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Da Villa Lante a La Quercia. Il Cinquecento a Viterbo

di Fabio Magno
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Da Villa Lante a La Quercia Fontana dei Mori

Villa Lante a Bagnaia e la Basilica Santuario di Santa Maria della Quercia sono vicino Viterbo. Una meta facile ad un’ora da Roma, ricca di fascino e immersa nel verde della Tuscia. Può trasformarsi in un rilassante weekend per chi ama prendersela con più calma.

Il fuori porta che tante volte ci è capitato di fare e che oggi vorremmo condividere con voi.

Queste sono le terre che Liutprando, re dei Longobardi, dona nel 741 a papa Zaccaria. Nasce qui il Patrimonio di San Pietro: è il primo passo verso quello che sarà lo Stato della Chiesa per altri 1000 anni.

Proprio qui, a 80 km da Roma, papi e cardinali nei secoli hanno arricchito di mirabilia, luoghi di natura a tratti selvaggia con grazia e talento. Dove artisti e architetti hanno costruito e decorato ville di campagna, giardini e chiese fuori dal caos della Curia romana, sperimentando nella tranquillità di questi borghi.

Ed è con queste premesse e sempre qui, che nel Cinquecento, nel pieno del fervore creativo del Rinascimento, assistiamo alla realizzazione di due opere tanto diverse quanto importanti: Villa Lante e la Basilica della Quercia.

Da Villa Lante a La Quercia – Villa Lante

Siamo a Bagnaia, piccolo ed incantevole borgo medievale, frazione della vicina Viterbo. È cresciuto all’ombra del castello che la divide tra “Bagnaia di dentro” che ha mantenuto il suo cuore medievale con la porta d’accesso aperta a lato della torre merlata Duecentesca e “Bagnaia di fuori”, disegnata nel 1567 dall’architetto senese Tommaso Ghinucci. 

Quest’ultima si è sviluppata grazie a Villa Lante, il primo esempio, una delle migliori e più celebrate creazioni, di giardini all’italiana e del tardo Rinascimento.

Sorta nel 1498 come riserva di caccia – il “barco” -, assume la fisionomia che ammiriamo oggi grazie ai favori del cardinale Giovanni Francesco Gambara, vescovo di Viterbo dal 1566. Il cardinale è imparentato con Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III, che in quegli stessi anni sta costruendo un’altra meraviglia rinascimentale della Tuscia: palazzo Farnese a Caprarola. 

Gambara era considerato uno dei cardinali più ricchi del sacro collegio e dei più intelligenti nell’arte.

Fontana del Pegaso | ©Fabio Magno

Muoviamo da piazza XX Settembre e saliamo – una leggera salita 😉 – verso l’ingresso della Villa. Qui, appena oltrepassiamo il cancello, ci accoglie la prima delle fontane che hanno reso celebre la villa. La fontana del Pegasoil cavallo alato che con lo zoccolo fa sgorgare l’acqua sul monte Parnaso, casa delle Muse, qui rappresentate dai 9 busti alle spalle -, separa la “riserva di caccia” – una zona ad ingresso gratuito – dai giardini veri e propri, per i quali serve il biglietto d’ingresso.

La natura come ispiratrice del mondo delle Arti. 

La villa è stata set cinematografico per molte produzioni: tipo…visto The Young Pope? Fra l’altro Jude Law ha vissuto la città da vero turista… 

I giardini all’italiana

Una volta entrati, ecco un bellissimo e delizioso giardino con viali ombrosi, boschetti, molti alberi da frutto e arricchito di fontane tra le più belle ed originali che allora si potevano ammirare.

Il Cardinal Gambara affida il progetto della villa a Jacopo Barozzi detto il Vignola che si adopera nella realizzazione del bel giardino all’italiana. Per la realizzazione delle fontane, l’architetto si avvale dell’aiuto di Tommaso Ghinucci, già distintosi nei lavori di idraulica di Villa d’Este a Tivoli.

