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Viterbo medievale, da Pianoscarano a San Pellegrino.

di Fabio Magno
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Viterbo medievale palazzo degli Alessandri a San Pellegrino

Viterbo è una città medievale suggestiva. Non sono molti i luoghi che riescano a far vivere a chi ha la fortuna di visitarli un vero e proprio viaggio, portandoti lontano indietro nel tempo

Perché Viterbo medievale è proprio così. Un’immersione completa in quella che era l’Italia dei comuni, nel Medioevo. Attenzione però, non lo scopriamo noi e non lo scopriamo adesso. Questo volto di Viterbo è, da sempre, la scelta preferita di cinema, fiction e pubblicità.

È una passeggiata che abbiamo fatto tante volte, magari anche solo un pezzetto, e ogni volta è un viaggio onirico, colmo dei ricordi accumulati negli anni.

Mi viene in mente che, in serate come queste, ogni via, ogni angolo ha una sua energia che sprigiona e regala a ciascuno che passa. Il profumo dei gelsomini in fiore che si mescola con gli aromi delle cucine, il dolce gorgoglio dell’acqua fresca che sgorga da una fontana.

Desideriamo condividere e raccontare la nostra passeggiata nei quartieri di San Pellegrino e Pianosacano: tra le vie, mura, merlature, torri e le tante fontane di Viterbo medievale.

Abbiamo lasciato l’auto nel vicino parcheggio del Sacrario, a pagamento e molto comodo. 

Più in là, c’è un ulteriore parcheggio con un ascensore che arriva direttamente nel cuore del quartiere medievale, a Palazzo dei Papi. Ma abbiamo scelto di arrivaci a piedi per non perderci la possibilità e il gusto di viverla con calma.

Ed è sicuramente il nostro primo consiglio.

Viterbo medievale – Tra Papato e Impero

Facciamo una premessa. Le frizioni fra papato e impero, fra potere spirituale e temporale, imperversano in tutta Europa tra l’ XI e il XII secolo, sfociando in alcuni casi in guerra.

Viterbo medievale, panorama da Pianoscarano.
Panorama da Pianoscarano | ©Fabio Magno

Viterbo, approfittando del caos, con intelligenza si dichiara Comune indipendente. È una situazione perfetta: il suo potere cresce all’aumentare delle tensioni. Si espande e annette i castelli vicini.

Questa fiorente indipendenza termina in fretta. Succede quando papa Eugenio II, in lotta con i Romani, si rifugia a Viterbo per organizzare le sue forze.

Viterbo dunque si schiera, ma non sarà sempre dalla stessa parte. Inizia così una lunga e sfiancante lotta contro Roma. Adesso il teatro delle azioni si sposta qui ed è inevitabile.

Parteggiando ora per uno ora per l’altro, qui arrivano con la spada in mano Federico Barbarossa e i papi Adriano IV e Alessandro III.

La posizione strategica di Viterbo è di vitale importanza per le sorti di entrambe le parti, l’ultimo baluardo sulla strada verso Roma: la via Francigena.

Nel 1164, l’Imperatore Barbarossa concede a Viterbo l’onore dell’uso dell’aquila a 2 teste, il vessillo imperiale nel suo stemma.

Si tratta di un privilegio assolutamente non gratuito. È il 1167, i viterbesi si sottomettono e, al seguito dell’Imperatore, assaltano Roma.

È una vittoria, il bottino che porteranno indietro sarà notevole: le porte bronzee di San Pietro.

Dieci anni dopo Federico e il Papa si riappacificano, Viterbo torna dominio papale insieme alle porte.

Alla fine, Viterbo impone il suo predominio dall’Appennino al mare: Ferento, Tarquinia – l’antica Corneto -, Orvieto, Vignanello. I feudatari di Castel Piero, Mugnano e Valentano versano un tributo annuale, mentre i Consoli di Montalto cedono un terzo delle proprietà e dei redditi del porto.

Viterbo medievale – Piazza del Comune

Il nostro viaggio inizia in piazza del Plebiscito. Per i viterbesi e tutti coloro che la frequentano è, però, piazza del Comune.

Il colpo d’occhio è notevole.

Viterbo medievale, piazza del Plebiscito.
Piazza del Plebiscito | ©Fabio Magno

Siamo nel punto di confluenza delle vie principali della città dentro le mura. Qui, dal Quattrocento, è il centro politico del comune. Ed è la nostra porta d’accesso ai quartieri medievali.

