortificato quando si inizia a sviluppare l’attività marittima.

Anche perché gli approvvigionamenti che raggiungono Roma passano attraverso il Tevere, come abbiamo visto nella nostra passeggiata al Velabro, dove si trovava il primo porto fluviale della città.

Dal II a.C. l’Urbe controlla il Mediterraneo con le sue navi ed Ostia Antica diventa lo scalo portuale principale, surclassando quello di Pozzuoli. È il momento del grande sviluppo della città cui viene concesso di essere amministrata da magistrati propri.

Alla fine dell’età repubblicana Ostia Antica è un prospero e vivace centro commerciale dove convivono etnie culture e religioni provenienti da tutti i territori della grande espansione romana.

Lo scalo fluviale inizia ben presto a dimostrarsi insufficiente per l’intensa attività commerciale. Inoltre sin da subito subisce il continuo fenomeno dell’ insabbiamento.

L’imperatore Claudio nel 42 d.C. ordina la costruzione di un bacino portuale poco più a nord, collegato al Tevere da almeno due canali artificiali. Ma anche il porto subisce un progressivo insabbiamento tanto da determinare la realizzazione di un nuovo bacino portuale sotto Traiano tra il 100 ed il 112 d.C.

La crescita di Ostia Antica continua fino al II d.C. quando la città raggiunge, secondo gli studiosi, i 50.000 abitanti.

Ma nel frattempo qualcosa cambia. Le attività commerciali infatti si spostano a Portus, il neonato centro urbano più vicino al porto di Traiano, mentre Ostia Antica si trasforma in centro residenziale.

Horrea (Magazzini) Epagathiana | ©Francesca Boccini

Ostia antica – Declino

Nel III secolo inizia il declino della città con un progressivo calo della popolazione e la scomparsa delle magistrature locali.

Vive una momentanea ripresa all’inizio del IV secolo quando Massenzio vi trasferisce la Zecca, ma durerà poco visto che Costantino la trasferirà a sua volta altrove.

Fonti letterarie del VI secolo parlano di una Ostia abbandonata e tagliata ormai fuori dalla città.

Ambiente affrescato di una domus | ©Francesca Boccini

Nel frattempo su tutta la costa imperversavano le incursioni dei Saraceni.

Per questo motivo papa Gregorio IV, ben sapendo le condizioni in cui versava Ostia Antica, decide la costruzione di un borgo fortificato ex-novo dove trasferire i pochi abitanti rimasti.

Nasce a pochissima distanza Gregoriopolis, ma – probabilmente – il nome di Ostia era così radicato sul territorio e nella memoria collettiva che questa denominazione non prende mai piede. E sorge il nuovo abitato di Ostia Antica.

Borgo di Ostia Antica | ©Francesca Boccini

È il 1483 quando il cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II – decide la costruzione del nuovo castello per proteggere l’accesso a Roma dal Tevere.

Ma l’alluvione del 1557 è così catastrofica da modificare nettamente il territorio, deviando il corso del fiume, allontanando ulteriormente la linea di costa e determinando la decadenza del Castello. La formazione di paludi malariche non fa che peggiorare la situazione.

Castello di Giulio II | ©Francesca Boccini

Ostia antica – La riscoperta

Ostia Antica non è mai stata dimenticata nel corso dei secoli. Anzi, tutti sapevano dov’era e tutti vi andavano a prendere materiali da riutilizzare. Soprattutto i marmi che hanno rivestito edifici pubblici e spazi privati.

Dobbiamo a due papi i primi scavi archeologici svolti nel sito. A Pio VII che incarica Giuseppe Petrini (1801-1805) e a Pio IX che li prosegue con Pietro Ercole e Carlo Ludovico Visconti nel 1855.

Nel 1870 il sito di Ostia Antica diventa proprietà dello Stato Italiano e gli scavi proseguono con Pietro Rosa e Rodolfo Lanciani. Veri e propri scavi sistematici si hanno con Dante Vaglieri e poi Guido Calza.

Il regime, tra il 1938 ed il 1942, ordina degli scavi intensivi così da poter presentare il sito archeologico all’Esposizione Universale del ’42, per la quale stava realizzando, a pochi km da qui, il futuribile quartiere dell’EUR (qui trovi la nostra passeggiata).

