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Portus. Alla scoperta dell’antico porto di Roma.

di Francesca Boccini
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Portus

La passeggiata in cui vi conduciamo oggi è alla scoperta di Portus, un luogo della Roma antica che non tutti conoscono.
Ne avevamo accennato nella visita al parco archeologico di Ostia Antica (qui trovi il nostro articolo).

Le storie di questi due luoghi si intrecciano nella florida crescita della Roma Imperiale. In fin dei conti se l’Urbe non si fosse espansa tanto, l’imperatore Claudio non avrebbe mai pensato di creare un porto.
Ma andiamo per ordine.

Siamo nel comune di Fiumicino, ad una trentina di km dal centro di Roma e pochi km da Ostia Antica. Conosciuto soprattutto per l’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci, Fiumicino è una delle mete preferite dei Romani nel week-end per un pranzo – rigorosamente a base di pesce.

Eppure questo territorio conserva un piccolo tesoro poco conosciuto.

Stiamo parlando dell’area archeologica dei Porti di Claudio e Traiano e della necropoli di Portus.

Due siti estremamente diversi tra loro, ma ugualmente straordinari e che contribuiscono a darci una visione più completa dell’Antica Roma.

Ognuno di loro ci racconta un aspetto diverso dell’antica città di Portus: l’insediamento che si era formato a seguito dell’espansione del porto imperiale.

Oggi questo legame non si percepisce più. Per spostarsi da un sito all’altro infatti è necessaria l’auto perché a piedi si dovrebbero percorrere delle strade non proprio adatte ad una passeggiata.

Portus – La Necropoli

La nostra passeggiata alla scoperta di Portus inizia fuori da quello che un tempo era l’abitato.

La Necropoli di Porto ad Isola Sacra è una testimonianza straordinaria della cultura romana.

Portus un esempio di anfora per le libagioni nella Necropoli di Porto a Isola Sacra
Anfora | ©Fabio Magno

In primis perché è conservata in maniera eccezionale, tenuta al riparo sotto la sabbia che l’ha ricoperta per secoli fino alla riscoperta nel 1925.
E poi perché è stata molto utile agli studiosi per ricostruire la composizione della società di Portus.

Ed infine perché possiamo vedere con i nostri occhi come si è modificata nel tempo uno degli aspetti più importanti di una società: la cura dei defunti.

Come si è detto anche per Ostia Antica, la legge dell’Antica Roma imponeva che i defunti fossero sepolti all’esterno dei centri abitati. Ecco quindi che le necropoli si sviluppano lungo le strade principali, subito a ridosso delle porte cittadine.

Quella di Porto si sviluppa lungo la via Flavia che collegava il porto con Ostia Antica e qui confluiva nella via Severiana, la strada che univa Ostia a Terracina.

Portus la via Severiana nella Necropoli di Porto a Isola Sacra
Via Severiana | ©Fabio Magno


La necropoli nasce a partire dal I d.C., ma la maggior parte delle sepolture che vediamo risale al periodo che va dai primi anni del II alla metà del III secolo d.C.

Una crescente necessità di spazio e cambiamenti nel territorio dovuti ad insabbiamento, hanno determinato la sovrapposizione delle tombe più recenti su quelle più antiche.

La Necropoli di Porto a Isola Sacra

L’area archeologica non è vasta e si visita in un’oretta. Il nostro sguardo è immediatamente catturato da piccole strutture praticamente intatte.

Sguardo d’insieme | ©Fabio Magno

Sono le cosiddette tombe a cella: una camera quadrata ad uno o due piani, coperta con volte a botte o da terrazza, a volte preceduta da un recinto.
Questo tipo di sepoltura accoglieva intere famiglie – abbienti – e spesso anche schiavi liberti. E le facciate ci parlano di loro. Spesso sono corredate da timpano triangolare, con elementi decorativi in laterizio o travertino. L’ingresso è sormontato da un’iscrizione, a volte accompagnata da formelle scolpite.

Particolare di iscrizione | ©Fabio Magno

Le formelle raffigurano il mestiere del proprietario della tomba. E sono state importanti per capire che la società di Portus era costituita da piccoli imprenditori, commercianti, artigiani e liberi professionisti. Dal ceto medio insomma.

Nelle raffigurazioni troviamo l’ostetrica ed il chirurgo, il fabbro, il mercante di grano e l’acquataro.