Pare che i Ghibellini, saliti al potere nel 1247, sostenessero il trasferimento dei palazzi del potere politico verso il nuovo centro cittadino, lontano dalla Chiesa. In questa prospettiva, i Priori acquistarono questa zona.

Tuttavia, dopo la morte di Federico II di Svevia nel 1251, quando i Guelfi ripresero il potere, inizia un periodo di ricchezza. Viterbo, infatti, sarà per 20 anni sede pontificia.

Qui, nel 1264, fu edificato il Palazzo del Podestà su quella che un tempo era l’area dell’antico cimitero. Contemporaneamente, fu costruito il palazzo sul lato opposto, il primo palazzo dei Priori, diventato poi ad uso del Governatore, quindi Apostolico ed infine sede del Prefetto. 

Ultimo, come dicevamo, il magnifico palazzo dei Priori, l’attuale sede del Comune.

Viterbo medievale, palazzo dei Priori.
Palazzo dei Priori | ©Fabio Magno

Passeggiamo sotto i portici ed entriamo dall’arco del Palazzo. 

Quel che troviamo è uno spettacolo alla vista. 

Un bellissimo chiostro, un piccolo giardino pensile e una fontana in peperino, la pietra locale. Sullo sfondo poi una fantastica vista sul panorama sottostante.

Dopo una pausa per goderci il momento, riprendiamo verso via San Lorenzo dove il leone, simbolo della città ci accoglie e ci addentriamo verso la parte più antica.

Le strade cominciano a stringersi mentre i palazzi, a confronto, sembrano enormi.

Viterbo medievale, piazza del Gesù.
Piazza del Gesù | ©Fabio Magno

Ed in effetti lo sono: massicci, scuri come il peperino, la pietra che li ha creati, ma resi docili dai tenui colori tipici dei borghi medievali.

Dopo poco, si apre davanti a noi uno slargo, il primo di molti. È piazza del Gesù.

Viterbo medievale – Piazza del Gesù

La torre che ci lasciamo sulla destra all’inizio della piazza è detta del Borgognone

Su questa torre è segnato il piede del Borgognone, si tratta della lunghezza del piede di Messer Angelo Borgognone. L’unità di misura – moltiplicata per 10 – ufficiale adottata dal Comune per tutti gli atti pubblici o per dirimere le – tante! – controversie. 

Viterbo medievale, torre del Borgognone.
Torre del Borgognone | ©Fabio Magno

Oggi è quasi del tutto svanita, tanto da non essere più riconoscibile.

E perché proprio qui? Perché nel portico davanti si amministrava la giustizia.

Tuttavia, il cuore della piazza è la chiesa del Gesù, nota sin dall’XI secolo. Sulla facciata sono ben visibili i due leoni, simbolo di Viterbo.

Questa piazza in passato non possedeva pavimentazione. Era sterrata, così come piazza San Carluccio nel quartiere San Pellegrino. Sono state pavimentate solo nel 1935.  

Ma la piazza e la chiesa, sono note anche per uno tra i più efferati fatti di sangue del tempo.

Il 13 marzo 1271, Enrico di Cornovaglia, cugino di Edoardo d’Inghilterra di ritorno dalla Crociata, viene assassinato durante la celebrazione della messa da Guido di Montfort, desideroso di vendicarsi dell’affronto subito dal re d’Inghilterra Enrico III.

Enrico viene brutalmente ucciso mentre cerca di rifugiarsi sull’altare. 

La profanazione del luogo e il conclave che si sta svolgendo a pochi metri, unito all’omicidio mai punito, scuoterà le corti europee. Tanto che Dante ricorderà l’evento nella prima cantica della Divina Commedia. 

Gatti e Tignosi, Guelfi e Ghibellini

Il secolo XIII è, senza dubbio, uno dei più turbolenti e sanguinosi nella storia di Viterbo.

La faida che infiamma l’Italia dei comuni, fra Guelfi – sostenitori del Papa – e Ghibellini, dell’Impero, accende le rivalità fra le più potenti famiglie e dilania la città.

I Gatti e i Tignosi si pongono a capo delle due fazioni. I Gatti, guelfi, provengono dalla Bretagna. Di fatto la famiglia più influente. La loro ricchezza e l’acume di alcuni ha spesso determinato i destini della città.

I Tignosi, ghibellini per nascita più che per convenienza, sono di origine alemanna e fedeli all’Impero.

Con loro si schierano tutte le altre famiglie: Alessandri e Mazzatosta coi primi, Cocco e Monaldeschi con i Tignosi.