Ostia Antica ed il suo parco archeologico sono oggi un’entità viva che, grazie ad una continua attività di ricerca (che magari ha rallentato ma non si è mai fermata) ci restituiscono una vera e propria città e permesso di ricostruire tanti aspetti della vita antica di un popolo.

Un affresco nelle Terme dei Sette Sapienti | ©Francesca Boccini

Ostia Antica – Il percorso

Lungo la mia passeggiata ho incontrato un signore con cui ho scambiato quattro chiacchiere con molto piacere perché mi ha raccontato un luogo che il tempo ha un po’ cancellato.

Lui è “del posto”, ci ha tenuto a specificare, e quando era piccolo veniva qui a giocare. “Cinquant’anni fa era tutto dipinto e si poteva entrare ovunque” e ricordava quando lo mandavano a raccogliere le lumache “perché qui era pieno”.

Secondo lui il modo migliore per visitare Ostia Antica è perdersi.

Ambienti affrescati nelle Terme dei Sette Sapienti | ©Francesca Boccini

Un po’ quello che è accaduto a me. Mi sono fatta dare una cartina all’ingresso, ma poco dopo il teatro l’ho abbandonata a favore di un giro – diciamo – a sentimento.

Un po’ cercavo i pannelli informativi, un po’ guardandomi intorno cercavo di raggiungere un punto che catturava la mia attenzione.

Mi sono persa dentro le case dove i muri spesso sono integri, intorno alle mura cercando un punto per rientrare e arrendermi per tornare sui miei passi. Sono salita su affacci rialzati per ammirare i mosaici, le planimetrie e vedere come erano strutturate le abitazioni.

Il parco archeologico di Ostia Antica è come un libro illustrato che ricostruisce la vita della Roma Antica.

E noi visitatori possiamo entrare nelle pagine di questo libro, possiamo vedere da vicino i banconi per le preparazioni nelle botteghe alimentari, le macine, cogliere la differenza tra le grandi insulae e le domus.

E poi i magazzini, il teatro sempre così centrale nella vita degli antichi Romani e che ancora oggi assolve alla sua funzione. È veramente straordinario!

Se però preferite avere dei punti di riferimento, e non fare come me che – girando girando – mi sono persa il Thermopolium, ecco qui un itinerario che tocca alcuni dei punti più importanti e suggestivi di Ostia Antica.

Le strade

Il tessuto urbano antico di Ostia Antica è rimasto pressoché intatto e noi visitatori utilizziamo le stesse strade che usavano secoli fa i Romani. La via Ostiense, ieri come oggi, collega Roma ad Ostia.

Entriamo nel parco archeologico percorrendo il tratto extra-urbano di questa strada per giungere ad una delle tre porte che si aprivano nella cinta muraria, Porta Romana.

La strada principale che attraversa Ostia Antica è il Decumano Massimo che interseca, nell’area del Foro, l’altra via principale il Cardine Massimo. Questo taglia la città dalla sponda del Tevere a Porta Laurentina. Mentre il Decumano termina a Porta Marina, là dove Ostia Antica si affacciava sul mare.

Un sarcofago nella necropoli ostiense | ©Francesca Boccini

Al di fuori del perimetro cittadino venivano sepolti i defunti. Era una questione igienico-sanitaria, ma anche di credenze che volevano il mondo dei morti ben separato da quello dei vivi.

Fuori Porta Romana si trova la necropoli ostiense, da cui sono emerse, tra le altre, diverse sepolture di magistrati ed importanti personaggi di Ostia. All’esterno di Porta Laurentina trovavano sepoltura, in particolare, i liberti, schiavi affrancati di illustri famiglie ostiensi e dell’imperatore Claudio.

Una sepoltura a colombario | ©Francesca Boccini

Mentre nel I a.C. la fascia costiera era utilizzata per la sepoltura di personaggi illustri come dimostrano i resti del mausoleo di Cartilio Poplicola.

Altro elemento fondamentale, in cui i Romani si erano specializzati, è il sistema idrico.

Fino al I secolo d.C. la città era alimentata da un sistema di raccolta delle acque piovane e dai pozzi nella falda sotterranea.