Le iscrizioni classiche riportano il nome del proprietario o una dedica da parte di chi si è occupato della costruzione della tomba, a volte anche importanti disposizioni testamentarie. Ed in caso, maledizioni a chi avrebbe portato via un corpo.
Pare infatti che già all’epoca fosse in uso una sorta di mercato nero delle sepolture.

I fossores – manutentori delle aree cimiteriali – data la penuria di spazio, si rivendevano le tombe, compresi gli spazi all’interno di quelle “di famiglia”.

Durante la passeggiata ci rendiamo conto che le celle non sono le uniche sepolture.

Mosaico con faro del porto | ©Fabio Magno

Qua e là, sul terreno ne compaiono altre, più semplici.

Mentre infatti quelle delle famiglie più abbienti erano costruite lungo la via principale, a mostrare la propria ricchezza, quelle dei ceti più umili occupavano gli spazi rimanenti.

Si tratta di tombe a cassone (dette alla cappuccina quando coperte da tegole a doppio spiovente) poggiate a terra, ma potevano essere anche semplici fosse scavate nel terreno. Spesso in corrispondenza delle sepolture erano posizionate delle anfore.

Nel modo di onorare i defunti avevano una doppia valenza. Indicare il luogo della sepoltura ed essere usate in occasione delle libagioni.

Portus esempio di toma alla cappuccina nella Necropoli di Porto a Isola Sacra
Tomba alla cappuccina | ©Fabio Magno

Il rituale della sepoltura

Nella necropoli di Portus vediamo coi nostri occhi come, nell’arco di poco tempo, la cultura romana passi dal rituale di incinerazione a quello di inumazione.

È ben visibile all’interno delle tombe a cella. Le nicchie sono piccole e ravvicinate, ovvero sono colombari, accoglievano le urne con le ceneri dei defunti.

Quando invece troviamo archi più ampi vuol dire che il corpo veniva inumato integro.
L’inumazione richiede più spazio e quindi in alcuni casi le sepolture si trovano anche sul pavimento della cella.
Sulle pareti, la nicchia più grande spettava al capo-famiglia.

Gli interni erano decorati come vere e proprie domus.

Le pareti erano affrescate e il pavimento, spesso, ricoperto a mosaico.

Se ancora qualche traccia di queste bellissime decorazioni è visibile, dobbiamo considerare che gran parte della necropoli scavata durante le indagini è stata ricoperta per conservarla.

Non prima di aver trasferito le testimonianze artistiche migliori nel Museo degli scavi di Ostia Antica.

Portus sarcofago in marmo nella Necropoli di Porto a Isola Sacra
Sarcofago in marmo | ©Fabio Magno

Forse non tutti sanno che, secondo gli antichi Romani, la morte fosse l’inizio di un viaggio.

L’anima del defunto doveva giungere nell’Ade. Per onorarlo si organizzava un primo banchetto il giorno della sepoltura e, spesso, un secondo alla fine del periodo di lutto, 9 giorni dopo.


Alcune tombe della necropoli di Portus presentano strutture fisse dedicate ai pasti rituali, come pozzi o triclini in muratura.

Per confortarlo nel lungo viaggio gli si offrivano le libagioni.

Sostanze liquide come vino latte olio e miele (in alcuni casi anche sangue) venivano versate nel terreno di sepoltura attraverso vari dispositivi. Ecco a cosa servono le anfore disseminate nella necropoli di Portus!

Portus – La necropoli racconta

Passeggiare nella necropoli di Porto significa cogliere piccoli particolari che ci raccontano delle tante persone che facevano parte di questa comunità.

Tra questi, c’è la grande sepoltura che accoglieva tante urne in cui si trova la tomba realizzata da Iulio Armenio per la moglie Iulia Paolina. La riconosciamo dalla piccola lapide.

Portus la tomba Iulia Paolina nella Necropoli di Porto a Isola Sacra
Sepolcro di Iulia Paolina | ©Fabio Magno

Girandovi intorno però ci rendiamo conto che al di sopra è presente un bel mosaico raffigurante Venere uscita dalle acque affiancata da uno scrigno di gioielli ed un pavone.

È la tomba, secondo gli studiosi, o della seconda moglie di Iulio o dell’amante.

