Tivoli: una giornata alla scoperta della Superba.

Una giornata a Tivoli, ovvero alla scoperta della Superba, come la definisce Virgilio nella sua Eneide.

Abbiamo deciso di portarvi a due passi da Roma, in uno dei luoghi più sorprendenti che ci sia capitato di riscoprire in questi ultimi tempi.

La straordinaria Tivoli si trova a meno di un’ora di auto dall’Urbe, ma si può raggiungere comodamente anche in treno. Straordinaria perché vi sono condensati archeologia e natura, storia dell’arte e religiosità.

A Tivoli, nell’arco dei secoli, per ben due volte l’uomo ha raggiunto l’apice della bellezza.

Nella magnifica villa Adriana, residenza che l’imperatore romano si fece realizzare nel II secolo. Nella spettacolare villa d’Este voluta dal cardinale Ippolito II nel Cinquecento.

Non a caso entrambe sono annoverate come siti Patrimonio dell’Unesco.  

Siamo andati a visitarle ovviamente perché regalano sguardi emozionati e vibrano le corde più alte della bellezza.

Ma a Tivoli abbiamo trovato anche un borgo delizioso in cui gironzolare con alcune chicche inaspettate.

Quello che però più ci ha colpito è la grande ferita dell’incendio che, prima di Ferragosto, ha devastato la riserva di Monte Catillo. Dal ponte gregoriano la verde cornice che inquadrava il favoloso scorcio della gola, oggi non c’è più.

Incendio della Riserva di Monte Catillo | ©Fabio Magno

E non è semplicemente una mera questione estetica. La riserva naturale di Monte Catillo era costituita da un’area protetta di 1.320 ettari. Trovandosi tra il Mediterraneo e gli Appennini, la sua flora includeva macchia mediterranea, ma anche esemplari “orientali” (provenienti dai Balcani) ed un’eccezionale sughereta.

Piange veramente il cuore!

Tivoli – Un po’ di storia

Tivoli è più antica di Roma!

La sua fondazione, infatti, pare risalga al 1215 a.C. per mano di una delle popolazioni autoctone della penisola: gli Aborigeni (giuro che non ne avevo mai sentito parlare!).

Fin dagli albori della sua storia è stata un punto di confluenza di popoli, ma anche crocevia di commerci.

Anche perché qui era il guado per il percorso della transumanza delle greggi tra l’Agro Romano e l’Abruzzo.

Catillo d’Arcadia insieme ai 3 figli – Tibur, Catillo e Corace – scalza i Siculi, l’ultimo popolo italico a dominare sull’abitato. Una volta al potere, rinomina la città col nome del figlio maggiore.

Nel IV secolo a.C. la città si unisce alla Lega Latina per arginare l’espansione di Roma. Dopo la sua sconfitta, si sottomette ed entra a far parte del territorio romano. Nella fase dell’Impero, Tivoli diventa meta ambita per personaggi di un certo lignaggio e compaiono le ville suburbane di pregio, ben prima della fantastica dimora dell’imperatore Adriano.

Tramonto a villa Adriana | ©Francesca Boccini

La caduta dell’Impero Romano e il dilagare delle invasioni barbariche porta con sé un periodo di involuzione con il ritirarsi della vita entro le mura urbane.

Nella secolare lotta con la vicina Roma, che mal sopportava la posizione strategica della città sull’Aniene, Tivoli si schiera accanto a Federico Barbarossa. Ma la fiammata ghibellina ha vita breve e non la sottrae dalle contese fra le potenti famiglie romane.

Nel XV secolo viene definitivamente assoggettata al potere papale.

La storia di Tivoli è strettamente legata all’Aniene, il fiume che l’attraversa. Ne ha sancito la fortuna, perché navigabile e quindi ulteriore via di comunicazione. Ma ne ha anche condizionato la vita con le sue piene, a volte disastrose.

Curiosità

Fra l’altro, non tutti sanno che Tivoli è stata la prima città in Italia illuminata con energia elettrica con un piccolo impianto costruito nel 1884.

Qualche anno più tardi, grazie alla nuova centrale idroelettrica di Acquoria, la sera del 4 luglio 1892, venne eseguito il primo lancio a distanza.

Per la prima volta nella storia la corrente alternata viene trasportata per quasi 30 km dalla centrale fino alla stazione di Porta Pia per illuminare Roma, o almeno una sua porzione.