In un gioco che spacca in due la città e racconta il perché dei continui rovesciamenti di fronte, le tragedie sono all’ordine del giorno. I Cocco vedranno demolire il loro palazzo a piazza San Carluccio e annientata così la loro ricchezza.

Viterbo medievale – Piazza della Morte

Riprendiamo la nostra passeggiata, percorrendo via San Lorenzo. Dopo poco la strada si apre in un nuovo ed ampio spazio. Qui affacciano alcuni dei più bei palazzi del borgo. È piazza della Morte.

Il nome è evocativo ed impressionante. 

Risale alla fine del XVI secolo, quando la Confraternita dell’Orazione e della Morte si stabilisce nella chiesa di San Tommaso, al di là della fontana. La confraternita provvedeva a dare degna sepoltura ai morti delle campagne rimasti insepolti.

La fontana è l’elemento più caratteristico dell’intera piazza. È una delle più antiche della città, sempre in funzione dalla metà del Duecento. In cima, una pigna: simbolo di purificazione per Etruschi, Romani e Cristiani.

Sulla piazza si trova l’ingresso alla Viterbo sotterranea. Nulla di esaltante, si tratta di un giro molto breve rispetto ai cunicoli di Orvieto o Perugia.

Loggia e Palazzo di San Tommaso

Molto bello è l’edificio che separa piazza della Morte dal ponte del Duomo.

Viterbo medievale, palazzo di San Tommaso.
Palazzo di San Tommaso | ©Fabio Magno

Fu probabilmente realizzato per volontà della potente famiglia dei Tignosi, i quali iniziarono a costruire le proprie abitazioni immediatamente fuori l’antichissimo abitato, per garantirsi il controllo del passaggio.

La Loggia del Tignoso – questo il nome – fungeva probabilmente da luogo per le riunioni degli abitanti della zona.

Di fronte alla loggia, il Palazzo del Drago. Prende il nome dalla nobile famiglia che lo fece costruire sul finire del Quattrocento.

Viterbo medievale, verso palazzo dei Papi.
Verso palazzo dei Papi | ©Fabio Magno

È arrivato il momento di attraversare il ponte. Andiamo verso il palazzo dei Papi.

Viterbo medievale – Palazzo Farnese

Una volta attraversato il ponte sulla destra uno dei più eleganti palazzi del borgo. 

Viterbo medievale, palazzo Farnese.
Palazzo Farnese | ©Fabio Magno

Anche questo, a dispetto del nome, in origine – nel Duecento – è appartenuto ai Tignosi, che così potevano controllare entrambi i lati del ponte. Belle le bifore gotiche del primo piano, tipiche del XIII secolo.

Passa poi ai Farnese nel Quattrocento.

Questo palazzo è unico nel suo genere. Infatti la balconata e l’alta colonna che la sorregge sono stranamente in legno. Tutti i più importanti palazzi della città hanno balconate esclusivamente in peperino, sorrette da arcate in muratura.

Dal ponte, di fronte al palazzo, è visibile la torre di messer Braimando, un influente cittadino viterbese del XIII secolo. 

Si tratta dell’unica torre superstite delle 15 esistenti sul colle del Duomo.

Queste furono distrutte nel 1244 dai viterbesi perché sfruttate come difesa dai soldati di Federico II.

Piazza San Lorenzo

Siamo nella parte più antica della città. Qui, prima di tutto questo, sorgeva un tempio antichissimo dedicato all’eroe italico per eccellenza, Ercole. E proprio nell’angolo posto tra la piazza e il ponte, sono in vista resti di mura etrusche.

Viterbo medievale, piazza San Lorenzo.
Piazza San Lorenzo | ©Fabio Magno

Nel 1192, poi, l’istituzione della cattedra vescovile fa di Viterbo un borgo importante. Un luogo denso di storia e continuità tra passato e presente.

Viterbo medievale – Palazzo dei Papi

Oggi è la sede del Vescovado. Come ricordato nell’iscrizione posta all’ingresso, è costruito per volere di Raniero Gatti nel 1266, così da offrire una dimora sicura ai Papi come ospiti della città.

In realtà papa Alessandro IV volle la costruzione del palazzo. 

Viterbo medievale, Palazzo dei Papi.
Palazzo dei Papi | ©Fabio Magno

Roma è in fermento, l’instabilità politica è alle stelle. La sua crociata contro Manfredi e gli Svevi si è rivelata un fallimento militare e politico. E Roma stessa ora è ghibellina

Quindi, nel 1257 trasferisce la Curia a Viterbo: ha bisogno di una città tranquilla che gli permetta di riorganizzare la resistenza guelfa. Viterbo si rivela la scelta giusta, è ben protetta e ben fortificata.

