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Quartiere Ostiense, una passeggiata tra passato e futuro.

di Francesca Boccini
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Quartiere Ostiense

Oggi andiamo alla scoperta del quartiere Ostiense, a spasso tra un passato solenne e un futuro in divenire.

“Tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno” recitava Michele/Stefano Accorsi nel film di Özpetek che ha fatto conoscere a tutti il quartiere. 

Di vita nel quartiere Ostiense ce n’è a bizzeffe. Non sarà più quella dei Mercati Generali prima dell’alba per andarsi ad accaparrare i carciofi migliori, come facevano i miei nonni prima di Natale. Non sarà più quella delle Fate Ignoranti che ci ha fatto scoprire quanto fosse multiculturale. Neanche quella che ho visto e studiato rinascere dalle ceneri dei suoi dismessi spazi industriali, quando ho scoperto l’archeologia industriale. O forse è un po’ tutto questo insieme.

C’è tanto ad Ostiense, anche dei miei ultimi vent’anni. Ci sono state le serate a via di Libetta, c’è stata la compagna di squadra il cui vicino di casa era solo Mastrandrea, c’è stato il locale di una bell’anima rimasta sotto le macerie di Amatrice, ci sono state corse da e per la metro, corse per non perdere treni. Conoscenza, incontri, confronti, scoperte. In poche parole: vita.

Perché a Ostiense di vita ce n’è a bizzeffe, lo abbiamo detto.

La nostra passeggiata parte da un cuore nevralgico della fede per arrivare ad una delle porte dell’Antica Roma. Un percorso di circa 3 km, con qualche deviazione. L’importante è sapere che si muove in parallelo alla metropolitana. Al ritorno potrebbe essere un’opzione valida.

Quartiere Ostiense, street art e archeologia industriale.
Street art e archeologia industriale | ©Francesca Boccini

La street art ha caratterizzato così tanto il volto del quartiere negli ultimi anni, che abbiamo deciso di raccontarvi in un articolo ad hoc il percorso attraverso lo street art district. Leggi l’articolo: Murales di Ostiense. Alla scoperta dello street art district.

Basilica di San Paolo fuori le mura

È la chiesa più importante dopo la Basilica di San Pietro, non solo a Roma. È basilica papale, un titolo che determina la notevole importanza della chiesa all’interno del Cattolicesimo. Lo sono anche – oltre a San Pietro – Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano. Ognuna di esse è caratterizzata dalla presenza di un altare papale e di una porta santa.

Quartiere Ostiense, la facciata di San Paolo fuori le mura.
Facciata di San Paolo fuori le mura | ©Francesca Boccini

Questo significa che sull’altare papale – quello maggiore – di San Paolo può celebrare l’eucarestia solo il Papa e l’abate di San Paolo.

Sono diversi anni che non vengo, ma lo stupore con cui mi ritrovo a guardarla è sempre quello della prima volta.

Anche se, tanto per cambiare, l’ingresso attraverso il quadriportico della facciata è chiuso per lavori. Ma come mi dice un operaio “la basilica è un cantiere continuo, perché è immensa.

Quartiere Ostiense, San Paolo fuori le mura. Lavori in corso nel quadriportico.
Lavori in corso | ©Francesca Boccini

Concordo. L’aggettivo immensa si sposa perfettamente alla struttura. Tutto è misurabile su una scala non umana. Altezza, lunghezza, dimensioni delle colonne. La sensazione è la stessa di quando ci si trova davanti ad una montagna. La presenza divina si percepisce nel confronto con la nostra dimensione infinitamente piccola.

Storia

Secondo la tradizione, in questo punto è stato sepolto San Paolo, martirizzato e decapitato poco lontano da qui, presso la località delle Tre Fontane.

Siamo nel I secolo ed il luogo diventa immediatamente meta di pellegrinaggio tanto che Costantino vi edificherà una prima basilica, consacrata nel 324. È possibile vederne alcuni resti, sotto l’altare maggiore.

Quartiere Ostiense, San Paolo fuori le mura. Statua e facciata.

La basilica costantiniana si dimostra ben presto troppo piccola per accogliere le grandi schiere di fedeli che, sempre più folte, si riversavano in pellegrinaggio al Santo.

Nasce così la basilica dei Tre Imperatori. Per volontà di Teodosio I, Graziano e Valentiniano II viene edificato un nuovo edificio di dimensioni ben maggiori, il cui aspetto rimarrà per lo più inalterato.

