Il Sacro Bosco – o Parco dei Mostri che dir si voglia – è una delle meraviglie che si possono visitare a Bomarzo (qui trovate l’articolo sul borgo e i suoi sorprendenti dintorni).
È il più antico dei parchi di sculture dell’epoca moderna.
Esempio primigenio a cui si rifanno praticamente tutti i giardini d’artista del Novecento, come il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phälle di cui abbiamo parlato in questo articolo.
È un posto immaginifico, fantastico popolato da enormi sculture scolpite nel basalto – la pietra locale – immerse in 3 ettari di bosco.
Un po’ di storia
Voluto fortemente da Vicino Orsini, signore di Bomarzo, i lavori iniziarono tra il 1550 ed il 1551 per protrarsi fino alla morte di Vicino nel 1585.
Il progetto è oggi concordemente attribuito a Pirro Ligorio, pur essendoci state attribuzioni abbastanza fantasiose a Vignola e, soprattutto, a Michelangelo.
Le sculture vennero realizzate dalla mano di Simone Moschino, formatosi in ambiente fiorentino con l’Ammannati ed il Buontalenti.
Dopo la morte di Vicino Orsini, il Sacro Bosco venne abbandonato.
Finché nel 1954 Giancarlo e Tina Severi Bettini acquistano l’intero fondo e ne operano un recupero e restauro, ma con spostamenti e rimaneggiamenti.
Da romana, almeno una gita a ciclo scolastico, prevedeva il Parco dei Mostri come meta. Credo di esserci stata 4 o 5 volte, eppure mi è sempre mancato di cogliere il vero significato di questo luogo raramente bello.
Anche lo scorso inverno ci siamo tornati, ma per gran parte del tempo continuavo ad interrogarmi sul suo significato.
Spesso, infatti, è inserito nella categoria di giardini manieristi che dovevano stupire e meravigliare gli invitati del signore. Infatti comunemente veniva (e viene) chiamato Parco dei Mostri.
Ma di recente si sta recuperando il suo più profondo significato: quello di Sacro Bosco.
Sacro Bosco. Il giardino ermetico di Bomarzo
Grazie alla voglia che avevo di scriverne, durante le mie ricerche mi sono imbattuta nel libro Sacro Bosco. Il giardino ermetico di Bomarzo (Sette Città, 2014) di Antonio Rocca e ho trovato, finalmente, qualcuno che riuscisse a spiegarmi cosa è celato dietro a questo luogo unico.
Rocca, che conosco dai tempi dell’università quando era assistente, con un’attenta indagine storica ha messo insieme fatti personaggi ed opere ricostruendo le relazioni ed i rapporti tra Vicino Orsini ed il mondo coevo, ponendo delle solide basi alla sua teoria.
Secondo lui il Sacro Bosco è un percorso iniziatico e traduce in pietra l’opera letteraria L’Idea di Teatro di Giulio Camillo Delminio, pubblicato postumo nel 1550.
Dobbiamo anche tener conto del fatto che, a lungo, questo luogo è rimasto abbandonato alla mercé del tempo.
È infatti ripetuto più volte da Antonio Rocca che il Sacro Bosco di Bomarzo è frutto di una di una cultura rinascimentale, ermetica ed enciclopedica, che viene letteralmente spazzata via dalla Controriforma e destinata, fin da subito, a non essere più compresa.
Un passo mi ha chiarito ciò in modo immediato. La parola rivoluzione, all’epoca, indicava comunemente un movimento ciclico. Dal Seicento la stessa verrà utilizzata per indicare un momento di rottura: l’inizio di un nuovo corso.
Capito che bel colpo di spugna, si?
Comunque sia, nel progetto di Vicino Orsini, il grande spazio del barco su cui affacciava il palazzo doveva essere suddiviso in un giardino all’italiana, come all’epoca si usava sull’esempio di Villa Lante a Bagnaia di cui abbiamo già parlato qui, sia a Caprarola.
Un’altra porzione era dedicata al Sacro Bosco ed al suo accesso. Un’area che preparava l’iniziato al percorso catartico.