Il Palazzo è esattamente così: massiccio e fortificato verso la valle di Faul e l’esterno.

La storia del monumento simbolo della Viterbo medievale rimane, però, in parte un mistero

Nel 1267, il Capitano del Popolo Andrea di Beraldo Gatti fa ultimare la Loggia delle Benedizioni, da dove il Papa impartiva la benedizione alla folla.

La loggia con le sue esili colonnine è uno spettacolo, sembra la realizzazione accurata in pietra di un elegante merletto

Si riesce quasi a immaginare il Papa che si affaccia dalla balconata con lo sfondo blu del panorama dietro le sue spalle e percepire la solennità del momento.

Viterbo medievale, loggia delle benedizioni a palazzo dei Papi.
Loggia delle Benedizioni | ©Fabio Magno

Il gioco degli stemmi in facciata, poi, rende l’importanza che riveste in quel momento. Il leone, simbolo di Viterbo, l’aquila imperiale con le ali spiegate, la mitra e le chiavi, simboli del potere papale e insieme lo stemma con 5 barre orizzontali, simbolo della famiglia Gatti di Viterbo.

La Sala del primo Conclave

In questa sala si tengono ben 5 conclavi. Viene ultimata nel 1266 sempre da Raniero Gatti e qui si svolse il primo e più lungo conclave della storia. Infatti, dopo la morte di Clemente IV, la sede pontificia rimase vacante per 1006 giorni.

È il 1268, i 19 cardinali sono riuniti per eleggerne il successore, senza mai un accordo. 

Dopo un anno e mezzo, i viterbesi insofferenti, guidati dal Capitano del popolo Raniero Gatti, segregano i cardinali nella grande sala, senza possibilità di contatti con l’esterno (da qui la celebre clausi “cum clave”)

Successivamente riducono loro il cibo, e infine Raniero Gatti dà il celebre ordine e scoperchiano il tetto della sala, costringendo i cardinali a ripararsi in tende di fortuna.

Dopo 33 mesi e un giorno, in fine l’elezione.

Viterbo medievale – La cattedrale

La chiesa è dedicata al patrono della città, San Lorenzo. Come detto, si trova dove sorgeva l’antico tempio di Ercole. Le prime notizie sono intorno all’802. Diviene cattedra vescovile nel 1192.

Viterbo medievale, Cattedrale di San Lorenzo.
Cattedrale di San Lorenzo | ©Fabio Magno

Nel tempo molti sono stati i rimaneggiamenti. I rifacimenti interni, infine, causano la distruzione di alcune parti. Tra queste si è persa ogni traccia del monumento funebre e dei resti di papa Alessandro IV.

Ancora oggi, un progetto internazionale continua la loro ricerca.

Una volta entrati, lo sguardo è catturato dai bellissimi capitelli. Aquile e sfingi si alternano ad animali fantastici e mostruosi, come scappati fuori da un bestiario medievale.

L’originale pavimento cosmatesco sostituito è oramai visibile solo nella parte orientale.

Altri gravi danni riguardano gli affreschi medievali: in fondo alla navata di sinistra, nell’abside, si distinguono ancora San Paolo con la spada e San Pietro con in mano le chiavi alla destra di un immagine della Madonna.

Mentre vicino all’ingresso della cattedrale, una Madonna in trono col Bambino.

Accanto l’altare, il sepolcro di papa Giovanni XXI di Giuliano. Il papa portoghese morto nel palazzo papale a causa del crollo del pavimento della sua stanza nel 1227.

I bombardamenti del 1944 hanno brutalmente colpito la chiesa. I restauri hanno poi recuperato le forme romaniche.  

Casa di Valentino della Pagnotta

È il bel palazzetto con le due grandi arcate e le due eleganti bifore che chiude la piazza sul lato sinistro. Valentino della Pagnotta fu priore nel 1458. Oggi affianca il seminario diocesano.

Viterbo medievale, casa di Valentino della Pagnotta.
Casa di Valentino della Pagnotta | ©Fabio Magno

Il grande edificio di fronte la cattedrale è il vecchio ospedale.

Viterbo medievale – Ponte del Paradosso

Lasciamoci alle spalle San Lorenzo e ripercorriamo il ponte. Una volta attraversato, prendiamo via del Ginnasio, la piccola via che si apre a destra e ci addentriamo nella Viterbo medievale.