Fino al disastroso incendio del 1823.

Nella notte tra il 15 ed il 16 luglio di quell’anno infatti gran parte della basilica andò distrutta, tranne l’area del transetto.

Papa Leone XII chiese l’aiuto economico dell’intero mondo cattolico per la ricostruzione attraverso l’enciclica Ad plurimas easque gravissimas del 1825.

Risposero all’appello anche sovrani non cattolici. Tra i quali lo zar Nicola I ed il re d’Egitto Fouad I.

La Basilica ricostruita fu consacrata nel 1854 da Pio IX.

L’esterno

Di solito – ossia senza i lavori – saremmo accolti da un imponente quadriportico formato da 150 colonne. È un progetto dell’architetto Poletti, al centro del quale si trova una statua ottocentesca di San Paolo, opera di Giuseppe Obici.

Quartiere Ostiense, quadriportico di San Paolo fuori le mura.
Vista sul quadriportico | ©Francesca Boccini

La facciata è decorata con tre fasce di mosaici, anch’essi ottocenteschi, ma che riprendono lo stile bizantino dei mosaici interni. Nella fascia inferiore sono raffigurati i Profeti, quindi l’Agnello mistico circondato da 4 fiumi e da 12 agnelli, simboli – rispettivamente – dei Vangeli e degli Apostoli. All’apice, Cristo tra Pietro e Paolo.

In facciata si aprono 5 porte, tante quante sono le navate. Al centro la monumentale porta bronzea di Antonio Maraini, collocata nel 1931. Alla sua sinistra la Porta Paolina, decorata con pannelli in bronzo di Guido Veroi raffiguranti scene della vita di San Paolo. Sono stati realizzati nel 2008, in occasione del bimillenario della nascita del Santo.

Alla destra dell’ingresso principale, la Porta Santa. Le sue ante esterne sono in bronzo, decorate con diverse scene sacre opera di Enrico Manfrini, che le realizza per l’Anno Santo del 2000. Tra questa porta e quella interna – la Porta Bizantina dell’XI secolo che fino al 1967 era l’ingresso principale – si trova un muro. L’inizio di ogni Anno Santo viene sancito dalla demolizione di questo.

Completa l’esterno, il campanile del 1860 che non è laterale, ma si innalza alle spalle dell’abside.

L’interno

Non si può rimanere indifferenti quando si entra. Cinque navate, per una larghezza complessiva di 65 metri, si estendono per 131 metri, mentre in altezza toccano quasi i 30 metri.

Quartiere Ostiense, interno di San Paolo fuori le mura
Interno | ©Francesca Boccini

Si cammina in un “bosco” marmoreo di 80 colonne, attraverso la storia del soglio pontificio che ci guarda dai tondi che, lungo tutto il perimetro, ricordano uno per uno tutti i papi fino a Papa Francesco. Sono in totale 266.

Arco di Galla Placidia

L’attenzione è tutta diretta verso la zona dell’altare a cui siamo introdotti, con sfarzo, dal cosiddetto arco di Galla Placidia. Imperatrice e figlia di Teodosio, commissiona e finanzia l’imponente mosaico che ricopre l’arcone trionfale, tra il 440 ed il 450 d.C.

Quartiere Ostiense, San Paolo fuori le mura, arco di Galla Placidia.
Arco di Galla Placidia | ©Francesca Boccini

Quello che vediamo oggi è quasi interamente una riproduzione dell’originale che già nel XVIII secolo risultava notevolmente danneggiato. Dopo l’incendio del 1823 si decise di abbattere definitivamente l’arco danneggiato per ricostruirlo, staccando ciò che si era salvato del mosaico.

Vi è raffigurato un passo tratto dal Libro dell’Apocalisse. “I ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli”. Al centro il Cristo Pantocratore, sormontato dai simboli dei Quattro Evangelisti ed i 24 anziani che gli rendono omaggio. San Paolo a sinistra e San Pietro a destra chiudono l’opera.

Altare e Confessione

L’arco ci introduce al punto più sacro dell’edificio: l’altare. Lo sovrasta l’imponente ciborio di Arnolfo di Cambio del 1285 (ne abbiamo visto un esemplare in Santa Cecilia durante la nostra passeggiata nella Trastevere medievale), è in posizione rialzata rispetto al pavimento delle navate.