La fonte letteraria del Sacro Bosco
L’Idea di Teatro è un’opera che si prefigge di riunire tutto lo scibile, sintetizzando cultura greca, ebraica e cristiana. Il termine teatro – nota bene – indicava all’epoca un dispositivo in grado di esporre per intero un argomento, di dare una visione complessiva di un tema.
Nella teoria di Giulio Camillo Delminio il teatro esponeva uno schema risultante dall’incrocio di 7 colonne energetiche (sette pianeti) con sei gradini evolutivi. Si formavano così 42 caselle.
La luce – forza divina e creatrice – permea in un punto e si dipana nello spazio attraverso le sette colonne. Incrocia i gradini evolutivi e dà vita a tutto ciò che esiste, compreso l’essere umano.
Tutto quindi ha natura divina e l’intento dell’uomo è di riscoprirla e ricongiungersi col divino, con l’Uno, con colui che tutto ha creato.
All’interno delle 42 caselle, Delminio colloca dei simboli col doppio intento di rendere incomprensibile il suo lavoro ai “profani” e per favorire la memorizzazione del percorso da parte dell’iniziato.
Ecco che il Sacro Bosco mostra la sua natura di percorso catartico che l’adepto è chiamato risalire dal basso della sua fallace natura umana fino alla riunificazione con la divina forza creatrice nel punto più alto.
Nel bosco di Vicino Orsini il cammino è, infatti, in salita. Anche se è andata perduta la configurazione originaria con il tracciato vero e proprio e le vedute prospettiche appositamente studiate.
Il percorso del Sacro Bosco
Le due sfingi, oggi dislocate, segnavano il confine del giardino: da questo punto in poi si entrava nell’area sacra.
Lo ribadiscono a seguire gli obelischi ed il gruppo di Iside su basilisco: elementi del culto egizio.
D’altronde Iside simboleggia l’anno mentre il basilisco l’eternità: il gruppo sta ad annunciare all’iniziato la natura attuale ed eterna delle verità cui stava per accedere.
Eccolo quindi arrivare al Teatro.
Il Teatro
Tramandato dalla tradizione come “sbagliato” perché presenta la scena in pendenza – e quindi non praticabile né per recitare né per suonare.
Secondo l’interpretazione che stiamo seguendo è la traslazione in pietra del testo di Giulio Camillo Delminio con le 7 colonne dei pianeti ed i 6 gradini dell’evoluzione.
L’iniziato è sul percorso catartico e attraversa l’Antro delle Ninfe e le Tre Grazie che simboleggiano le virtù nel dare e nel ricevere.
Il secondo livello: il Mondo, lusinghe e illusioni
Si sale al secondo livello – quello del Mondo con le sue lusinghe ed illusioni.
Si passa tra la coppia Nettuno e Venere che insieme rappresentano l’Arte, la Vita, il generare. Riconosciamo la dea dal bracciale al polso destro e dal fatto che con le dita indica il numero 2, perché la donna è l’unica a poter trasformare un individuo in due grazie al dono della procreazione.
Tocca adesso affrontare il Drago che simboleggia l’odio smisurato e la vendetta. Lo attaccano Melanione ed Atalanta, i due leoni posti a guardia del giardino.
La fanciulla con il cesto di odori in testa (Cerere) simboleggia le arti femminili ed è abbinata al Vello d’oro che raffigura quelle maschili.
L’elefante rappresenta, invece, le false religioni.
Elefante ©Andrea Magno
Alle sue spalle la Bocca tartarea (Orco). È la bocca del Purgatorio, un elemento di passaggio, una soglia. È necessario entrare e purificarsi, abbandonando i mali terreni – per questo all’interno c’è una piccola tavola con sedute.
Solo dopo si può proseguire e salire al livello successivo.
Il terzo livello: l’armonia
Troviamo Cibele (Echidna), la Madre Terra che ci accoglie e ci nutre. Siamo giunti ad un livello di armonia, l’iniziato si prepara per l’ultima fase: la rinascita.