Sono vicoli vissuti e sempre vivi. Se percorsi di mattina come stiamo facendo noi ora, sono pervasi da profumi e rumori lontani, ovattati e familiari.

Seguiamo la strada che, dopo qualche zig-zag, scende verso destra e arriviamo ad un ponte.

È il ponte del Paradosso.

Viterbo medievale, panorama da ponte del Paradosso.
Panorama dal ponte del Paradosso | ©Fabio Magno

Per lungo tempo questo ponte è stato l’unico passaggio che collegasse il quartiere di Pianoscarano al quartiere di San Pellegrino ed il resto del borgo.

Il nome è effettivamente particolare. Quando ero studente universitario, mi piaceva passeggiare per questi vicoli. Una delle tante volte che mi trovavo a passare di qui, una signora mi ha raccontato il perché di questo nome.

Viterbo medievale, ponte del Paradosso.
Ponte del Paradosso | ©Andrea Magno

San Pellegrino e Pianoscarano erano diversi fra loro: mentre il primo era abitato dalle famiglie più in vista e potenti di Viterbo, Pianoscarano era il quartiere dei contadini e dei piccoli artigiani. I due erano nettamente divisi dal torrente del Paradosso (oggi scomparso) e il ponte era l’unico punto che li collegava.

La storia mi piacque tanto.

Il quartiere di Pianoscarano

Risaliamo dal ponte verso la porta del Carmine. Arriviamo nella piazza, qui troviamo la fontana del Piano, del 1376. Fu costruita in seguito alla demolizione della precedente.

La sua storia è particolare. 

Viterbo medievale, fontana del Piano a Pianoscarano.
Fontana del Piano | ©Fabio Magno

Infatti si racconta che nel periodo in cui Urbano V era in città, un servo di tal cardinale Carcassona lavò un cane nella fontana. I viterbesi non presero bene la cosa e ci fu un’insurrezione

Il Papa fu durissimo: bruciò le abitazioni dei rivoltosi, abbatté i merli che difendevano il quartiere e distrusse la fontana. 

Viterbo medievale – Il palio delle botti e l’infiorata

Oggi Pianoscarano continua a essere il cuore di Viterbo

Ogni anno a settembre c’è il Palio delle botti

È una tradizione legata ad un fatto realmente accaduto. 

Durante la vendemmia quando era necessario lavare le botti, la fontana era letteralmente presa d’assalto. 

Questo era motivo di liti e il Comune dovette intervenire. Venne così stabilito che il turno venisse assegnato in base ai tempi impiegati per rotolare la propria botte fino alla fontana.

Ogni anno, in primavera c’è San Pellegrino in Fiore. È un’evento gioioso molto atteso che colora il quartiere medievale con i tanti fiori sistemati in ogni angolo a cui tutti i viterbesi partecipano. Da qualche anno poi, da Pianoscarano parte la Via dei fiori che accompagna i visitatori verso San Pellegrino.

Viterbo medievale, fontana del piano a Pianoscarano per San Pellegrino in fiore.
San Pellegrino in Fiore a Pianoscarano | ©Fabio Magno

Un’altra tradizione molto sentita a cui ho partecipato è la Colazione di Pasqua

La mattina di Pasqua, tutto il quartiere scende per strada e si prepara ad accogliere viterbesi e non, per gustare tutti insieme i prodotti tipici locali in questo picnic collettivo molto suggestivo.

Ci affacciamo dalla porta del Carmine. Questa era l’unica porta di Viterbo con un ponte levatoio in legno. Si nota bene la sede della saracinesca da abbassare per bloccare il passaggio in caso di pericolo.

Chiesa di Sant’Andrea

Proseguiamo la nostra passeggiata e, in uno degli slarghi del quartiere, troviamo la duecentesca chiesa di Sant’Andrea.

È molto antica, nominata già in documenti dell’852.

Viterbo medievale, chiesa di Sant'Andrea, esterno.
Chiesa di Sant’Andrea | ©Fabio Magno

Qui, nella notte fra il 24 e il 25 maggio del 1944, un bombardamento distrusse la parte centrale dell’edificio.

La chiesa merita una visita all’interno. È di stile romanico, con un’unica navata e, in fondo l’altare rialzato su una scenografica scalinata. La cripta è bellissima: in stile gotico-cistercense, è rimasta sepolta e abbandonata per quattro secoli. Gli affreschi, o quello che ne rimane, sono un bell’esempio della pittura medievale viterbese.