L’altare sorge sulla Confessione ovvero sulla tomba di San Paolo; vi si accede con una piccola, ma elegante scala. Il sepolcro del Santo è visibile dietro una grata, al di sopra – in una teca – nove anelli della catena con cui, secondo la tradizione, venne condotto al martirio.

In basso, sono stati messi in esposizione i resti della chiesa originaria.

Abside

Alle spalle dell’altare, nell’abside, il meraviglioso mosaico commissionato da papa Onorio III nel XIII secolo a cui lavorarono maestranze già impegnate nella Basilica di San Marco a Venezia. Al centro è raffigurato il Cristo Redentore affiancato, a destra, da i Santi Pietro e Andrea e da San Paolo e San Luca a sinistra.

Quartiere Ostiense, mosaico dell'abside di San Paolo fuori le mura
Mosaico dell’abside | ©Francesca Boccini

Ai piedi del Cristo, quella che può sembrare solo una macchia bianca, è Onorio III in ginocchio.

Nella fascia sottostante vediamo al centro, tra due angeli, la Croce Gemmata affiancata dagli Apostoli. Ai piedi della croce, in dimensioni inferiori, sono altre figure tra cui Niccolò III che però rimangono nascoste dalla trabeazione che incornicia la sottostante cattedra papale.

Qui siede il pontefice quando celebra in basilica.

Quartiere Ostiense, San Paolo fuori le mura. La cattedra papale.
Cattedra papale | ©Francesca Boccini

Da non perdere

L’area del transetto, dove siamo giunti, è la parte dell’edificio che si è salvata dall’incendio del 1823. Vi si aprono 4 cappelle, una più bella dell’altra e che rappresentano bene, ognuna con il proprio stile, i tanti secoli che la basilica ha attraversato.

Nella seconda a partire da sinistra, la cappella del Santissimo Sacramento progettata da Carlo Maderno, si può ammirare un bel Crocifisso ligneo del XIV secolo attribuito a Tino da Camaino.

Quartiere Ostiense, San Paolo fuori le mura. Cappella Santissimo Sacramento.
Cappella del SS. Sacramento | ©Francesca Boccini

Sono da non perdere assolutamente alcuni particolari.

I due altari sulle pareti corte del transetto. Sono rivestiti con le lastre di malachite donate dallo zar Nicola.

Il candelabro del Cero Pasquale. Splendido esempio di scultura romanica ispirata ai rilievi dei sarcofagi paleocristiani, racconta – lungo i suoi 6 metri di altezza – storie del Nuovo Testamento.

Infine la singolare acquasantiera. Sul piedistallo sono raffigurati un diavolo – secondo alcuni si tratterebbe proprio di Satana – che cerca di irretire il bambino che si protegge immergendo la mano nell’acqua santa.

È un’opera realizzata nel 1860 da Pietro Galli per la duchessa di Bauffremont, poi donata a Pio IX.

È molto raro trovare una raffigurazione del demonio all’interno delle chiese, almeno in quelle romane!

Lasciamo la basilica passando per la Sala del Martirologio, dove sono ancora visibili i resti della decorazione ad affresco del XIII secolo.

Qui si passa attraverso le mura più antiche della basilica ancora esistenti.

Se è possibile, il consiglio è quello di visitare il chiostro duecentesco che collega la basilica all’abbazia (soppressa nel 2005). Detto chiostro del Vassalletto, è un bellissimo esempio di questo genere architettonico con le sue colonne una diversa dall’altra, i suoi intarsi e le piccole sculture che lo decorano.

Quartiere Ostiense, San Paolo fuori le mura. Il chiostro del Vassalletto.
Chiostro | ©Francesca Boccini

Il quartiere Ostiense e la sua storia

Lasciando la basilica ed addentrandoci nel cuore del quartiere Ostiense, è impossibile non rendersi conto della grande lontananza tra una e l’altro.

Di fatto, fino all’inizio del secolo scorso San Paolo fuori le mura – come dice la titolazione stessa – non era parte integrante dell’Urbe.

Quartiere Ostiense, alcune palazzine su via Ostiense
Alcune palazzine su via Ostiense | ©Francesca Boccini

Anzi, era in aperta campagna. Roma terminava alla Porta e da lì nasceva la via Ostiense che già dall’antichità collegava l’Urbe ad Ostia e quindi al mare.

A testimonianza di questo, restano ancora oggi i resti di una necropoli visibili nel parco Schuster, alle spalle della basilica e le catacombe di Santa Tecla su via Silvio D’Amico.

