Siamo stati a Tor Marancia a vedere i grandi murales nel lotto 1 delle palazzine dell’ATER.
A Roma non mancano gli esempi di street art. Ci sono diversi quartieri che ospitano vere e proprie gallerie a cielo aperto. Tufello, Prenestino, San Lorenzo, Trullo, San Basilio, Quadraro.
Addirittura, qualche anno fa, il New York Times ha definito la zona tra Ostiense e San Paolo: Ostiense District.
Già dal 2014 diversi progetti hanno visto privati ed istituzioni collaborare, proponendo questo genere artistico in chiave di riqualificazione urbana, culturale e sociale. Tor Marancia è uno di questi.
La street art nasce tra gli anni ’60 e ’70 tra le strade di Los Angeles, San Francisco e New York.
Artisti anonimi si riappropriano dello spazio urbano e usano i muri come tele per esprimere il loro messaggio. Le tematiche sono sociali, a volte cariche di rabbia. Il contesto è quello delle periferie, spesso degradate, dove la vita non è semplice.
Dagli Stati Uniti si è diffusa ovunque. Si è con-fusa con il graffitismo negli anni ’90. Ha iniziato a far parte del nostro abituale orizzonte urbano quando abbiamo smesso di pensare che “qualcuno avesse imbrattato” il muro. Abbiamo iniziato a vederla come quella che è: una forma d’espressione.
Tor Marancia – un po’ di storia
Siamo nel quadrante sud di Roma. Il quartiere di Tor Marancia nasce alla fine degli anni ’20, quando vi vengono trasferiti – non proprio volontariamente – i romani che sono obbligati a lasciare le proprie abitazioni in centro a causa delle demolizioni e sventramenti avviate dal regime.
L’Istituto Case Popolari realizza delle “case minime”: casette in legno e muratura. Sono appartamenti di una camera da dividere in tanti, a volte anche in 10, e bagni in comune. Ai romani si aggiungono tanti, che migrano dal Sud in cerca di condizioni di vita migliore. Invece qui più che vivere, si sopravvive. Tra delinquenza e disperazione, con la zona che diventa un pantano ad ogni pioggia per lo straripare del Fosso di Tor Carbone.
Presto da queste parti si inizia a chiamare il quartiere Shanghai.
Nei primi anni del ’50 si opererà per un risanamento con l’abbattimento delle case minime e la costruzione delle palazzine ATER (Aziende Territoriali Edilizia Residenziale).
Big City Life Tor Marancia
Il progetto di riqualificazione urbana è del 2015.
Big City Life è proposto dall‘Associazione culturale 999Contemporary: ideato e curato da Stefano S. Antonelli con la consulenza di Gianluca Marziani.
Realizzato con il patrocinio del Municipio VIII, la collaborazione di ATER e Atac, è stato finanziato al 55% da 999Contemporary, 25% da Fondazione Roma e 20% dal bando Roma Creativa 2015. A questo si aggiunge la sponsorizzazione tecnica di Sikkens (pitture e vernici).
È così che il lotto 1 di Tor Marancia si accende dei mille colori di oltre 20 street artist, italiani ed internazionali, di fama.
In che modo? Ognuno di loro ha incontrato gli inquilini delle palazzine.
I murales sono frutto anche dell’interazione tra le due parti: a volte alcuni sono entrati nelle opere, a volte la storia stessa del quartiere.
L’ingresso da cui inizia la nostra visita in questo singolare museo a cielo aperto è in via di Tor Marancia 63.
Ma attenzione! Alcuni murales si vedono meglio dall’esterno del perimetro del complesso abitativo. E comunque si può accedere da ogni via dell’isolato.
I Murales di Tor Marancia
Welcome to Shanghai
È il primo murale che incontriamo e che, come dice il titolo, ci dà il benvenuto. Lo abbiamo anticipato sopra: Tor Marancia negli anni ’30 era chiamata Shanghai a causa della diffusa criminalità e delle condizioni igienico-sanitarie critiche.
L’opera dell’artista cinese Caratoes è un riferimento a quel significato. Ed è realizzata sulla vecchia scritta che dava il “benvenuto” nel quartiere.
Vi ha raffigurato un’elegante maschera dell’opera tradizionale cinese con 4 occhi e la scritta Welcome to Shanghai con l’ortografia corretta. Quella, infatti, usata correntemente era Shangai. Accompagna l’insieme l’origami di una lupa.
Dopo i saluti, ecco di fronte a noi le prime 3 grandi pareti.
Murales di Tor Marancia – La Percezione
L’opera di Vihls ti ipnotizza appena arrivi a Tor Marancia: un enorme occhio ti guarda dall’alto della palazzina.
È un’opera “materica” ottenuta con una tecnica per sottrazione. Infatti dalla facciata, Vihls sottraendo porzioni di intonaco, è come se facesse emergere quest’occhio dal muro stesso.