Il Percorso

Abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio gratuito Lungo Aniene Impastato e raggiunto il centro attraverso un percorso pedonale che collega questa sponda del fiume alla stazione. Da qui in due minuti si raggiunge l’ingresso di villa Gregoriana.

Tivoli – Villa Gregoriana

Un po’ tutti consigliano di visitarla la mattina, soprattutto nel periodo estivo. Quindi iniziamo il nostro itinerario a Tivoli dalla villa più romantica dei dintorni.

Tempio di Vesta | ©Fabio Magno

Romantica nel senso più letterario del termine. O meglio “Che declina in modo esemplare l’estetica del sublime tanto cara alla cultura romantica” come scrive il FAI che dal 2005 gestisce con cura ed amore questo sito sorprendente.

La villa nasce nel 1832 quando papa Gregorio XVI ordina un imponente opera idraulica per deviare il corso del fiume Aniene che, come abbiamo detto poco sopra, affliggeva con le sue piene la vita dei tiburtini.

Nasce così la seconda cascata artificiale più alta d’Italia, dopo quella delle Marmore, con un salto di 120 metri.

Il percorso nella villa Gregoriana è particolarmente suggestivo.

Ci porta dalla città nel cuore della valle dell’Inferno con un dislivello di circa 80 metri.  Tra il verde della vegetazione che cresce, a volte sfidando le leggi di gravità, compaiono i resti della villa del console romano Manlio Vopisco.

I resti della villa di Manlio Vopisco | ©Francesca Boccini

Si scende fino a raggiungere le due grotte, dette di Nettuno e delle Sirene per poi risalire verso l’antica Acropoli di Tibur dove restano a testimonianza dell’antica area sacra due templi del II secolo a.C.: quello della Sibilla e quello di Vesta.

Oggi guardo il piccolo tempio tondo con occhi diversi.

Lo indago, girandogli intorno, guardando i particolari e pensando che forse la querelle ancora in corso sul tempio di Ercole Vincitore al Velabro (qui trovi la nostra passeggiata nel cuore originario di Roma) non sia poi tanto infondata.

Tivoli – Il centro storico

Quando si esce da villa Gregoriana si è nel cuore del centro storico di Tivoli. Vale davvero la pena farsi un giro alla sua scoperta.

Qui si comprende come la città abbia attraversato i secoli: dall’antichità romana fino all’epoca moderna passando per torri medievali, palazzi gentilizi e giardini rinascimentali.

Ovunque si incontrano segni del glorioso passato romano: colonnine, fregi e decorazioni sono incluse qua e là nelle facciate delle abitazioni.

Ci viene quasi da pensare che quelli che oggi chiamiamo reperti archeologici, per i tiburtini fossero materiali di cui ve n’era a bizzeffe e tanto valeva reimpiegarli a necessità.

Alcuni angoli sono da cartolina, si respira l’aria di un tempo andato, non molto lontano. È pittoresca, a tratti variopinta e non smette mai di ricordarci il suo antico legame con la Roma antica.

Ci siamo un po’ persi per i vicoli cercando di raggiungere il Duomo.

Per girare il borgo sappiate che c’è da scendere per poi risalire, ma si procede bene anche se è agosto. Il meteo a Tivoli segna 32° di massima e qualche nuvola.

Duomo di San Lorenzo

Arriviamo nella piazza antistante la chiesa principale della città, edificata sui resti antichi del foro e della basilica civile. La tradizione attribuirebbe la sua costruzione a papa Simplicio o addirittura a Costantino.

Delle sue fattezze originarie non resta nulla, se non l’abside conservata dietro la tribuna dell’edificio odierno. Il campanile romanico risale all’XI-XII secolo.

La chiesa come si presenta oggi è frutto della ricostruzione voluta dal cardinal Giulio Roma nel 1636 con l’interno a tre navate e l’abside decorata con affreschi ottocenteschi.

Il Duomo conserva l’opera sacra più preziosa e venerata di Tivoli: il trittico del SS. Salvatore.

Si tratta di un’icona, secondo la tradizione Acheropita ovvero dipinta dalle mani di san Luca. Studi recenti hanno stabilito invece che si tratti di un’opera del XII secolo, probabilmente di mano di monaci della vicina abbazia di Farfa.