Nell’antica Roma i defunti erano sepolti, per legge, al di fuori delle mura cittadine. Questione igienica.

Nel resto d’Europa, ciò non avverrà più fino al 1804 quando Napoleone emanerà l’Editto di Saint Cloud.

Solo all’inizio del Novecento, sotto il sindaco Ernesto Nathan, il quartiere vede un primo sviluppo.

La presenza di un asse viario importante, il passaggio della ferrovia e la vicinanza al Tevere rendono quest’area, la zona ideale per la nascita di un sito industriale.

Nel primo piano regolatore sviluppato per la città di Roma (1909) è incluso il primo impianto pubblico per la produzione di energia elettrica. La Centrale Montemartini entra in funzione nel 1912 e sarà attiva fino al 1963.

Fanno parte del piano anche il Porto Fluviale, il Gazometro, i Mercati ed i Magazzini Generali.

Oggi percorrendo i pochi km della via Ostiense tra la Basilica di San Paolo e la Porta vediamo come l’intero quartiere abbia perso la sua natura industriale, pur mantenendone l’aspetto. È da più di vent’anni che sono in corso grandi e piccoli progetti di riqualificazione degli immensi spazi svuotati della loro vocazione produttiva ed industriale.

In alcuni casi, si è riusciti a dar loro un nuovo e felice volto. In altri casi, stiamo ancora aspettando.

La Centrale Montemartini

La Centrale Montemartini è oggi uno degli spazi espositivi più belli ed originali, non solo di Roma.

Quartiere Ostiense, ingresso Centrale Montemartini.

Dopo oltre 20 anni di abbandono, nel 1989, Acea decide la ristrutturazione di questi spazi per farne uno spazio polifunzionale.

Il progetto di Paolo Nervi prevede un intervento che rispetti le forme originali, il recupero di decorazioni e macchinari originali, tra cui la grande turbina a vapore del 1917 e i due mastodontici motori diesel Franco Tosi.

Era il 1997 quando un centinaio di statue delle collezioni capitoline vennero spostate qui per l’allestimento della mostra “Le macchine e gli dei”, mentre i Musei erano interessati da importanti lavori.  

Il dialogo che si venne a creare tra le linee ed i colori dei reperti antichi e delle macchine industriali ha arricchito il percorso con significati nuovi che nascono proprio dalla contrapposizione tra antico e moderno, tra uomo e macchina. Due mondi lontani che invece di scontrarsi, nella contrapposizione, sembrano esaltarsi.

Dal 2005 la Centrale Montemartini è sede permanente dei Musei Capitolini dove hanno trovato casa le collezioni acquisite più di recente.

Quartiere Ostiense, Museo Centrale Montemartini.
Museo Centrale Montemartini | ©Francesca Boccini

Dalla parte opposta è ben visibile, invece, il ponte Settimia Spizzichino inaugurato nel 2012 e uno spazio il cui destino è ancora indecifrabile.

Mercati Generali

Sono i Mercati Generali. Un’area immensa di più di 100.000 mq, cuore commerciale di Roma, i cui lavori di realizzazione erano andati un po’ per le lunghe, anche a causa dello scoppio della prima guerra mondiale.

Quartiere Ostiense, Mercati Generali.
Mercati Generali | ©Francesca Boccini

Ha aperto i battenti nel 1922 ed è stato uno dei luoghi più vivaci e variopinti della città fino al 2004.

Basti pensare al cottìo.

Quartiere Ostiense, ponte di ferro.

Cos’è?

Era la tradizionale vendita all’asta del pesce per la cena della Vigilia, che si svolgeva dalle prime del 23 dicembre all’alba del giorno dopo.

I Romani tutti – senza distinzione di censo – si riversavano al mercato del pesce, ovvero al Portico d’Ottavia (leggi, qui trovi la nostra passeggiata al ghetto).

Si racconta che queste trattive si svolgessero con un gergo che solo i cottìatori – i venditori – erano in grado di comprendere. Tant’è che i signori delegavano i loro addetti di cucina.

I meno abbienti partecipavano a tutto questo teatro perché i venditori avevano l’usanza di regalare dei cartocci di pesciolini fritti.

La tradizione del cottìo ha seguito il mercato del pesce in ogni suo trasloco. Ai Mercati Generali si aprivano le porte ai cittadini, cui i grossisti regalavano cartocci di frittura, come voleva l’usanza.