A Tiberio o a Caligola risale la costruzione di un acquedotto attraverso il quale l’acqua confluiva ad Ostia per venire stoccata nella zona a sud di Porta Romana e da qui, attraverso un sistema di serbatoi e tubi di piombo (fistulae), raggiungeva tutti gli edifici – sia quelli pubblici che privati.

Pozzo lungo il Decumano Massimo | ©Francesca Boccini

Tomba degli Archetti

Entrando nel parco archeologico è una delle prime cose che attira l’attenzione.

Siamo nella necropoli ostiense che si sviluppa insieme alla città a partire dal II secolo a.C. Le sepolture si trovano lungo il lato sinistro e si sovrappongono nel tempo varie tipologie a testimoniare i cambiamenti delle usanze.

Inizialmente si privilegiavano i recinti in cui avveniva la cremazione, in un secondo tempo si diffonde la tumulazione delle urne in colombari e, tra il II ed il III d.C. si afferma l’uso dell’inumazione in sarcofagi di marmo o terracotta (ma anche a terra).

È il periodo in cui si diffondono nuove credenze religiose.

Tomba degli Archetti | ©Francesca Boccini

La transizione tra la prima e la seconda fase la possiamo vedere nella Tomba degli Archetti.

Il sepolcro nasce, come recinto funerario e poi viene trasformato in colombario. Resta la bellissima parete nord con questi 4 archi sormontati da lunette decorate con intarsi policromi che sembrano richiamare il sole.

Particolare | ©Francesca Boccini

Porta Romana e le mura repubblicane

La porta era il punto principale d’accesso alla città di Ostia, lungo la via Ostiense che la collegava a Roma.

Le mura risalgono alla metà del I a.C. e cingevano su tre lati il primo abitato che si sviluppava su un’area di circa 69 ettari.

Resti di Porta Romana | ©Francesca Boccini

La porta, come le mura, erano in blocchi di tufo, ma la prima era rivestita da una decorazione in marmo.

 Un’iscrizione, che ne ricordava la costruzione, sormontava l’accesso. Ai lati, due statue di Minerva-Vittoria Alata. Ne vediamo i resti in loco e la copia della Minerva, il cui originale è conservato nel Museo Ostiense.

Terme dei Cisiarii

Subito a destra si trovano le Terme dei Cisiarii (ovvero i carrettieri) risalenti al II d.C.

Facendo due passi in più e allungando verso la strada carrabile sopraelevata, possiamo godere dall’alto il bel mosaico dicromo – ossia a due colori – con, all’interno di due cerchie murarie, scene marine e scene di vita dei carrettieri.  

Mosaico alle Terme dei Cisarii | ©Francesca Boccini

Lungo il Decumano troviamo poi un elemento che appena si intravede, ma dal grande valore storico.

Testimonianza del mutare degli usi, man mano che Ostia Antica si sviluppava e cresceva.

Si tratta dei Cippi di Caio Caninio, pretore di epoca repubblicana.

Segnavano i limiti dell’area pubblica tra il Decumano ed il Tevere. Un’area dove era vietato costruire edifici privati perché destinata allo scarico, trasporto e stoccaggio delle merci.

Uno dei Cippi di Caninio | ©Francesca Boccini

I Cippi di Caninio sono datati al 140 a.C. circa e la loro posizione sotto il livello stradale, resta a testimonianza del mutare, non solo dell’aspetto del territorio, ma di usi e leggi della città antica. In epoca imperiale infatti decade il divieto di costruzione sull’area, il livello della strada si innalza e i Cippi perdono la loro funzione.

Terme di Nettuno

L’origine della grande struttura termale risale al I d.C. ma è ricostruita sotto l’imperatore Adriano e terminata nel 139 quando regnava Antonino Pio.

Forse sarete più fortunati di me e troverete scoperti i meravigliosi mosaici a tema marino delle Terme di Nettuno, prodotti dalle botteghe locali in epoca adrianea (117-138 d.C.).

Mosaici coperti alle Terme di Nettuno | ©Francesca Boccini

Nel periodo invernale, infatti, i mosaici più delicati del parco archeologico vengono ricoperti per conservarli. Li hanno scoperti 16 aprile.

