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Dal Borgo Fantasma di Celleno a Sant’Angelo

di Francesca Boccini
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Celleno Borgo fantasma

C’è un angolo di Tuscia che ancora non conoscono in molti. Vicino all’ormai celebre Civita di Bagnoregio, la città che muore (qui la nostra passeggiata a Civita). Tre borghi non lontano da Viterbo, che affacciano sulla valle Teverina: il Borgo Fantasma di Celleno, Roccalvecce e Sant’Angelo, il paese delle favole.

Il Borgo Fantasma – Celleno

Si affaccia silenzioso sulla valle, circondato dalla variopinta campagna, l’Antica Celleno, oggi borgo fantasma. Il suo nome rievoca uno scritto di Dionigi di Alicarnasso, secondo il quale sarebbe stata fondata da “Italo, discendente di Enotro, in memoria della figlia Cilena; e cioè molti anni prima dell’assedio di Troia”.

Il Borgo Fantasma – La storia

Nonostante le sue origini affondino lontano nei secoli, è più verosimile che il suo nome derivi dalla parola “cella” intesa come grotta. Lo sperone tufaceo su cui sorge è, infatti, costellato di cavità scavate nei secoli, ancora oggi visibili, impiegate a vario uso.

In una di queste, alcuni scavi dell’Università della Tuscia nel 2017 hanno riportato alla luce un magazzino e suppellettili che attestano la presenza di un abitato in epoca etrusca.

Nell’antichità, sia sotto gli etruschi che i romani, questo borgo costituiva un’importante punto di snodo nell’asse viario fra Ferento ed Orvieto. Proprio per questo nel 264 a.C. i Romani, quando la conquistarono, non la distrussero.

Celleno, la salita al Borgo fantansma.

Nel Medioevo è sotto la giurisdizione dei Conti di Bagnoregio. Ma dopo la sconfitta di Ferento, i viterbesi ampliano il loro potere sulle terre circostanti e Celleno risulta tra i castelli governati da un podestà di nomina comunale.

Nel XIV secolo la Santa Sede la concede in feudo ad una delle più potenti famiglie viterbesi: i Gatti a cui, nel 1500, seguirono gli Orsini. È solo alla fine del XVI secolo che compare tra le terre direttamente amministrate dal Papato. E lo rimarrà fino all’Unità d’Italia.

L’Antica Celleno sorge su uno sperone tufaceo in un’area che, nei secoli, è stata più volte colpita da eventi sismici.

Pare che quello del 1695 fu talmente forte e devastante da creare la valle alle porte del borgo!

Nel 1931, l’ennesimo terremoto sancisce il definitivo abbandono del borgo: nel 1935 la prima pietra del nuovo abitato è posta a circa due chilometri dal vecchio. Nasce la borgata Luigi Razza dove, con decreto comunale del 1951, è stabilito il trasferimento dell’intera popolazione.

Il Borgo Fantasma

Una premessa è necessaria. L’Antica Celleno era composta da una parte entro le mura fortificate che oggi è identificata con il borgo fantasma. L’espansione urbanistica medievale aveva dato vita ad una extramoenia, composta per lo più da abitazioni.

Celleno. il borgo fantasma, vista fuori le mura
Il borgo extramoenia | ©Francesca Boccini

È la parte che ci accoglie con le facciate delle case colorate e i balconi fioriti. Qui si incontra la chiesa di San Rocco. Edificata nel Cinquecento, conserva il bel portale originale in peperino sormontato dallo stemma Orsini. Al suo interno restano alcune porzioni di affreschi rinascimentali, l’altare barocco ed il crocifisso ligneo di cui è fortemente dibattuta la datazione. Alcuni propongono che sia opera della scuola donatelliana.  

Il Borgo Fantasma – Il castello Orsini

Dalla piazza del Mercato imbocchiamo la via di Ponte che ci porta dentro il borgo.

Il borgo fantasma, castello Orsini
Castello Orsini | ©Francesca Boccini

Il protagonista indiscusso è il castello Orsini. Un fortilizio dal possente impianto murario, circondato da un fossato interno.