L’architetto Rem Koolhas con il suo progetto di riqualificazione ha vinto il un concorso internazionale bandito dal Comune di Roma. Ma era il 2005 e tutto pare essere rimasto sulla carta.

Gazometro

È uno degli elementi che caratterizza lo skyline di Roma, visibile da più punti della città: la grande struttura in acciaio del Gazometro.

Quartiere Ostiense, Gazometro.
Gazometro | ©Francesca Boccini

In realtà i gasometri sono 4 di cui 3 più piccoli ed uno più grande, il più grande d’Europa.

Lungo via Ostiense e via del Commercio, grazie alla sostituzione di cancelli con vetri trasparenti riusciamo a dare una sbirciata all’interno dell’area ancora oggi dell’Italgas.

Quartiere Ostiense, Gasometro.
Sbirciare nell’area Italgas | ©Francesca Boccini

Fino al 1910, l’officina del Gas si trovava a via dei Cerchi, accanto al Circo Massimo. Con l’avanzare del nuovo secolo, si rende necessario un impianto più grande e potente per far fronte alle crescenti necessità urbane.

I 3 gasometri della Società Anglo-Americana entrano in funzione tra il 1910 ed il 1912. Mentre il gasometro più grande arriverà solo nel 1936, costruito dall’Ansaldo e dalla tedesca Klonne Dortmund.

All’interno della torre vi era un cilindro cavo: qui veniva stoccato il gas. Si alzava ed abbassava in base alla quantità contenuta.

La dismissione avviene con la progressiva introduzione del metano, a partire dal 1960, e la costruzione della rete di distribuzione. È il 1970 quando le prime case vengono collegate alla rete: siamo nel quartiere di Spinaceto.

Quartiere Ostiense – Altri progetti di riqualificazione

Alcuni progetti di riqualificazione hanno visto un happy ending. È il caso dell’ex Lavatoio Lanario Sonnino che oggi ospita Industrie Fluviali: uno spazio polifunzionale per eventi, meeting e co-working. Così come il Talent Garden Ostiense che oggi occupa uno spazio di 5.ooo mq. nell’area del Gazometro. Talent Garden è un campus focalizzato sull’innovazione digitale e tecnologica, che punta tutto sulla community, il networking e la creazione di connessioni.

Sicuramente l’Università di Roma Tre ha dato un notevole input al quartiere Ostiense.

Ne ha rivitalizzato le giornate con il via vai di studenti ed il recupero di diverse strutture, anche se la sua presenza si sente di più intorno alla Basilica di San Paolo.

Man mano che avanziamo verso Porta San Paolo, ci addentriamo nella dimensione più “abitativa” del quartiere Ostiense.

Quartiere Ostiense – Magazzini Generali

Ma prima, merita una deviazione a via del Commercio, un bel progetto di recupero che avevo avuto modo di “toccare con mano” in epoca di studi. Siamo davanti ai Magazzini Generali.

Quartiere Ostiense, ingresso Magazzini Generali.
Magazzini Generali | ©Francesca Boccini

Terminati nel 1909, sono stati uno dei primi edifici costruiti in cemento armato a Roma. Erano collegati al fiume da un imponente sistema di carri-ponte con cui si scaricavano le merci dalle imbarcazioni che risalivano il Tevere per stoccarle. Lo stesso sistema veniva, poi, utilizzato per caricarle sui vagoni ferroviari o sui camion.

Ancora oggi i carri-ponte fanno sfoggio della loro imponenza lungo la riva del fiume.

Quartiere Ostiense, carri-ponte sul Tevere.
I carri-ponte sul Tevere | ©Francesca Boccini

Negli anni ’90 questi spazi sono stati recuperati ed ospitano oggi l’Istituto Superiore Antincendi. Al suo interno vi è anche il Museo Storico dei Vigili del Fuoco, inaugurato nel 2002.

Percorrendo via del Porto Fluviale torniamo verso via Ostiense.

Secondo alcuni, lo sviluppo industriale ha pagato lo scotto ai grandi interessi legati allo sviluppo residenziale. A Roma, e nel quartiere Ostiense ancora di più, data la sua vocazione industriale.

Dal dopoguerra in poi, infatti, si assiste al declino progressivo delle attività industriali a fronte di una urbanizzazione crescente. È ben visibile anche dai diversi tipi di palazzi che si susseguono lungo le strade.