Quest’immagine sacra la sera del 14 agosto viene portata in processione attraverso le vie del centro storico fino alla chiesa di S. Maria Maggiore. Nella piazza, si incontra con l’icona della Vergine ed entrambe compiono un vicendevole inchino.

È la Festa dell’Inchinata. La mattina del 15 il rituale si ripete prima che le immagini sacre rientrino nei luoghi che le custodiscono.

Nella cappella della navata destra, vicino all’altare, da non perdere la bellissima Deposizione. Una composizione in legno massello datata tra il 1220 e il 1230, composta da 6 statue a grandezza naturale dal sapore gotico.

Deposizione lignea | ©Fabio Magno

Nella piazza antistante il Duomo, due elementi che testimoniano come le epoche storiche a Tivoli convivino una accanto all’altra: il lavatoio pubblico e la Mensa Ponderaria (I secolo a.C.), l’antico luogo in cui – su di un tavolo con incavi per le unità di misura – si assicurava la regolarità degli scambi commerciali e delle compravendite.

ingresso Mensa Ponderaria | ©Fabio Magno

Proseguendo, tra vicoli e piazzette, arriviamo nel rione che fiancheggia villa d’Este.

Tivoli – Via Campitelli

Via Campitelli è un amore con le sue case medievali, i glicini e i rampicanti a incorniciare gli scorci.

Un signore con cui ci fermiamo a fare quattro chiacchiere ci dice che “la via ormai è in stato di abbandono”. Doveva apparire come un bellissimo quadro allora, negli anni a cui si riferisce lui!

Il nostro sguardo cade su un portone aperto. Il piccolo cortile all’interno è dominato da una fontana che sembra uscita dal repertorio di villa d’Este.

Purtroppo rovinata dal tempo, non riusciamo a capire chi rappresentino le sculture al centro della nicchia. I tiburtini però la chiamano la fontana del Pipistrello, perché la vasca ricorda le forme di questo animaletto della notte.

Leggendo qua e là, ho trovato che il cardinale Ippolito II d’Este, oltre alla realizzazione della sua dimora, aveva ordinato una riqualificazione dell’intera area intorno ad essa.

Il tutto si era tradotto in interventi, anche radicali, per mutare il volto della città da medioevale a rinascimentali.

Inoltre, in corrispondenza dei luoghi pubblici, come piazze o porte, vennero realizzate mostre d’acqua (servono come sfiatatoi al sistema idrico).

In cortili e ninfei privati vennero realizzate invece fontane rustiche, proprio come quelle all’interno della villa, caratterizzate da decorazioni a grottesche.

Una delle tante fontane di Tivoli | ©Francesca Boccini

Una di queste è la fontana del Pipistrello e quello in cui abbiamo sbirciato è il ninfeo della Casa Gotica.

Casa Gotica

La Casa Gotica è assolutamente da vedere.

Si trova lungo la discesa di via Campitelli. Ha un che di familiare per noi, dal momento che ripropone le forme della tipica abitazione medievale viterbese (leggi qui la nostra passeggiate nei quartieri medievali di Viterbo).

Un po’ bottega un po’ residenza con il tipico profferlo, la scala che conduce al piano dell’abitazione, sotto il quale si trovava di prassi la bottega.

Casa Gotica | ©Fabio Magno

Risale al XIII secolo, ma ha subito diverse modifiche nel tempo.

Eppure la sua facciata ha mantenuto inalterato il suo carattere duecentesco e la sua anima gotica, con quel motivo di archetti a sesto acuto che ne decorano il profferlo.

Via Campitelli termina su via del Colle che conduce al Santuario di Ercole Vincitore.

Incuriositi dal portone aperto di una chiesa, entriamo e restiamo a bocca aperta.

Chiesa di San Silvestro Papa

Legata alla figura del mitico papa della conversione di Costantino, ci ha stupito per gli affreschi che ne decorano l’abside.

Oggi la chiesa presenta un’unica navata a causa dell’abbattimento delle due laterali per l’ampliamento della strada da una parte e della casa curiale dall’altra.

Per questo motivo gli affreschi, riscoperti nel 1911 sotto una decorazione posteriore, colpiscono ancora di più il visitatore.

Sono i protagonisti indiscussi dello spazio della chiesa e occupano completamente catino e pareti dell’abside e l’arco di trionfo.