Il peso della storia
Il murale dell’argentino Franco Fasòli in arte Jaz è stato il primo realizzato dell’intero progetto Big City Life. Serviva anche a testare le reazioni degli abitanti. Se il progetto è stato portato a termine, possiamo immaginare che il test sia stato un successo.
Raffigura due lottatori di nazionalità diverse, italiana ed argentina, fortemente legate dalla Grande Migrazione. Tra il 1876 ed il 1976 circa, 3 milioni di italiani migrarono in Argentina. Lo stesso artista ha origini italiane.
Il peso della storia è rappresentato metaforicamente, ma chi abbandona per necessità la patria in cerca di una vita migliore lo conosce bene. È la malinconia della lontananza che permane costante e passa a figli e nipoti, sempre mischiata in un rapporto conflittuale con l’orgoglio di appartenenza e le doppie radici.
Il Bambino Redentore
L’artista francese Seth raffigura sul fianco della palazzina Luca, un bambino realmente esistito.
Seguo Seth da tanti anni, mi affascinano i suoi enormi bambini, anche se ancora non ne avevo visto uno dal vivo. Mi aspettavo tanto.
Luca è raffigurato di spalle, come sempre – nella sua opera – i volti non si vedono. Con un gioco di sfondamento prospettico, Seth lo raffigura arrampicato sul bordo del palazzo ed è come se stesse infilando la sua testa in un varco dimensionale creatosi nel cielo.
Luca è un bambino che ha perso la vita in un incidente. Ed il gesto in cui è rappresentato è fortemente evocativo. La posizione in cui è immortalato richiama quella del Cristo Redentore che campeggia su Rio de Janeiro. Da qui il titolo dell’opera. Mi aspettavo tanto e l’ho ricevuto.
A questo punto, abbiamo proseguito lungo il perimetro del lotto 1 di Tor Marancia imboccando via Valeria Rufina e girato alla prima a sinistra per vedere i murales che si affacciano su via di Santa Petronilla.
Io sarò
Due occhi ci guardano dalla palazzina d’angolo.
Sono quelli di una giovanissima “trasferita” a Tor Marancia negli anni ’30 a causa dello sventramento di Borgo Pio, immortalata da Francesco Paolo Michetti. È dal suo archivio, infatti, che proviene l’immagine che l’artista australiano Guido Van Helten riproduce in parete con realismo quasi fotografico.
Lui che normalmente predilige il bianco e nero, qui utilizza una tavolozza color seppia. Unitamente ad un non-finito, questa figura pare sbiadire, come i ricordi.
È forse per questo che la raffigura: per non dimenticare. Perché tanti in quegli anni sono stati privati di un qualcosa che troppo spesso diamo per scontato: la casa.
Ordine e Disordine
Inserisco a margine questo murale dell’italiano Matteo Basilé. A margine, perché occupava la parete dove oggi è Io sarò. Basilè è un pioniere dell’arte digitale in Italia. Ha realizzato il ritratto dell’artista ed attivista politico Ai Wei Wei durante una visita nel suo studio.
Il ritratto è stato poi trasferito in parete: si trattava di un’affissione fotografica su muro e per questo temporanea. “Sapevo che una volta rimossa la carta deteriorata (è durata circa un mese) la parete avrebbe presentato un tipo di texture perfetta per il lavoro di Guido Van Helten“. Grazie ad un breve confronto con il curatore Stefano S. Antonelli ho saputo il perché oggi non lo troviamo più in sede.
La Piramide
Il riferimento è alla forma geometrica che si crea nel più significativo dei gesti: l’abbraccio.
I due inglesi Neil Edward e Hadley Newman, in sodalizio artistico dal 2008 con il nome di Best|Ever, rappresentano due figure abbracciate mescolando elementi realistici – il viso di lei che ci guarda e la mano di lui in primo piano – e superfici destrutturate con un effetto potentemente espressivo.
Muro vuoto
Qui, credo, l’artista Brad Downey avrebbe dovuto realizzare la sua opera.
E lo ha fatto, debordando totalmente nel Concettuale.
Ha, infatti, deciso di utilizzare il suo budget per aiutare gli inquilini della palazzina a sistemare alcune cose nei loro appartamenti.
È passato da un ampio progetto di riqualificazione urbana a progetti mirati di sistemazione domestica. Inestimabile.
Entriamo ora all’interno del comprensorio per vedere da vicino i murales che abbiamo intravisto da fuori.
Qualcuno riconoscerà immediatamente questi cortili. Sono stati spesso usati come set di film, serie e video musicali. Per i più giovani, Tor Marancia è legata indissolubilmente alla famosa serie Skam, di cui si vocifera siano in corso le contrattazioni per una quinta stagione.