Sulla destra i due casini di caccia gemelli, costruiti entrambi su progetto di Vignola. Il primo che incontriamo è la Palazzina Gambara. Il secondo, la Palazzina Montalto, viene realizzata a distanza di 30 anni, quando la Villa passa di mano al Cardinale Alessandro Damascetti – detto il Montalto -.

Le palazzine sono affrescate con motivi “bucolici”, di caccia e pesca. 

La graziosa loggetta della palazzina Gambara conserva la rappresentazione delle più importanti ville dell’epoca: Villa d’Este a Tivoli, Palazzo Farnese a Caprarola con i suoi giardini segreti e, naturalmente, la stessa Villa Lante. Tutte opere di  Antonio Tempesta e Raffaellino da Reggio. 

La seconda palazzina possiede al suo interno gli arredi d’epoca, ma è visitabile solo in occasione di aperture straordinarie.

Le fontane

Fontana dei Mori | ©Francesca Boccini

Ecco quindi dopo la fontana del Pegaso, vista all’ingresso, la fontana dei Mori di Giambologna che campeggia al centro del giardino all’italiana. E poi salendo lungo un sistema di scale e terrazze la fontana dei Lumini, la Tavola del Cardinale, la fontana dei Giganti, la fontana della Catena, la fontana dei Delfini e la Grotta del Diluvio, vera e propria quinta teatrale. 

Qui, proprio alla fine, si ricrea l’inizio: il diluvio che miti e religioni pongono agli albori dell’umanità.

Le due logge ai lati della fontana del diluvio sono le vette del Monte Parnaso, luogo mitico, sulle quali – dopo il diluvio – sopravvissero Deucalione e Pirra, i nuovi progenitori dell’umanità. 

Da qui parte l’acqua che alimenta tutte le fontane fino alle vasche finali e che, seguendo il naturale pendio, disegna eleganti geometrie e incantevoli giochi d’acqua coi quali il Cardinale era solito intrattenere i suoi ospiti.  

Sotto il parco è presente un pozzo profondo una decina di metri: la “Conserva della neve”. Si tratta di un ingegnoso frigorifero che il Cardinal Montalto fece scavare per mantenere cibi e bevande fredde per gli sfarzosi pranzi presso la Tavola del Cardinale dove, fra l’altro, piccoli spruzzi d’acqua bagnavano a sorpresa gli invitati… 

Da Villa Lante a La Quercia – Basilica Santa Maria della Quercia

Facciata della Basilica| ©Fabio Magno

Lasciata Villa Lante, dirigiamoci verso la Basilica della Quercia

Si tratta di un percorso di poco più di 2 km, consigliamo di riprendere l’auto, a meno che non si voglia ripercorrere la strada anche a ritorno.

Viale Fiume è un rettilineo commissionato allo stesso Ghinucci durante i lavori di sistemazione del borgo di Bagnaia, per collegarla con il vicino Santuario.

Il Santuario della Madonna della Quercia, il più importante della Tuscia, è un luogo molto caro ai viterbesi. Quest’anno sono esattamente 550 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1470.

Il culto nasce nel 1467 col Patto d’Amore stipulato fra la città, la Vergine e 30.000 devoti accorsi sotto la Quercia ad invocare la salvezza dalla peste…ma la sua storia inizia nel 1417 quando mastro Battista Luzzante fece dipingere l’immagine della Vergine Maria su di una tegola piana ad un pittore, mastro Marcello detto Monetto… la leggenda racconta che Monetto, addormentatosi, sognò gli angeli che completavano il volto della Vergine e, una volta svegliatosi, trovò il dipinto completato e di una bellezza senza eguali…

Da Villa Lante a La Quercia – Il borgo

Prima di entrare nella Basilica, bisogna scoprire il borgo

Un caratteristico luogo, che deve il suo nome alla Basilica, composto sin dall’inizio di poche botteghe, fontane rinascimentali ed ancora oggi è così.

Un piccolo scrigno che conserva al suo interno un altro ben più prezioso.