Risalgono alla fine del XII e inizio XIII secolo e raffigurano il Cristo che consegna la Legge a Pietro e Paolo (catino), l’Agnus Dei tra i 12 apostoli in forma di agnello, Madonna in trono con Bambino tra i profeti. Nell’arco sono rappresentati il Cristo benedicente tra i simboli degli Evangelisti e i 24 vegliardi dell’Apocalisse.

Gli affreschi | ©Fabio Magno

È un ciclo pittorico pazzesco, discretamente conservato, opera di un Anonimo Romano che ci riporta alla mente i cicli pittorici delle basiliche di Roma.

Alcuni li apparentano alla decorazione della cripta del Duomo di Anagni, detta anche la Sistina del Medioevo.

Santuario di Ercole Vincitore.

Proseguiamo su via del Colle fino alla traversa che ci conduce all’ingresso di uno dei complessi sacri più grandi dell’antico territorio governato dai Romani.

3.000 mq consacrati a Ercole in cui si trovavano il tempio, un anfiteatro e l’immensa piazza sacra che li collegava.

Purtroppo lo visiteremo un’altra volta. Siamo rimasti fuori, infatti, perché a causa del covid-19 anche qui gli ingressi sono contingentati. Dal lunedì al giovedì sono previsti 3 accessi rigorosamente accompagnati: alle ore 11, 14:30 e 16:30. Siamo arrivati alle 15 e quindi: nisba!

Ingresso del Santuario di Ercole | ©Francesca Boccini

Villa d’Este e villa Adriana le abbiamo viste con aperture straordinarie serali.

Tivoli – Villa d’Este

Ci prepariamo ad ammirare uno dei capolavori assoluti del Rinascimento.

Ma prima due parole sul committente: il cardinale Ippolito II d’Este. Personaggio potente e grande amante della bellezza, delle arti e del lusso. Ma ancor più del potere. Rincorse per anni, invano, la sua elezione al soglio papale.

Soffitti a villa d’Este | ©Francesca Boccini

Ma era sempre dentro la “stanza dei bottoni”. Tanto che papa Giulio III, per ringraziarlo della sua elezione nel 1550, lo nominò governatore a vita di Tivoli.

Qui Ippolito decise di circondarsi di quella bellezza che tanto amava e di realizzare una dimora immersa nel verde, che fosse luogo di incontri, meditazione e piacere dei sensi.

La villa nasce dalla trasformazione del convento annesso alla Basilica di S. Maria Maggiore. Si tratta di un edificio a due piani con sale riccamente affrescate sotto la guida di Livio Agresti, secondo la moda del tempo.

Giardino 

Ma il vero capolavoro si raggiunge uscendo.

Il giardino nasce su progetto dell’architetto Pirro Ligorio, lo stesso che in quegli anni stava realizzando il Sacro Bosco di Vicino Orsini a Bomarzo (qui trovi la nostra visita al Sacro Bosco).

Se visitandola di giorno si ha modo di cogliere tutti i minimi particolari delle 50 fontane, 255 cascate, 100 vasche e le decine di giochi d’acqua, zampilli, piante e fiori che rendono spettacolare i 35.000 mq. di questo giardino.

Di sera, l’atmosfera si fa magica e ai giochi d’acqua si aggiungono quelli delle luci che riflettono negli specchi, che illuminano i getti e le statue.

Cento Fontane di Pirro Ligorio | ©Francesca Boccini

Ligorio ha creato un reticolo scenografico fatto di viali che si incrociano, collocando le fontane con maestria così da ottenere continui effetti spettacolari. Doveva essere un luogo di meditazione per il cardinale, ma doveva stupire e meravigliare i suoi ospiti.

Anche dal punto di vista idraulico fece un lavorone. Attraverso una condotta realizzata sotto Tivoli, convoglia le acque dell’Aniene ad una vasca che, da qui, alimentano tutto l’appartato delle fontane sfruttando il principio dei vasi comunicanti.

Il giardino fu inaugurato nel 1572, pochi mesi prima della morte del cardinale.

Non tutte le fontane fanno parte del progetto originale di Ligorio. La fontana del Bicchierone, ad esempio, di Gian Lorenzo Bernini venne aggiunta al giardino nel 1661 su commissione del cardinale Rinaldo d’Este.