Hic Sunt Adamantes
Sulla destra, di punto in bianco, siamo trasportati nell’immaginario artistico di uno dei pionieri della street art romana: Diamond.
In quest’opera, riprende le linee delle sue origini, ispirate all’Art Nouveau. In una splendida cornice di racemi ed elementi naturali, raffigura una donna addormentata con in mano un diamante. Metafora di una Roma dormiente, che stenta a riprendersi.
“Qui sono i diamanti” è un bel gioco di rimandi. Al suo nome (campeggia in alto e nel diamante, la sua firma) e, al tempo stesso, agli abitanti del complesso di Tor Marancia. Al loro senso di apertura, alla loro accoglienza, al loro senso di umanità.
Il dragone cinese, è vero, sdrammatizza, come ho letto su alcune guide. Ma credo più che altro sia, sempre, un riferimento a quella Shanghai che Tor Marancia è stata.
Il Ponentino
Di fronte al murale di Diamond campeggia il bellissimo e magnetico Il Ponentino del portoghese Pantonio.
Gli abitanti del mare, dalle linee morbide e flessuose, sfondano i limiti architettonici e sembrano fluttuare.
Non si pensi ci sia un significato “romantico” del titolo, un riferimento poetico a quel bel venticello che giunge a rinfrescare il caldo romano. In realtà, infatti, ha dato parecchia noia all’artista durante la fase di realizzazione dell’opera, facendogli dondolare continuamente il braccio meccanico su cui lavorava.
Accanto a questa “coppia” di murales ne troviamo una che parla un linguaggio più “d’avanguardia”
Natura Morta
L’opera dell’australiano Reka, raffigura una donna con cesto di frutta.
Gli abitanti del quartiere lo hanno soprannominato Picasso. Infatti il cubismo si sente forte in questa nella sua opera che viene scomposta in piani di colore densi e saturi.
Senza titolo
Di fronte, anche l’artista tedesco Clemens Behr destruttura. Ovvero scompone le geometrie della palazzina per ricomporle con un ordine diverso.
Abbandona i colori dell’architettura, per utilizzare i colori del paesaggio naturale ed urbano che la circondano ed includere così il contesto nella nuova facciata ricomposta.
Distanza uomo natura
È il gesto più famoso della storia dell’arte: quello della Creazione che da secoli campeggia sulla volta Sistina.
Lo riproduce l’artista filippino Jerico alla sua prima esperienza con le grandi dimensioni, tra rami di pesco in fiore.
È il suo dono agli inquilini ed agli abitanti di Tor Marancia. Una pittura dove il chiaroscuro accentua l’espressività del gesto tra Essenza creatrice e umanità. Bellissimo!
Quando ci giriamo per proseguire, la nostra attenzione viene immediatamente catturata dall’enorme scritta.
Murales di Tor Marancia – Veni Vidi Vinci
Potenza espressiva esplosiva per l’opera della coppia di artisti LeK & Sowat (Francia e USA). Dal fondo a elementi geometrici emerge la celebre citazione di Giulio Cesare tra quelli che potremmo interpretare come scorci di cielo.
È realizzata in color oro, in modo che al mattino, quando è illuminata frontalmente dal sole, risalti ancor di più.
Per volontà degli artisti incorpora un – finto – errore d’ortografia: vinci invece che vici. È un omaggio a Leonardo.
Il prof. Emmanuele Emanuele in un’intervista racconta la storia del piccolo ascensore che si vede sul fianco della palazzina.
Il professore all’inaugurazione del progetto Big City Life incontra gli abitanti e viene a conoscenza della storia di Andrea Matteucci.
Costretto sulla sedia a rotelle, vive al primo piano della palazzina; ogni volta che entra o esce di casa deve essere trasportato in braccio perché non c’è ascensore.
Se Big City Life è un progetto volto a migliorare la vita degli abitanti del quartiere, perché non entrare nel merito di una singola storia?
Così il professore e la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale si preoccupano di affrontare l’iter burocratico, lungo e tortuoso come sempre nel nostro Paese, per poter dotare la palazzina di un elevatore per diversamente abili.
Ci sono voluti diversi anni, ma finalmente nel settembre 2019 è stato inaugurato.
Sarà anche per questo che c’è una targa all’ingresso del complesso dedicata al Prof. Emmanuele?
Murales di Tor Marancia – Il Vento
“Ma che è? Il vento?” chiese la signora Jolanda dell’ultimo piano all’artista milanese Moneyless quando concluse l’opera. Così pare, da quello che dicono da queste parti, prese il titolo quest’opera.
I tratti curvilinei blu gialli e neri che compongono l’insieme creano un effetto dinamico centrifugo. Non possiamo che dar ragione alla signora Jolanda.