Il borgo fantasma, la torre

In origine doveva essere affiancato da due torri, una “grande” (oggi scomparsa) che si ergeva sopra la porta di accesso al borgo e quella “piccola” sulla sinistra dell’ingresso. Il castello, nel Trecento, ha subito dei lavori di ampliamento che lo hanno trasformato da fortilizio difensivo in dimora signorile.

Il suo interno è caratterizzato da un sistema di cunicoli che mettono in comunicazione i vari ambienti per permettere lo spostamento dei soldati in senso verticale ed orizzontale durante i momenti di attacco.

Enrico Castellani, artista contemporaneo interprete dell’azzeramento che gli valse il titolo di “padre del minimalismo”, scopre il borgo dell’Antica Celleno negli anni ’70, innamorandosene. Nel 1973 acquista il castello che diventa sua residenza fino alla morte nel 2017. A Castellani si deve il restauro completo del castello e di alcuni edifici all’interno delle mura.

Nel 2019 gli viene intitolata la piazza antistante l’ingresso del castello, ex piazza del Comune.

Il Borgo Fantasma – Piazza Enrico Castellani

Questo era il luogo su cui si affacciavano gli edifici principali ed intorno a cui ruotava tutta la vita cittadina, teatro di vicende a volte truci. Nel 1496, Giovanni Gatti fugge da Viterbo e si rifugia a Celleno. La famiglia era decimata ed indebolita dalle lotte fra fazioni. Qui riceve l’ordine da Alessandro VI di restituire al Patrimonio di San Pietro il feudo, ma si rifiuta.

Il borgo fantasma, Piazza Castellani
Piazza Enrico Castellani | ©Fabio Magno

Il papa invia l’abate di Alviano per ricostituire l’ordine: torturerà il Gatti per fargli rivelare dove fosse nascosto il tesoro di famiglia. Poi ne decreterà l’esecuzione pubblica insieme ai due figli maschi in questa piazza.

La Chiesa di San Carlo

Sulla piazza si affaccia la seicentesca chiesa di San Carlo nata per volontà e con le donazioni degli abitanti.

Oggi non è più consacrata, ma al suo ha trovato spazio la singolare iniziativa “Le Macchine Parlanti”: una mostra – o meglio esperienza sensoriale – di fonografi, grammofoni, radio e giradischi allestita dalla passione del signor Mario Valentini. Collezionista compulsivo, lo trovate insieme alle sue 150 macchine parlanti, nei giorni feriali; durante il fine settimana, infatti, si sposta negli ambienti di castello Orsini a Soriano nel Cimino.

Chiesa di San Donato

Leggermente defilata rispetto alla piazza, quel che resta dell’ex chiesa parrocchiale del borgo ormai colonizzata dal verde. Nel XVIII secolo aveva subito un profondo restauro con la rotazione di 90 gradi dell’asse originale ed un nuovo apparato decorativo in stile neoclassico. Oggi l’unica testimonianza “integra” è l’antico portale romanico (XII secolo) murato, probabilmente in seguito alla rotazione.

Proseguendo oltre San Donato si va verso l’affaccio del borgo sulla valle Teverina: da qui si domina tutto il circondario e l’occhio si spinge fino all’Appennino.

Panorama dal Borgo fantasma
Panorama dal Borgo Fantasma | ©Francesca Boccini

Arte contemporanea a Celleno

In questa parte del borgo, ma sono sparsi un po’ ovunque, alcune opere di arte contemporanea.

Come già nel 2018, anche quest’anno il borgo fantasma di Celleno fa parte di una delle sedi della Biennale di Viterbo Arte Contemporanea.

Dal titolo R.A.G. – Ragnatela Ambientale Globale, la mostra diffusa si snoda tra Viterbo, Oriolo Romano e Lubriano e si pone l’obiettivo di fornire una chiave di lettura a questi nostri tempi dove “inquinamento ambientale si ibrida e sovrappone all’inquinamento sociale”.

Re e Regina di Regula Zwicky. Due sculture longilinee dai movimenti opposti e complementari si fondono perfettamente con il panorama che le incornicia. Sembrano proiettati a guardare l’orizzonte in questo bell’affaccio sulla val Teverina.