Comunque di una donna da lui molto più amata, data la ricchezza della decorazione.

Portus – L’area archeologica dei Porti di Claudio e Traiano

Da Isola Sacra ci spostiamo nell’area archeologica dei porti di Claudio e Traiano venuta alla luce nel 1933. Si tratta di una bella passeggiata immersi nel verde.

L’antico bacino esagonale, che oggi fa parte della proprietà adiacente degli Sforza-Cesarini, è una piccola oasi per tante specie diverse di uccelli che frequentano anche quest’area.

La prima volta che abbiamo visitato gli scavi, lo spazio dell’antica darsena era completamente occupato dall’acqua e vi avevamo visto aironi, rospi e le nutrie.

A causa delle scarse precipitazioni degli ultimi mesi, invece, l’abbiamo trovata quasi prosciugata, anche se qualche ospite fa ancora tappa fra i canneti.

Portus la darsena nell'area archeologica dei Porti di Claudio e Traiano
Darsena | ©Fabio Magno


Il porto di Claudio

La costruzione del porto di Claudio testimonia la grande espansione che stava vivendo Roma.

Il porto fluviale di Ostia Antica nel 42 d.C. risultava insabbiato e non era più sufficiente a sostenere l’intenso traffico commerciale.
L’imperatore decide la costruzione di un porto marittimo a nord della foce del Tevere che risulta terminato già sotto Nerone nel 64.

Ricostruzione | Fonte VisitFiumicino


Le merci provenienti da tutto il Mediterraneo giungevano in porto sulle navi onorarie (quelle dedicate alla navigazione in mare aperto).

La struttura assicurava il trasbordo sicuro dei prodotti sulle navi caudicariae (quelle destinate alla navigazione fluviale).

Il porto era collegato al Tevere da, almeno, 2 canali artificiali.

E così le merci giungevano in città, risalendo il fiume.
Al centro dei due moli ricurvi, che segnavano l’accesso allo scalo, sorgeva un enorme faro.

Portus mosaico della Necropoli di Porto a Isola Sacra con iscrizione greca e faro dei Porti di Claudio e Traiano
Il faro del porto in un mosaico nella Necropoli | ©Fabio Magno

Le sue fondamenta erano state realizzate affondando l’enorme chiatta con cui era stato trasportato dall’Egitto a Roma l’Obelisco Vaticano nel 40, sotto Caligola.

Una curiosità: pare che l’Obelisco Vaticano sia l’unico, di quelli presenti a Roma, a non essere mai caduto.

Del porto di Claudio sono visibili ancora i resti delle fondazioni del molo settentrionale e la cosiddetta Capitaneria sulla banchina.

Resti del molo del porto di Claudio | ©Fabio Magno

Da non perdere assolutamente: la strada colonnata, detta anche portico di Claudio.
Probabilmente questo era il fronte monumentale del porto di epoca claudia.

Un corridoio monumentale con doppia fila di colonne. Ma dimenticate i tradizionali ordini dorico ionico e corinzio.

Possiamo ammirare dei rari esempi di colonne a “bugnato rustico” (o colonnacce) che, pare, caratterizzassero alcuni monumenti di età claudia. Se ne conservano anche alcuni esemplari nel Tempio del Divo Claudio, inglobato nel convento della Basilica di San Giovanni e Paolo al Celio (qui il racconto della nostra passeggiata).

Ma, come quello di Ostia, anche questo porto subisce il fenomeno dell’insabbiamento.

Portus le cosiddette colonnacce del Portico di Claudio nell'area archeologica dei Porti di Claudio e Traiano
Portico di Claudio | ©Fabio Magno


Il porto di Traiano

Così Traiano decide la costruzione di una nuova struttura. La realizza tra 100 e 112 d.C. riutilizzando le vecchie banchine per creare il bacino esterno del nuovo porto.

Si tratta di una geniale opera di ingegneria che comprende un bacino esterno da cui, attraverso un canale, si raggiunge il grande bacino esagonale di 33 ettari dove si trovano gli attracchi per le navi.

Grazie ai suoi 6 lati, i punti di attracco risultano moltiplicati rispetto a prima.

Portus magazzini severiani affacciati sul bacino esagonale nell'area archeologica dei Porti di Claudio e Traiano
Magazzini severiani affacciati sul bacino esagonale | ©Fabio Magno

Contestualmente sono realizzati una serie di canali di sfogo per far defluire le acque del Tevere che troppo spesso inondavano la città.