È possibile salire su una terrazza panoramica per poterli ammirare dall’alto. Anche coperti, è impressionante vedere la superficie che occupano. Da qui vediamo anche un grande spazio rettangolare circondato da colonne che altro non era che la palestra all’aperto.

Palestra delle Terme di Nettuno | ©Francesca Boccini

Ostia antica – Il Teatro

Cavea del Teatro | ©Francesca Boccini

È uno dei pezzi forti di Ostia Antica grazie al suo ottimale stato di conservazione, tanto che durante il periodo estivo ancora ospita rappresentazioni e concerti. In realtà il suo aspetto è dovuto ad un pesante intervento di restauro attuato tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento.

Inoltre è uno dei più antichi teatri romani in muratura. La sua costruzione risale alla fine del I secolo a.C.

Alla fine del II d.C. i lavori di ampliamento ne portano la capienza a 4000 spettatori. L’iscrizione dedicatoria, ricostruita con i frammenti originali, a Settimio Severo e Caracalla, risale a quest’epoca.

Il teatro si affaccia sul Decumano Massimo con un portico che ospitava botteghe.

L’ingresso principale, ancora oggi, conduce lo spettatore all’orchestra attraverso un lungo corridoio la cui volta a botte era completamente decorata di stucchi (con un piccolo sforzo se ne può intravedere ancora qualche esempio).

Il Teatro sul Decumano Massimo | ©Francesca Boccini

Dovete immaginare, sul palco, il proscenio decorato da una serie di nicchie inquadrate da colonnine che sorreggevano delle mensole decorate con maschere teatrale. A ricordo di tutto ciò, restano oggi le 3 maschere sulla sinistra del palco.

Piazzale delle Corporazioni

Questo spazio imponente si trova alle spalle del Teatro e risale all’epoca di Augusto (I d.C.).

Probabilmente si tratta di uno spazio di rappresentanza per le tante corporazioni (armatori, commercianti ed imprenditori locali e stranieri), protagoniste dell’intensa attività commerciale di Ostia Antica.

Gli splendidi mosaici – ahimè anch’essi coperti durante la mia visita – raffigurano motivi collegati alle attività commerciali.

Mosaici coperti nel Piazzale delle Corporazioni | ©Francesca Boccini

Al centro dell’ampia area, si trova quel che resta di un tempio della fine del I secolo d.C. eretto in onore di una divinità oggi identificata con Cerere

Molino del Silvano

A differenza del Thermopolium, questo non me lo sono perso. Lasciata la zona del Teatro si prosegue sul Decumano Massimo per cinque minuti e poi si svolta a destra per raggiungere questa eccezionale testimonianza di attività commerciale.

Molino del Silvano e le macine | ©Francesca Boccini

Si trattava di un vero e proprio panificio e ancora oggi possiamo vedere gli ambienti dove si macinava il grano, si realizzavano gli impasti e dove si cuoceva il pane con le macine, le vasche ed il forno.

Il fronte sulla strada presentava 6 ambienti per la vendita, le cosidette tabernae. Dall’altra parte della via i Grandi Horrea, i magazzini del grano.

La costruzione del panificio risale al 120 d.C. e viene chiamato del Silvano da quando è stato scoperto un passaggio alle spalle del molino trasformato, nel III d.C., in luogo di culto dedicato al Silvano, una divinità popolare dei boschi.

Alla fine dello stesso secolo, un incendio distrugge l’attività

Riprendendo la strada verso il Decumano Massimo, lo attraversiamo per raggiungere la Domus della Fortuna Annonaria.

Passiamo davanti all’Insula dell’Invidioso, i cui mosaici sono coperti dai soliti teli. Peccato, anche se più di tutto mi resta la curiosità riguardo al nome. La seconda traversa a sinistra è la nostra mèta.

Domus della Fortuna Annonaria

È un esempio molto bello di casa aristocratica, costruita nel IV secolo su una preesistente abitazione del II d.C. di cui era stato conservato il porticato centrale. Lo testimoniano i resti delle colonne. Al centro della parete di fondo si trova la statua (un calco) che dà il nome alla domus.

È stata identificata con la Fortuna Annonaria ovvero la dea protettrice degli approvvigionamenti alimentari.

Per alcuni potrebbe essere la personificazione di Ostia.