Borgo fantasma, mostra diffusa d'arte contemporanea
Re e Regina di Regula Zwicky | | ©Francesca Boccini

Il Borgo Fantasma ricostruito

Proseguiamo il nostro giro muovendoci in maniera causale tra vicoli e case in tufo, tra ruderi e le cavità scavate nel tempo. In alcune sono state ricostruite attività della vita nell’Antica Celleno, come il forno comune.

In una di queste troviamo un plastico del borgo com’era. Fa parte di un progetto di valorizzazione e promozione del 2018, utile in particolare per ipovedenti e non vedenti che grazie al tatto possono conoscere l’abitato.

Plastico per ipovedenti del borgo fantasma
Il plastico del Borgo Fantasma | ©Fabio Magno

Il sentiero CAI verso Sant’Angelo

Lasciamo quello che Fabio ha definito “il set del Trono di Spade” e torniamo in piazza del Mercato. La sorridente ragazza che ci aveva accolto al b&b San Rocco ci ha raccontato di un sentiero mappato dal CAI che collega il borgo fantasma di Celleno a Roccalvecce e Sant’Angelo.

Cartello cai trekking da Celleno borgo fantasma a Sant'Angelo paese delle favole
Sentiero CAI | ©Fabio Magno

Sarebbe molto bello raggiungerli così, ma è mezzogiorno, fanno 37° all’ombra e per quel che si può vedere dal punto di partenza la strada è per lo più sotto al sole.

In realtà poi scopriremo che questo fa parte di un percorso di 11 chilometri che collega anche Graffignano e Sipicciano, chiamato romanticamente Il Sentiero dei Castelli e delle Fiabe. Lo programmeremo in autunno o primavera.

Roccalvecce

Arriviamo quindi a Roccalvecce, un piccolissimo borgo con alcuni angoli che sembrano cartoline e dominato dall’imponente castello Costaguti. Peccato solo per le auto parcheggiate un po’ ovunque.

Roccalvecce, castello Costaguti
Castello Costaguti | ©Francesca Boccini

Il suo nome, senza alcuna concessione alla fantasia, deriverebbe da Rocca del “Veccio”.

Alcuni hanno identificato il Veccio in tal Rinaldo Del Vecchio, morto qui nel 1199. Però, non è stato stabilito se si trattasse di un feudatario del castello o di una guardia al servizio del papa. La storia del borgo infatti si confonde e sovrappone a quella del castello.

Roccalvecce, piazzetta

Sicuramente, anche qui, un primo abitato era presente già in epoca etrusca, grazie al ritrovamento di alcune tombe dell’VIII e VII a.C. Diventa poi castrum romano.

Roccalvecce si trova in un punto strategico tra quelli che erano i territori della Santa Sede, Viterbo e la potente Repubblica di Siena. Per questo diventa presto, nel medioevo, un avamposto militare sulla via Teverina.

Si assecondano all’interno del castello i rappresentanti delle principali famiglie della zona – Gatti, Monaldeschi e Baglioni – dopo che nel 1254 Roccalvecce si sottomette alla città dei Papi.

Nel frattempo era diventata una rocca Helvetica ovvero era una postazione della guardia svizzera di sua santità.

La famiglia Costaguti

Nel Quattrocento la maggior parte del castello verrà suddiviso tra Giulio ed Ottaviano Colonna, una minima viene acquistata da Francesco Chigi per poi passare ad Alberto Baglioni. È dai suoi eredi che la famiglia Costaguti lo acquista nel 1642 e ne detiene ancora oggi la proprietà.

Roccalvecce, piazza Umberto e Castello Costaguti
Castello Costaguti in piazza Umberto I | ©Fabio Magno

Il castello è oggi un albergo diffuso.

Purtroppo non lo sapevamo, ma è possibile concordare una visita contattando preventivamente la struttura. Giovangiorno Afan de Rivera, proprietario e direttore, vi condurrà alla scoperta del maniero, dell’armeria e dello storico giardino – La Vignaccia – un parco di 15.000 metri quadri realizzato nel Settecento dove si alternano alberi centenari ed erbe aromatiche, piante rare ed esotiche e un giardino all’italiana.