Da Villa Lante a La Quercia – La Basilica

Il Santuario della Madonna della Quercia con la sua scalinata, il campanile e l’imponente facciata in peperino, regala un affascinante impatto scenico. Costruita sul finire del 1400, gli ultimi ritocchi risalgono al 1679.

La scalinata

La scalinata è larga 25 metri. Realizzata sul finire del 1400, si tratta di un artificio architettonico necessario per colmare il dislivello esistente con la piazza. Alla base 8 colonnine, aggiunte nel 1679, per evitare danni alla scalinata da parte delle carrozze, come attuali guardrail. In cima, due colonne probabilmente a rappresentare l’ordine degli architetti.

La facciata

Facciata in peperino e stemmi | ©Francesca Boccini

La facciata è realizzata in peperino, una pietra locale, e lavorata a bugnato. L’aspetto è quindi sobrio e semplice, secondo i dettami dell’ordine domenicano. Una tipicità che si rivede nel Rinascimento fiorentino.

I tre portali sono decorati da motivi a grottesche. In particolare nel portale centrale sono ben visibili i simboli massonici dell’ordine degli architetti.

Le porte sono realizzate tra il 1507 e il 1620.

A destra della facciata, la loggia delle benedizioni, utilizzata dai papi in visita al Santuario.

Le 3 lunette in facciata. Opera di Andrea della Robbia (1507-08), giunte da Firenze e ispirate all’ordine domenicano.

Nel timpano i leoni, simbolo di Viterbo, a guardia della quercia e, sotto il rosone, lo stemma di Giulio II.

Le lunette

Sopra ciascun portale sono le lunette in ceramica invetriata di Andrea della Robbia. L’ispirazione, anche qui, è all’ordine domenicano.

  • Centrale: con la Vergine della Quercia fra San Domenico e San Lorenzo, al tempo patrono di Viterbo
  • Sinistra: San Pietro, primo martire domenicano con la zagaglia sulla testa e la palma del martirio.
  • Destra: San Tommaso d’Aquino, teologo domenicano, col modello della Chiesa.

Il campanile

Il campanile custodisce le due grandi campane: Agata, la “piccola” di 36 quintali e Maria la “grande” di 48 quintali!

Lungo il basamento, accanto la scalinata, sono apposti due decreti pontifici con privilegi e indulgenze concesse al Santuario da Clemente VIII e Paolo V per le fiere di maggio e settembre.

L’orologio, posto lì già nel 1500 è nella forma attuale dal 1792.

Da Villa Lante a La Quercia – Il Santuario

La navata

Navata centrale | ©Fabio Magno
Soffitto ligneo | | ©Francesca Boccini

Una volta entrati l’impatto scenico è maestoso

Lo sguardo, mentre percorre gli oltre 70 metri delle 3 navate, è naturalmente proiettato verso l’alto, verso il superbo soffitto ligneo retto da 10 colonne monolitiche alte 7 metri.

Iniziati da Antonio da Sangallo il Giovane nel 1550, i lavori per la realizzazione del soffitto si protraggono per 30 anni. L’oro necessario alla doratura proviene dalle Americhe, donato da Papa Paolo III Farnese che lo ricevette da Carlo V di Spagna. 

Sul soffitto è infatti ben visibile, oltre il leone simbolo della città, il giglio, simbolo dei Farnese.

Di particolare bellezza è la cupola, innalzata fra la fine del 1400 e l’inizio del 1500.

Cupola | ©Francesca Boccini

Il Tabernacolo, di Andrea Bregno del 1490 in marmo di Carrara che custodisce la sacra tegola sulla quercia originale.

Il tabernacolo

Il tabernacolo, o Tempietto, del 1490 è opera di Andrea Bregno, considerato il più grande scultore dell’epoca, subito prima dell’avvento di Michelangelo. Un suo ciborio, di cui abbiamo parlato, si trova anche in San Gregorio al Celio. Il Tempietto custodisce la Sacra Tegola, incastonata nell’originale quercia su cui è posta dal 1417.

villa lante quercia tempietto

Il Tempietto è realizzato in marmo bianco di Carrara: materiale che amplifica la bellezza dei rilievi e la simbologia del mistero della salvezza.