Ma prima si deve affrontare Cerbero, simbolo del corpo umano e delle sue necessità che non permettono all’uomo di dedicarsi alla contemplazione e coltivare la sua natura divina.
Si accompagna alla figura di Pan, la scultura però più rovinata del Sacro Bosco. Sta qui a ricordare all’iniziato la sua triplice natura: divina, umana ed animale.
Rammentato da dove viene ed abbandonata la zavorra del corpo umano, finalmente l’iniziato compie l’ultimo tratto, giungendo al vertice della piramide mistica.
Il vertice
Siamo nel punto più alto del Sacro Bosco, inondati di luce e non più avvolti dalla boscaglia.
L’iniziato ha compiuto la sua purificazione, ritrova la sua natura divina e si ricongiunge con l’energia creatrice divina.
In questo punto c’è il Tempietto.
Si racconta che all’interno vi sia sepolta Giulia Farnese, moglie di Vicino Orsini.
Sicuramente è un omaggio alla consorte e, forse ancor più, al legame tra le famiglie Orsini e Farnese che si era venuto a creare con il matrimonio dei due.
Gli elementi biografici
All’interno del Sacro Bosco di Bomarzo così come nell’area profana che lo precedeva, Vicino Orsini ha disseminato anche elementi della sua vita, creando una vera e propria fusione tra lui ed il suo progetto.
Tra le grandi statue ci sarebbe, ad esempio, l’omaggio al figlio Orazio, caduto durante la battaglia di Lepanto nel 1571.
L’elefante che simboleggia le false religioni, infatti, è raffigurato nell’atto di stritolare con la proboscide un legionario morto. Il doloroso sacrificio pagato dalla famiglia Orsini all’ultimo grande scontro tra l’Impero Ottomano e la Lega Santa, tra infedeli e cristiani.
E poi, varcato l’ingresso del parco, sulla sinistra, il Proteo – un mascherone che accoglie il visitatore – sormontato da un globo ed un castello definiti dai simboli araldici dell’Orsini.
Si incontra lungo il viale una Gigantomachia: è Vicino Orsini raffigurato nelle sembianze di Ercole, di colui che trasforma gli uomini in pietra. Un riferimento neanche troppo velato al valore e significato del suo Sacro Bosco.
Seguono la Fontana del Pegaso e la Tartaruga (detta anche Festina Lente). Sono due gruppi dedicati (rispettivamente) alle famiglie Farnese e de’ Medici, amiche ed alleate degli Orsini.
Infine la Casa Pendente. L’elemento più famoso ed attrattivo dell’intero giardino è un tributo alla figura del cardinal Cristoforo Madruzzo che, dal 1560, risiedeva nella vicina Soriano al Cimino.
Casa Pendente ©Francesca Boccini
Madruzzo, in quanto principe di Trento, aveva assistito al Concilio, cercando di mantenere aperta la via del dialogo ed attirandosi così inimicizie potenti. Per questo si era ritirato a Soriano.
La casa pendente che, alla storia è passata come un eccentrico esercizio architettonico, è invece simbolo di una chiesa (il partito riformatore del Concilio di Trento) che rischia di crollare, ma resiste.
Sacro Bosco – I Sapori nei dintorni
Per i posticini buoni che ci sentiamo di consigliarti, ti rimandiamo a questo articolo.
Sacro Bosco – Info utili
Ecco quanto ti serve per programmare la tua visita al Sacro Bosco di Bomarzo. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso.
Il Parco, Sacro Bosco: aperto tutto l’anno, dal lunedì alla domenica. Orari: da Novembre a Febbraio dalle 9 alle 17; da Marzo a Settembre dalle 9 alle 19, Ottobre dalle 9 alle 18. Biglietto intero € 11, bambini (da 4 a 13 anni) € 8, gratuito per disabili non autosufficienti, gruppi (min. 30 persone) € 9.
Sabato e festivi è necessaria la prenotazione on line o telefonica almeno un giorno prima della visita.
Qui trovi il nostro articolo su Bomarzo e la Piramide Etrusca con tutti i suggerimenti!
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