Sul lato destro, la sala più importante con il ninfeo dove, probabilmente, si trovava il triclinio dove i Romani erano soliti consumare i pasti.

A sinistra un ambiente con un eccezionale mosaico con scene mitologiche.

Tornando sulla strada principale, vale la pena – invece che tornare verso il Decumano – proseguire per qualche passo per dare uno sguardo alle Terme del Filosofo ed alla Domus del Protiro.

Vista da una delle terrazze panoramiche | ©Francesca Boccini

Il primo è quel che resta di un collegio neoplatonico del III d.C. che conserva anche un piccolo ambiente termale.

La seconda era una casa aristocratica che prende il nome dal ricco ingresso monumentale ancora in piedi (il protiro).

La domus si sviluppava intorno ad una corte arricchita da un ninfeo – ricordato oggi da un’unica colonna superstite. I pavimenti dovevano essere splendidi. Alcuni a mosaico dicromo, altri a tarsie marmoree.

Il Cardo Massimo nasceva da Porta Laurentina, una delle porte della città. Al di fuori, come detto, si estendeva la necropoli lungo la via che collegava Ostia all’antica Laurentum.

Porta Laurentina | ©Francesca Boccini

Campo della Magna Mater

In quest’area si concentrano i culti orientali che nel tempo si iniziano a diffondere ad Ostia Antica come a Roma.

Nel giro di pochi metri abbiamo da una parte il Campo della Magna Mater, il Tempio della Bellona e il Sacello di Attis.

In fondo al grande spazio verde, dalla forma triangolare, era il Tempio della Magna Mater o Cibele (II d.C.), la dea protettrice della fertilità. Al vertice opposto, il Tempio della Bellona, la dea italica della guerra ed il Sacello di Attis, il pastore amante di Cibele.  

Nel grande spazio all’aperto di svolgevano i riti iniziatici dei taurobolia che prevedevano l’uccisione di un toro e l’aspersione degli adepti con il suo sangue.

Percorrendo il Cardine Massimo verso il Decumano giungiamo nel cuore pubblico di Ostia Antica: l’area del Foro con le sue terme e del Capitolium. 

Il Foro, le Terme e Capitolium

Già quel che resta delle Terme del Foro ci fa comprendere la sontuosità di questa struttura.

Erano le terme più importanti di Ostia e terminavano con un grandissimo spazio a forma di trapezio tutto circondato da portici, la palestra.

Terme del Foro | ©Francesca Boccini

Le Terme risalgono al 160 d.C. e si possono ancora vedere gli ambienti sotterranei di servizio, il grande frigidarium coperto un tempo da alte volte a crociera e le maestose colonne. 

Lungo il Cardine Massimo, per raggiungere il Foro, non perdete il Ninfeo degli Eroti (IV d.C.) per capire come gli ambienti interni potevano essere completamente rivestiti da marmi. Il tutto era arricchito da giochi d’acqua che fuoriuscivano dalla fontana quadrata al centro del ninfeo.

Ninfeo degli Eroti | ©Francesca Boccini

Il Foro era il cuore della vita religiosa e civile della città. In epoca imperiale intorno a quest’area si concentrano gli edifici principali pubblici e di culto.

È delimitato dal Capitolium (il tempio dedicato alle principali divinità romane Giove Giunone e Minerva), sul lato nord, e dal Tempio di Roma e Augusto, sul lato sud. Sul fronte orientale del Foro troviamo le Terme e su quello occidentale la Basilica, in cui si amministrava la giustizia.

Capitolium | ©Francesca Boccini

È interessante vedere come il Tempio di Roma e Augusto sia stato costruito: di fronte al Capitolium, come a creare un asse fortemente simbolico tra i due culti. Quelli tradizionali della città e quello dell’imperatore.

Del Tempio di Roma e Augusto oggi possiamo vedere una parte della decorazione architettonica e del frontone che sono stati rimontati su un muro moderno. Oltre alla statua della Vittoria in volo che, probabilmente, coronava il frontone.

Timpano ricostruito del Tempio di Roma e Augusto | ©Francesca Boccini

Intorno al 120 d.C. diversi lavori e rifacimenti monumentalizzano la “piazza”.

Il Capitolium viene completamente rifatto. I lati lunghi sono arricchiti da portici ed il centro del Foro da statue di magistrati e personaggi pubblici.