Uno di questi è la Fossa Traiana, ancora esistente e meglio conosciuta come canale di Fiumicino, lungo il quale oggi corre una parte della pista ciclabile, la Regina Ciclarum, che collega l’Isola Tiberina al mare.

Il nuovo scalo portuale comprende imponenti magazzini, la darsena dove avviene il caricamento delle merci sulle navi fluviali e il palazzo imperiale destinato ad accogliere i viaggiatori di alto rango.

Il porto di Traiano sorpassa per importanza quello di Pozzuoli e diventa il principale scalo dell’impero.

Ci lavora talmente tanta gente che nelle vicinanze si genera un abitato che, nel 314 d.C., diventa ufficialmente Portus Romae, autonomo rispetto ad Ostia e circondato da possenti mura.

A ricordo della cittadina restano, ancora oggi, i ruderi della basilica paleocristiana rimasta in uso fino almeno all’Alto Medioevo, epoca in cui è impiantato il fonte battesimale.
Ma la natura lavora lenta e costante. Così anche il porto di Traiano, nonostante tutte le accortezze dell’ingegno impiegate, subisce le conseguenze del suo mutare.

Portus la basilica paleocristiana nell'area archeologica dei Porti di Claudio e Traiano
Basilica paleocristiana | ©Fabio Magno

L’epoca moderna

La linea di costa si allontana sempre più rendendo il porto inutilizzabile. Oggi il mare è a circa 3 km, il bacino esterno è scomparso mentre sopravvive quello esagonale, trasformato in lago.
L’intera area, nell’Ottocento, era una palude come gran parte del litorale romano.

Nel 1856 la acquista il principe Alessandro Torlonia, che già possedeva altri terreni nella campagna tra la città ed il mare. Oltre alla splendida villa urbana in cui vi abbiamo già portato (qui la nostra passeggiata a Villa Torlonia).

L’obiettivo del principe, che già si stava cimentando nella bonifica del Fucino, era anche qui strappare le terre alle acque malsane.

A testimonianza dell’opera resta ancora oggi il casale rosso, i tipici edifici che puntellano l’agro romano.

La bonifica di Porto è affidata – e di tutta la zona di Ostia e Maccarese – all’Associazione dei Braccianti Ravennati, dal 1884, impiegarono 7 faticosissimi anni per strappare le terre alla palude.


Una curiosità. Nei miei ricordi di bambina ricordavo una gita in auto con mio nonno e tanti animali della savana. Più che un ricordo nitido, era una sorta di flash back.

Ci ho messo tanti anni, ma alla fine ho scoperto che l’area dei porti di Claudio e Traiano, tra gli anni ’70 e ’80 ha ospitato lo zoo-safari di, fino al 1984. Ecco dove mi avevano riportato i ricordi!

Dopo la dismissione dello zoo, la zona finalmente è stata risanata e sono state avviate sistematiche campagne di scavo che ci hanno restituito un luogo dal fascino straordinario.


Portus – Info Utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua passeggiata alla Necropoli di Porto a Isola Sacra e ai Porti di Claudio e Traiano. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa ed ottieni il percorso.

Necropoli di Porto a Isola Sacra. Aperto: dal martedì alla domenica. Orario: dalle 10:30 alle 16:30. Chiuso: 1 gennaio, 25 dicembre e il lunedì. Biglietto: ingresso gratuito. Parcheggio gratuito su strada.

Area archeologica dei Porti di Claudio e Traiano. Aperto dal martedì alla domenica. Orario: dalle 8:30. L’orario dell’ultimo ingresso varia in base alla stagione tra le 15:30 e le 18 (con uscita un’ora dopo). Biglietto: sul posto non è presente la biglietteria; è possibile acquistare il biglietto d’ingresso presso la biglietteria di Ostia Antica. Intero € 6, ridotto € 2, gratuità di legge. Oppure online, ma sono previsti 2 euro di diritti di prenotazione. Parcheggio su strada non proprio ottimale, ma gratuito, sul piazzale antistante l’ingresso al sito.

Ti è piaciuta la nostra passeggiata alle rovine di Portus?

Ecco tutte le nostre tips local in giro in città, o per un FuoriPorta da provare!

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