Tra le altre figure sono raffigurati San Pietro, riconoscibile dalle chiavi; San Paolo con la spada; San Lorenzo con la graticola del suo martirio e San Giovanni, patrono di Firenze.

Tutt’intorno un ciclo di affreschi di Michele Tosini, nipote e allievo del Ghirlandaio.

La Sacra Tegola

Al suo interno, la Sacra Tegola raffigura la Vergine con in braccio il Bambino Gesù, il quale a sua volta regge una rondinella. Uno stile che richiama la pittura senese del Trecento.

Le due corone d’oro sono poste nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II.

In occasione dei 600 anni della Madonna della Quercia e dei 550 anni del Patto d’Amore con la città, il 10 settembre 2017 il sindaco ha nominato la Madonna della Quercia Custode della città e riconsegnato le chiavi delle quattro porte esistenti della città più una quinta.

Più piccola delle altre, la quinta chiave apriva la scomparsa porta Sonza. Questa probabilmente si trovava nei pressi del teatro cittadino e il Corso. Secondo l’epigrafe lì posta, Arrigo VI – figlio di Federico Barbarossa – concesse il privilegio della libertà dalla servitù per chiunque fosse passato attraverso.

Insieme alla chiavi, tutte le altre parrocchie hanno donato alla Madonna rose d’argento, tutte poste intorno la Tegola.

Papa Francesco, per l’occasione, ha indetto il Giubileo straordinario diocesano.

La sacra Tegola | ©Francesca Boccini

Il coro

Dietro il tabernacolo, il grande coro con i 66 scranni del 1513 e il pregevole leggio ligneo del 1574.

Nell’abside è l’altare maggiore del 1528, abbellito con stucchi, foglie d’oro e statue raffiguranti i profeti Elia ed Eliseo.

Continuando il giro, sulla destra il Sepolcro dei Vescovi. Opera da poco terminata, fortemente voluta dal Vescovo Lino e dal Rettore della Basilica don Massimiliano Balsi.

Sul lato opposto l’organo in legno di castagno ricoperto a foglia d’oro del 1613. Lo strumento interno è un Morettini del 1848.

Volgendosi poi verso la Sagrestia, non si può non notare la teca con la bandiera turca, dono di Giovanni d’Austria, comandante della flotta durante la battaglia di Lepanto del 1571.

Da qui si accede alla Sagrestia, bellissima e completamente affrescata, e al chiostro piccolo.

La sagrestia

Opera d’arte nell’opera d’arte.

La sala è arredata con armadi seicenteschi in radica di noce. Sopra la porta d’ingresso lo stemma dell’ordine domenicano e sul lato opposto la Madonna della Quercia interamente a foglia d’oro.

L’intera volta è affrescata da Paolo Noteler nel 1745, mentre le parti laterali da Paolo Tacchini nel 1775.

La pala degli Almadiani

Il tesoro che questa sala conserva è il dipinto del 1518, posto sull’altare solo alla fine di un importante restauro nel 2018 e riconsegnato alla cura del Rettore e dei viterbesi.

Tutto ciò in onore dei 600 anni della Madonna della Quercia e i 550 anni dal Patto d’Amore con la città.

Si tratta di una copia della Madonna del Popolo, un’icona bizantina, presso Santa Maria del Popolo a Roma, originariamente pensata per la chiesa degli Almadiani di Viterbo e donata dal comune alla Basilica nel 1963.

Il chiostro piccolo

Chiamato anche chiostro della cisterna.

L’opera è in peperino ed al centro è collocata la cisterna. Infatti il chiostro serviva come deposito di acqua potabile.

L’acqua piovana veniva raccolta attraverso quattro fori presenti ai quattro angoli, convogliata e purificata attraverso un sistema di vasche colme di ciottoli sempre più piccoli verso un’ultima vasca di ciottoli e carbone.