Lasciamo il borghetto di Roccalvecce, che avrebbe tutte le potenzialità per far concorrenza ad esempi similari umbri e toscani, per raggiungere la nostra ultima tappa: il Paese delle Favole.

Sant’Angelo di Roccalvecce

Della storia di questo abitato è difficile rinvenire dati. Dalla tipologia di case e palazzine probabilmente è sorto in epoca moderna, come frazione della vicina Roccalvecce.

Oggi è conosciuto come il Paese delle Fiabe. Perchè?

Sant'Angelo, iscrizione murale

Fate due passi tra le sue viuzze e capirete subito.

Se non avete fatto caso a Il collo di bottiglia uscendo dal parcheggio né tanto meno a Pinocchio e il volo di Civita, più visibile tornando indietro, la vostra attenzione sarà sicuramente catalizzata dall’enorme volto di Alice nel paese delle meraviglie e del Bianconiglio che vi guardano dalla facciata della casa al primo bivio che incontrate.

Potremmo definire Sant’Angelo una mostra diffusa di murales dove il tema unico sono le favole della nostra infanzia, a volte rappresentante nelle fattezze ideate dalla Disney, ma non solo.

Il progetto Paese delle Fiabe

Questo piccolo centro stava rischiando lo spopolamento quando, pochi anni fa, Gianluca Chiovelli sua sorella Paola ed il cugino Alessandro hanno pensato un progetto di riqualificazione attraverso la realizzazione di un museo a cielo aperto delle fiabe.

Hanno costituito l’Associazione Culturale Arte e Spettacolo (ACAS) e hanno iniziato a prendere contatti con il mondo della street art, nonostante il silenzio da parte delle amministrazioni locali.

Gli artisti

La prima artista a rispondere alla chiamata è stata Tina Loiodice, molto nota sulla scena romana per le sue opere, di cui due all’interno della fermata San Giovanni della linea C.

Il primo murale che ha realizzato a Sant’Angelo è stato proprio Alice nel paese delle meraviglie. L’orologio del Bianconiglio segna le ore 11.27 ovvero la data di inaugurazione dell’opera: il 27 novembre 2017.

Sant'Angelo, orologio murale

I cittadini del posto sono attivamente coinvolti nel progetto. Le opere infatti sono autofinanziate con cene, eventi ed il loro contributo. La Loiodice ha raffigurato i bambini del paese nei volti dei suoi murales.

Al primo ne sono seguiti immediatamente altri 12 e nuovi artisti hanno preso parte al progetto. Fino ad oggi hanno lasciato la loro firma sui muri di Sant’Angelo: Daniela Lai, Lidia Scalzo, Stefania Capati, Cecilia Tacconi, Isabella Modanese e Gabriel Decarli.

Ma siamo ben lontani dal porre la parola fine a questa bella storia. Rispetto alla prima volta in cui avevamo visitato il Paese delle Fiabe le opere si sono moltiplicate, hanno aperto delle piccole botteghe e un’osteria, il comune di Bagnoregio ha finanziato Pinocchio e il volo di Civita.

Sant'Angelo, murale pinocchio
Il volo di Civita | ©Francesca Boccini

Grazie alla collaborazione tra associazioni, nasce La Bella Addormentata (Rosaspina) di Layla Xing.

Commissionato e finanziato dall’Associazione Open di Graffignano, vi è raffigurato il castello Baglioni di Graffignano mentre Rosaspina indica con una mano la strada che collega i due borghi attraverso quello stesso sentiero incontrato al borgo fantasma di Celleno.

Sant'Angelo, la bella addormentata murale
La bella addormentata (Rosaspina) | ©Francesca Boccini

Un segnale incoraggiante, sinonimo del fatto che a Sant’Angelo si sta lavorando bene.


I sapori nei dintorni

Nella parte fuori dalle mura del borgo fantasma di Celleno, ci siamo goduti un’ottima cucina tipica da San Rocco vino e cucina, fatta con prodotti locali. Un menu breve, ma che rispecchia bene i sapori del territorio. A pranzo sono aperti il venerdì, sabato e la domenica.


Info utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua visita a Celleno, Roccalvecce e Sant’Angelo. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso

celleno borgo fantasma map

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