Il macellum e la Taberna dei Pescivendoli

Il Decumano Massimo incrocia a quest’altezza la via della Foce, una delle strade principali di Ostia Antica.

Siamo nel quartiere dei mercati, uno dei punti più animati della città, dove si svolgeva la vendita delle più disparate merci che giungevano da ogni parte dell’impero. 

Taberna dei Pescivendoli | ©Francesca Boccini

La Taberna dei Pescivendoli è una delle due botteghe (III secolo) che si affacciavano sulla strada e che facevano parte di una struttura più grande, finora identificata con il mercato della carne

Oltre al banco di vendita ed una vasca di servizio, è ben visibile un mosaico dicromo che raffigura un delfino e la scritta “invidioso, ti calpesto” (imbide/calco te) perché, pare, che questi mammiferi marini disturbassero non poco i pescatori.

Particolare del mosaico | ©Francesca Boccini

Dalla Taberna, imbocchiamo la via della Foce per andare alla scoperta di una parte che mi ha lasciato davvero a bocca aperta.

Ostia antica – Domus di Amore e Psiche

Il primo punto che raggiungiamo è la Domus di Amore e Psiche.

Questa parte di Ostia Antica ha un carattere per lo più residenziale e si sviluppa, dagli inizi del II secolo (in epoca adrianea e traianea soprattutto), quando Ostia Antica vive una forte fase di espansione a seguito della costruzione dei porti, di Claudio prima e Traiano poi.

La domus è una residenza signorile a due piani del IV secolo, costruita su un preesistente edificio commerciale. Al centro un corridoio che si affaccia – su un lato –  su un giardino con un scenografico ninfeo. Il corridoio conduce alla sala principale rivestita completamente da tarsie marmoree policrome.

Lo stesso splendore di rivestimenti si ritrova anche nella sala più piccola dove è protagonista il gruppo di Amore e Psiche (una copia, l’originale è al Museo Ostiense). 

Statua di Amore e Psiche | ©Francesca Boccini

Prima di incamminarci verso il Caseggiato del Serapide su via della Foce, vi faccio fare una veloce deviazione sull’altro lato della strada per dare un’occhiata alle Terme del Mitra. Un complesso privato del II d.C.

La cosa più singolare è come uno degli ambienti di servizio sotterranei sia stato riutilizzato come luogo di culto.

Qui infatti è stato ritrovato un mitreo con tanto di statua del dio mentre uccide il toro (l’originale oggi è conservata al Museo Ostiense) inquadrata tra due colonnine su cui poggiavano tronchi di piramide, simbolo della pietra da cui era nato il dio.

Mitreo delle Terme di Mitra | ©Francesca Boccini

Caseggiato del Serapide, Terme dei Sette Sapienti e Caseggiato degli Auguri

Questa serie di edifici, che possiamo considerare come un unico complesso, è veramente meraviglioso!

Siamo sempre su via della Foce e ci troviamo di fronte un edificio imponente a due piani con alti pilastri, archi, volte a crociera risalente all’epoca adrianea (117-138). Un tempo, probabilmente, tutto rivestito a stucchi ed affreschi.

Il caseggiato prende il nome dalla piccola statua in stucco del dio Serapide, che ancora oggi vediamo nell’edicola della corte (inizio del III d.C.) completamente affrescata.

L’edicola testimonia, ancora una volta, la grandissima varietà di culti presenti ad Ostia, come solo una grande comunità variegata, multietnica e multiculturale può esprimere.

Dal caseggiato, attraverso il bellissimo portale rivestito a stucco, si accede alle Terme dei Sette Sapienti.

Ingresso alle Terme dei Sette Sapienti | ©Francesca Boccini

L’edificio termale fungeva da punto di raccordo tra i due caseggiati, creando così uno dei complessi più grandi di Ostia Antica.

Ci lascia a bocca aperta il frigidarium, un ambiente rotondo che doveva essere coperto da una cupola. E soprattutto il vivacissimo mosaico dicromo animato da motivi vegetali e scene di caccia. Questa era la sala per il bagno freddo.