Molto apprezzato per la sua bellezza senza tempo, scandita dall’alternanza ritmica di geometrie dettate dall’uso preciso della sezione aurea e figure disegnate nella pietra che affascinano per l’ideale armonia d’insieme.

villa lante la quercia chiostro piccolo pozzo
Cisterna | ©Francesca Boccini

Il chiostro è diviso in due ordini sovrapposti. L‘ordine inferiore, in stile gotico, con archi “a quattro centri”. L‘ordine superiore, rinascimentale con il loggiato. Sono collegati fra loro attraverso la grande scalinata “di Giacobbe”.

Tutt’intorno è l’ambulacro, che conserva gli affreschi raffiguranti i miracoli della Madonna della Quercia.

L’episodio del voto di San Pio V alla Madonna della Quercia per la vittoria contro i Turchi a Lepanto.

Dal chiostro, si accede ad un’area non sempre visitabile che comprende un secondo chiostro, più grande, il chiostro della fontana e il refettorio

Il chiostro grande

Chiamato anche chiostro della fontana.

Custodisce la grande fontana in peperino a doppio ordine, decorata con delfini e mascheroni da cui zampilla l’acqua.

Questo secondo chiostro è realizzato fra il XVI e il XVII secolo. Secondo un disegno ritrovato presso gli Uffizi a Firenze, la sua progettazione è attribuita a Giuliano da Sangallo. La realizzazione è portata a termine dal nipote Antonio il Giovane.

Tutto intorno, 7 lunette decorate da affreschi che raffigurano scene dei miracoli della Madonna della Quercia, opere di Lorenzo Nelli e Francesco Mola.

Anche la Basilica è set cinematografico molto apprezzato. Il Padrino – parte III, la scena di Michael Corleone “ a Roma” – indimenticabile – è stata girata nel chiostro piccolo.

Si sono da poco concluse le riprese della serie tv Rai e Lux su Leonardo da Vinci.

La collezione di Corali cinquecenteschi presenti nell’Archivio storico della basilica.


Villa Lante e La Quercia – I sapori nei dintorni

La nostra passeggiata a Villa Lante e la Quercia non può che finire come ci piace tanto. E qui la nostra meta è Al solito posto. Ristorantino tipico di fronte la Basilica: cucina local con materie prime di stagione selezionate con cura e preparati realizzati nella propria cucina. Se il tempo lo consente, scegliere di mangiare nel portico all’aperto è quasi d’obbligo. Consigliamo vivamente, nel fine settimana, di prenotare.


Villa Lante e La Quercia – Info Utili

Ecco gli orari e i giorni per programmare la tua visita a Villa Lante e la Basilica della Quercia. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso

  • Villa Lante: dal martedì alla domenica, orario dalle ore 8:30 alle ore 19:30 (ultimo ingresso ore 18:30).  Biglietto: intero € 5, agevolato € 2. Per visite il sabato e giorni festivi è necessaria la prenotazione. Per prenotare scrivere dal lunedì al venerdì a drm-laz.villalante@beniculturali.it indicando nome, cognome, contatto telefonico, numero di persone ed orario. Dal martedì al venerdì alle ore 12 e alle ore 17 visite al piano nobile dei casini di caccia prenotando a drm-laz.villalante@beniculturali.it.
  • Basilica Santa Maria della Quercia: tutti i giorni, sempre la mattina e dopo le 15:30 nel pomeriggio. Durante le funzioni religiose non sono ammesse visite.

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4 commenti

DDT 8 Agosto 2020 - 9:21 am

Bellissime foto delle bellezze del viterbese, complimenti!

viviesorridi 8 Agosto 2020 - 2:53 pm

Grazie! ?

Quartiere Coppedè a Roma: cosa vedere, dove mangiare - Love Live Local 25 Ottobre 2020 - 10:36 am

[…] Fuori Porta […]

Bomarzo: dal Parco dei Mostri al Sacro Bosco. - Love Live Local 14 Gennaio 2021 - 2:05 pm

[…] in un giardino all’italiana, come all’epoca si usava sull’esempio di Villa Lante a Bagnaia di cui abbiamo già parlato qui, sia a […]

Comments are closed.

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