È stupenda la sequenza che si genera dalla fontana dell’Organo che affaccia su quella di Nettuno (realizzata nel 1927 restaurando una preesistente, ma ormai rovinata cascata di Bernini) che prosegue visivamente nelle Peschiere.

Queste 3 grandi vasche, animate da zampilli prodotti dai vasi che le circondano, erano destinate all’allevamento di alcune specie pregiate di pesci d’acqua dolce cosicché gli ospiti del cardinale si potessero dilettare nella pesca.

Stupefacente la fontana dell’Organo. Suona!

Grazie all’acqua convogliata all’interno delle canne d’organo (protette all’interno del tempietto centrale), ogni due ore produce una solenne armonia.

Tivoli – Villa Adriana

Ora, io non sono un’appassionata di archeologia, ma a villa Adriana ho trovato qualcosa di unico.

L’eccezionale dimora che l’imperatore – grande amante ed ammiratore della cultura greca – si fece costruire nel II secolo è fuori da Tivoli, nella frazione omonima. Si raggiunge in auto, a piedi non è consigliabile.

Grandi Terme | ©Francesca Boccini

Doveva essere immensa, se pensiamo che l’area archeologica oggi si estende su 120 ettari. Secondo alcuni studi raggiungeva i 300.

In questo luogo Adriano costruisce una dimora al tempo stesso residenza privata, di rappresentanza e con più ambienti di servizio. Quello che vediamo oggi è un centesimo forse di quello che fu. Anche perché nei secoli è stata ampiamente saccheggiata di materiali e di opere d’arte.

Basti pensare che gli scavi tra XVI e XIX secolo hanno riportato alla luce oltre 300 statue, oggi disseminate nei musei di mezza Europa.

Mura del Pecile | ©Francesca Boccini

Lo stesso cardinale Ippolito II d’Este prelevò da qui moltissimo materiale per la sua villa e per il palazzo di Roma.

Ma dal momento della sua riscoperta nel Rinascimento è stata meta continua di grandi artisti che venivano a studiarne i resti e le decine di statue che la decoravano.

Non starò a farla lunga sui vari edifici, anche perché il percorso consentito durante la nostra visita serale era ridotto rispetto a quello che si può fare solitamente.

Scorci a villa Adriana | ©Francesca Boccini

La cosa principale da sapere è che in questa sua dimora, Adriano voleva riprodurre i luoghi che aveva visitato durante i suoi viaggi nelle province dell’impero. È anche una sorta di sintesi degli stili architettonici più aggiornati, utilizzati nella Roma dell’epoca.

Ci sono due posti che ti rubano l’anima.

Teatro Marittimo

Vi si accede passando attraverso la sala dei Filosofi, dove l’imperatore aveva collocato le statue dei pensatori che ammirava di più.

Teatro Marittimo | ©Francesca Boccini

Davanti ai nostri occhi si apre l’immagine di un’architettura meravigliosa fatta di linee rette e curve, di colonne una diversa dall’altra che si specchiano nell’acqua.

Al centro, su una vera e propria isola di 45 metri di diametro, si innalza una riproduzione in miniatura di una abitazione con l’atrio, triclinium per mangiare, cubicula per dormire, latrine e addirittura delle piccole terme.

Era l’universo in miniatura dove Adriano si isolava dal mondo per ritirarsi a riflettere, meditare e creare (perché componeva anche versi). Vi si accedeva probabilmente con un ponte mobile.

È pura poesia!

Canopo

L’altro luogo di una bellezza imbarazzante è il Canopo.

Canopo | ©Francesca Boccini

Secondo i resoconti che ci sono giunti, Canopo era una località nel delta del Nilo celebre per le feste notturne che vi si svolgevano e collegata ad Alessandria d’Egitto da un canale. Ma per Adriano il lungo fiume d’Egitto aveva anche un altro significato. Era lui che aveva gli aveva strappato via Antinoo, il suo adorato amante. 

Quel che resta del portico | ©Francesca Boccini

Qui, secondo gli studiosi, la lunga vasca di 120 metri intorno alla quale l’imperatore organizzativa i suoi sontuosi banchetti sarebbe una riproduzione di quel canale.

La vasca doveva essere delimitata lungo tutto il perimetro da un porticato di cui oggi restano tracce. A questo si aggiungevano decine di statue, riproduzioni di originali greci. Tra cui ancora possiamo vedere le Cariatidi, sorelle minori di quelle dell’Eretteo del Partenone.  