Siamo ormai nel cuore abitativo del quartiere Ostiense dove si trova ogni ben di dio. Dai dolci della storica pasticceria Andreotti, al gelato de La Romana, osterie, ristoranti, Caffè Letterario e cucine etniche.

Pensiamo a un sapore. Qui c’è.

Fra l’altro basta attraversare l’incrocio con via Ostiense e proseguire qualche decina di metri per trovare la summa enogastronomica italiana: Eataly.

Quartiere Ostiense – Porta San Paolo

Proseguendo lungo la nostra via principale, giungiamo a Porta San Paolo.

Assolutamente riconoscibile anche per la presenza di uno dei più curiosi monumenti di Roma: la Piramide Cestia. Se ci pensiamo bene…Quanto è strano vedere una piramide senza essere in Egitto?

Quartiere Ostiense, porta San Paolo e Piramide Cestia.
Porta San Paolo e la Piramide Cestia | ©Francesca Boccini

Ma dopo averne vista una nei boschi di Bomarzo (leggi qui l’articolo dove raccontiamo della Piramide Etrusca), non ci meravigliamo più di tanto.

Porta Ostiense, come si chiamava in origine, è una delle porte che si aprivano nelle Mura Aureliane. E come la via, è la testimonianza degli importanti traffici che si svolgevano tra l’Urbe ed il suo porto, ovvero Ostia.

Con il declino dell’attività commerciale, non venne chiusa. Anzi. Nel frattempo infatti il cristianesimo si era diffuso in tutto l’Impero e la porta mantenne una certa importanza perché conduceva alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura.

È la porta di Roma che ha mantenuto inalterato più delle altre il suo aspetto difensivo con le due torri cilindriche e la galleria sopra il fornice. Ha subito delle modifiche nel V secolo, volute da Onorio, che ne ridusse le arcate che in origine erano due.

Al suo interno il Museo della via Ostiense, che ospita reperti rinvenuti nell’area tra la Porta ed Ostia.

È uno dei luoghi simbolo della Resistenza romana. Il 10 settembre del 1943 è qui che si svolse lo scontro definitivo per evitare l’ingresso delle truppe naziste in città. Vi parteciparono diversi distaccamenti delle Forze Armate e semplici cittadini. Tanti di loro presero poi parte alla resistenza, tra questi Sandro Pertini.

Le truppe tedesche sfondarono alle 5 del pomeriggio, quando già da un’ora era stata firmata la resa di Roma.

Ogni anno, il 25 aprile, l’ANPI celebra qui la Liberazione.


Quartiere Ostiense – I sapori nei dintorni

Come stavamo dicendo poco sopra: pensate ad un sapore. Ad Ostiense c’è.

Per un break durante una passeggiata pomeridiana c’è il gelato de La Romana che usa ingredienti di base attentamente selezionati, frutta di stagione e procedimenti tradizionali.

Per i golosi a 360°, la pausa ideale potrebbe essere la storica pasticceria Andreotti.

Nel dubbio, se ancora non si ha un’idea precisa, consigliamo Eataly. Sia perché è possibile vedere come è stato riconvertito l’Air Terminal realizzato per Italia ’90 sia per immergersi in una selezione di aziende enogastronomiche che rappresentano tutto il territorio italiano.

Ci piace un sacco girare tra gli scaffali, scoprire i prodotti e le realtà che ci sono dietro. Piccole aziende che conoscono ed amano il proprio territorio e riescono ad esaltarlo con passione ed impegno.


Quartiere Ostiense – Info Utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua passeggiata a Roma alla scoperta del quartiere Ostiense. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa qui sotto e ottieni il percorso.

Quartiere ostiense, mappa percorso
  • Basilica San Paolo fuori le Mura: sempre aperto. Orario dalle 6:45 alle 18. Per visitare il chiostro e l’area espositiva, biglietto € 4.
  • Museo Centrale Montemartini. Aperto dal martedì alla domenica. Orario dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso un’ora prima). Dalle 9 alle 14 il 24 e 31 dicembre. Chiuso 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Biglietto: intero € 10, ridotto € 9, gratuito possessori MIC card.
  • Museo della Via Ostiense. Aperto dal martedì alla domenica. Orario dalle 9 alle 13:30. Ingresso gratuito.

Ti è piaciuta la nostra visita a Roma alla scoperta del quartiere Ostiense?

Ecco le nostre tips local in giro per Roma, o per un Fuori Porta da provare!

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