Cascata di parole
È una meravigliosa e cromatica esplosione di colore l’opera dell’artista Rafael Gerlach aka SatOne, nato in Venezuela ma cresciuto a Monaco.
Le sue campiture di colore che si intrecciano e scontrano sono la traduzione grafica di una conversazione tra due inquilini affacciati alla finestra a cui ha assistito mentre era al lavoro.
Lui non parla l’italiano, ma deve aver ammirato quel colorito scambio tanto da riportare sulla parete toni gesti e suoni con il suo linguaggio artistico.
Alme sol invictus
È il murale che mi affascina di più in questo straordinario museo a cielo aperto che è il lotto 1 di Tor Marancia.
Un sole enorme, simbolo di vita fin dai tempi più antichi. L’artista italiano Domenico Romeo lo compone con una miriade di segni. Ma non si tratta di semplici linee. La ricerca artistica di Romeo è centrata sul calligrafismo.
Quelle che vediamo nel sole sono lettere create per il suo alfabeto speciale.
Invictus = imbattuto. Il sole è simbolo di buon auspicio per tutto il quartiere ed un’esortazione a non arrendersi mai.
Proseguiamo verso il blocco successivo attratti da una miriade di colori.
A Carlo Alberto. 93 colori
Alberonero è un artista di Lodi la cui opera si concentra sul colore e le sue declinazioni cromatiche raffigurate secondo un ordine geometrico.
Qui a Tor Marancia, la parete sembra scomporsi in tanti riquadri cromatici che, con il loro degradare cromatico – dalle tinte calde a quelle fredde – creano un moto a cascata.
Murales di Tor Marancia – Assolo
Di fronte al coloratissimo murale di Alberonero troviamo l’essenzialità di Danilo Bucchi.
Con quello che sembra un unico tratto continuo di inchiostro, realizza una figura di donna. Unico particolare cromatico: le sue scarpe rosse.
Non ho trovato da nessuna parte se l’opera sia stata ispirata da un fatto realmente accaduto o meno. Ma tutti sappiamo che significato abbiano oggi le scarpe rosse.
Nostra Signora di Shanghai
Mr. Klevra raffigura sul fianco della palazzina, una Madonna con Bambino di fattura bizantina.
L’artista romano, infatti, è un appassionato di iconografia e pittura bizantina. Il titolo è un omaggio alla storia del quartiere, ovviamente.
Murales di Tor Marancia – Elisabetta
Elisabetta, la modella, è un’inquilina che abita al secondo piano di questa palazzina.
L’enorme mano in campo nero dell’artista francese Philippe Baudelocque è puntellata preziosamente da miriadi di costellazioni realizzate con semplice gessetto bianco.
Sono metafora dell’infinita varietà del genere umano. Baudeloque è famoso per questo genere di tramature raffinate. Qui sembra di essere di fronte a un prezioso pizzo.
Giungiamo all’ultimo murale di questo spettacolare museo a cielo aperto che abbiamo trovato a Tor Marancia.
Spettacolo Rinnovamento Maturità
Opera dell’artista newyorkese GAIA, al secolo Andrew Pisacane. È famoso per mescolare nelle sue opere iperrealismo e surrealismo con riferimenti storici e culturali, condendo il tutto con ironia, a volte dalle forti tinte.
Sullo sfondo del cielo di Tor Marancia (vedi la citazione della palazzina) fluttua un’arancia (o è un mandarino?) mentre una testa marmorea dal corpo di pesce pare contemplarla.
Il mandarino è un riferimento ad un viaggio precedente dell’artista nel Sud Italia: è rimasto colpito dalle tante persone che ha incontrato che mangiavano questo agrume.
Ovviamente qui è stato traslato nell’arancia, in omaggio al nome del quartiere.
La testa, invece, è una riproduzione di una delle statue del Foro Italico, dove abitava parte dei cittadini trasferiti qui dal regime.
Mentre il corpo di pesce è un rinvio agli allagamenti continui della zona.
Ti è piaciuto e vuoi scoprire un altro itinerario sulla street art romana? Leggi anche: Murales di Ostiense. Alla scoperta dello street art district.
Murales di Tor Marancia – I sapori nei dintorni
Abbiamo provato Pescato&Mangiato in piazza Lante Federico Marcello. Un ristorante e al tempo stesso pescheria. Senza fretta, ci siamo goduti una buona frittura mista divisa per antipasto. Paccheri alla matriciana di polpo: Fabio non ha saputo resistere. Graditissime, come welcome, le polpettine di pesce con una strepitosa mayonese agrumata fatta in casa. Per completezza: menu e prezzi che trovate sul sito sono stati leggermente rivisti.
I murales di Tor Marancia – Info utili
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Museo condominiale di Tor Marancia. Accessibile liberamente tutto l’anno.
Per info sempre aggiornate: pagina Facebook di Big City Life.
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