Cariatidi | ©Francesca Boccini

Questa spettacolare scenografia culmina in una grande esedra. È stato identificato come il luogo in cui si svolgevano i banchetti, per la presenza di un grande triclinio (stibadium). Questo spazio era arricchito da cascatelle, giochi e rivoletti d’acqua che assicuravano frescura agli ospiti dell’imperatore.  

Tirando le somme

Inutile dire che questa giornata in giro per le tante bellezze di Tivoli, ci ha riempito veramente il cuore. In tanti vengono attratti dalle ville, che effettivamente sono dei capolavori che lasciano a bocca aperta.

Un accesso secondario di villa d’Este | ©Fabio Magno

Ma la passeggiata nel centro storico è stata una vera scoperta.

Tra vicoli, scorci, dettagli tutti da scoprire che testimoniano il continuo legame della città con la sua storia ed il suo importante passato.

Le sue origini italiche, l’ingombrante influenza romana, il medioevo fatto di produttivi rapporti con altre realtà, il Rinascimento che irrompe con il cardinale d’Este e la modernità dell’elettricità.

E su tutto le celebri Aquae Albulae che hanno fatto di Tivoli un centro termale famoso fin dai tempi più antichi.


Tivoli – I sapori nei dintorni

Su consiglio di una ragazza del posto, abbiamo mangiato a La Fornarina.

La cucina tiburtina è fortemente influenzata da quella romana, spesso nei menu si trovano primi come la amatriciana e la cacio e pepe, tra i secondi abbacchio allo scottadito, coratella e trippa.

Abbiamo pranzato nella deliziosa piazza delle Erbe, iniziando con un assaggio di fritti (veramente sfiziosi gli involtini di zucchina). Molto buoni gli gnocchi al ragù di chianina e i tortelli di carciofo alla romana, cacio, pepe, limone e menta. Se la menta si fosse sentita, avrebbe sicuramente dato lo sprint finale al piatto.

Servizio perfetto: cordiale e con i tempi giusti.

Se interessa: nel menu anche la pizza (pranzo e cena) e pinsa gluten free.

Nota a margine sui prodotti local. Mio nonno, originario di un paese intorno a Tivoli, aveva una vera e propria passione per quella che ho capito essere un prodotto tipico della zona: l’uva pizzutello. Infatti la sagra del pizzutello è uno degli appuntamenti che – di solito – anima il settembre tiburtino.


Tivoli – Info utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua visita a Tivoli. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso.

Parcheggio. A Tivoli ci sono diversi parcheggi sia a pagamento che liberi. Qui trovi l’elenco.

Villa Gregoriana. Aperto tutti i giorni. Orario: varia a seconda della stagione. Biglietto: è un bene gestito dal FAI, per gli iscritti l’ingresso è gratuito. Intero € 8, ridotto (6-18 anni) € 3, studenti fino a 25 anni € 5, gratuito bambini (fino a 5 anni) e persone con disabilità e accompagnatore. Ingresso famiglia: 2 adulti+2 (o più) bambini € 19.

Villa d’Este. Aperto: tutti i giorni tranne lunedì mattina (no 25 dicembre e 1 gennaio). Orario: lun. dalle ore 14 alle 19:45. Dal martedì alla domenica dalle ore 8:30 alle 19:45. L’orario di uscita dal giardino varia in base al periodo. Biglietto: intero € 10 (€ 13 in caso di mostre), ridotto € 2 (€ 4 in caso di mostre), gratuità di legge.

Santuario di Ercole Vincitore. Aperto tutti i giorni. Ingressi programmati con orario: dal lunedì al giovedì alle ore 11:30, 14:30 e 16:30. Dal venerdì alla domenica ogni ora dalle ore 10 alle 18. Biglietto: intero € 8, ridotto € 2, gratuità di legge.

Villa Adriana. Aperto tutti i giorni (no 25 dicembre e 1 gennaio). Orario varia a seconda della stagione. Biglietto: intero € 10, ridotto € 2, gratuità di legge.

Villae Pass. È possibile acquistare il pass che dà accesso a villa d’Este, Adriana, Santuario di Ercole Vincitore e Mensa Ponderaria. Validità: 3 giorni dalla prima vidimazione. Costo: intero € 25, ridotto € 6, gratuità di legge.

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