Anche le Terme risalgono al periodo adrianeo e prendono il nome dall’affresco dei Sette Sapienti rinvenuto in uno degli ambienti. Ma tutti gli ambienti dovevano essere rivestiti da affreschi, come possiamo vedere in un secondo frigidarium più piccolo dove si trova Venere che nasce dalle acque.

Venere che nasce dalle acque | ©Francesca Boccini

Dalle Terme passiamo nel Caseggiato degli Aurighi, costruito qualche anno dopo gli altri due, intorno al 140 d.C.

Prende il nome dall’affresco di due aurighi che conducono le bighe portando la palma della vittoria. Lo possiamo ammirare sotto i pannelli di plexiglass che cercano di conservarli in loco.

Affresco degli Aurighi | ©Francesca Boccini

L’edificio si sviluppava su più piani, probabilmente più di due. Era suddiviso in appartamenti che si affacciavano sul cortile interno e in molti ambienti si notano ancora tracce degli affreschi che ricoprivano le pareti.

È un’architettura bellissima!

La corte del Caseggiato degli Aurighi | ©Francesca Boccini

Cercando di ritornare sul Decumano Massimo, per raggiungere almeno la Porta Marina, attraverso prati fioriti di margheritine ed incontro le Case a giardino, testimonianza tangibile del mutare di Ostia Antica in chiave residenziale.

Un grande edificio a quadrilatero abbracciava due blocchi simmetrici al centro. Tutto lo spazio fra i due era destinato a giardino comune. Un condominio di lusso, ma realizzato nel 130 d.C. circa.  

Case a giardino | ©Francesca Boccini

La mia passeggiata nel parco archeologico di Ostia Antica a questo punto si disfa. Inizia ad avvicinarsi l’orario di chiusura e vorrei arrivare almeno alla porta che un tempo affacciava sul mare.

I quartieri marini

Mi lascio alle spalle la Fontana con la lucerna sul Decumano ed entro in nei cosiddetti quartieri marini.

Come detto all’inizio, qui nel I a.C. trovavano sepoltura personaggi illustri e ne restano a testimonianza i resti del sepolcro di Cartilio Poplicola. 

Mausoleo di Poplicola | ©Francesca Boccini

Per proteggere quest’area dalle mareggiate, forse nel I d.C., viene costruita una diga a cui segue un intenso sviluppo della zona animata da residenze ed attività commerciali. I due grandi complessi termali che nascono, ne sono testimonianza.

Senza contare che già nella prima metà del I secolo era attiva la Sinagoga che, oggi, è considerata la più grande del Mediterraneo di cui è rimasta memoria.

L’ultimo punto della mia passeggiata raggiunge le Terme di Porta Marina (130 d.C.) con i suoi bellissimi mosaici a motivi geometrici, marini e lottatori.

Terme di Porta Marina e

Un’ultima meravigliosa visione prima di incamminarmi verso l’uscita con la coscienza di aver assistito ad una lezione unica oggi.

Quella di aver visto dove si viveva 10 secoli fa, come la vita fosse scandita tra il lavoro nelle botteghe e magazzini, la vita di comunità nel Foro, nel Teatro e nelle Terme con le sue palestre e la vita privata nei più piccoli appartamenti delle insulae o nelle domus signorili.

Come si omaggiassero i defunti e come si celebrassero i diversi culti delle tanti genti che componevano questa vivace comunità cosmopolita.


Ostia antica – Info Utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua passeggiata a Ostia Antica. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui socia! Apri la mappa e ottieni il percorso.

Parco Archeologico di Ostia Antica. Aperto: tutti i giorni tranne il lunedì. Orario: dalle 8:30. La chiusura varia in base alla stagione. 1-31 marzo: ore 17:15. Dal 1 aprile al 30 settembre: ore 19. Dal 1 al 24 ottobre: ore 18:30. E dal 25 ottobre al 28 (29) febbraio: ore 16:30.

Ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese.

Biglietto. Intero € 12, ridotto (giovani dell’Unione Europea 18-25 anni) € 2.

Presso la biglietteria l’acquisto dell’ingresso è esclusivamente con bancomat o carta di credito.

Il Museo Ostiense è momentaneamente chiuso.

Come arrivare. Trasporto pubblico: linea metropolitana Lido da Piramide, fermata Ostia Antica. In auto: parcheggio interno gratuito.

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