Viterbo medievale, chiesa di Sant'Andrea, interno.
Interno | ©Fabio Magno

Porta San Pietro

Lasciamo la chiesa, la nostra passeggiata ci porta fino all’estremità del quartiere. Per un tratto costeggiamo le mura della città, perfette ed intatte. 

Siamo arrivati a Porta San Pietro. Era detta anche porta Salicicchia, forse per la silice usata per la pavimentazione.

Questo è il tratto più antico delle mura urbane.

Andiamo un secondo fuori dalle mura, il colpo d’occhio è sorprendente. 

Le merlature intatte, le feritoie usate per la difesa e sopra la porta, lo stemma di Viterbo

Si tratta del più antico, perché raffigura il leone con la picca invece dell’odierna palma, simbolo acquisito dopo la conquista della vicina Ferento nel 1172.

Il quartiere di San Pellegrino

Più ci addentriamo e più ci rendiamo conto di un panorama diverso. È il quartiere nobile, le case – dotate di torri – annunciano il potere economico.

La tipologia che più ricorre è la casa a due piani con il profferlo. Si tratta di abitazioni tipiche con al piano terra la bottega e al piano superiore l’abitazione a cui si accede grazie ad una scala in tufo esterna (il profferlo appunto) che fungeva anche da copertura per la bottega (leggi anche qui: ne abbiamo visto degli esempi anche nella nostra passeggiata a Vitorchiano).

Molte abitazioni non hanno però questo accesso diretto dalla strada, ma attraverso cortili interni chiamati in dialetto viterbese: richiastri.

Viterbo medievale, richiastro a San Pellegrino
Un richiastro in San Pellegrino | ©Fabio Magno

Camminando lungo via San Pellegrino è un continuo alzare gli occhi e ammirare la bellezza di questo incantevole angolo di mondo che resiste al tempo.

E poi arriviamo a piazza San Pellegrino.

Piazza San Pellegrino

L’angolo di Viterbo forse più conosciuto e sicuramente molto affascinante

Piccola, raccolta, è una bomboniera.

Vi si affacciano la chiesa di San Pellegrino, palazzo degli Alessandri, il cui stemma è qui ovunque e la casa-torre Scacciaricci.

Viterbo medievale, piazza Scacciaricci.
Piazza Scacciaricci | ©Fabio Magno

Giriamo l’angolo, dietro la chiesa qualcosa richiama la nostra attenzione. 

Si chiama piazza Cappella. È un altro angolo suggestivo, dominato da una vite centenaria. Le case sembrano formare un unico complesso. 

Una piazzetta piccola, bella e caratteristica, in origine popolata da botteghe di maniscalchi e sellai al servizio della potente famiglia degli Alessandri.

Sulla facciata della prima casa sulla destra c’è poi una finestra particolare. Oggi è murata, ma la sua forma allungata ne svela l’origine duecentesca.

Questo tipo di finestre, si racconta servissero a portare a livello strada i corpi dei defunti. In Umbria è abbastanza diffusa la “porta del morto”, una porticina spesso accanto alla principale.

Torniamo indietro verso piazza San Pellegrino, passiamo sotto un suggestivo passaggio coperto, ne passeremo altri. 

Si tratta di ponti che collegano i palazzi, creando il tipo della casa-ponte.

Da qui, a destra e a sinistra si diramano tante vie strette e buie, ricche di fascino e suggestione.

E poi, d’un tratto, spazio e luce.

Piazza San Carluccio

Si apre davanti a noi uno slargo grande e luminoso, piazza San Carluccio.

Il colpo d’occhio non tralascia nulla, le mura merlate, i profferli, le rampicanti che si inerpicano sulle pietre lungo le mura. Il silenzio rimane il gioiello più bello.

Viterbo medievale, piazza San Carluccio.
Piazza San Carluccio | ©Fabio Magno

Dietro una cancello, una serie di abitazioni con i tipici profferli che affacciano su quei cortili interni che abbiamo conosciuto come richiastri, della antica famiglia Cocco.

Poi, sul lato opposto, una fontana, con lo stemma di Raniero Gatti, a ricordo di chi si adoperò per portare l’acqua dalle Pietrare fino al Palazzo Papale.

Viterbo medievale, piazza San Carluccio, un particolare.
Un particolare di piazza San Carluccio | ©Fabio Magno

Proseguiamo e lasciamo la piazza. Sulla sinistra c’è una stradina leggermente in discesa. Questa collega la piazza con piazza della Morte. È via della pietra del Pesce. 

Anche qui, come nel caso della Torre del Borgognone, si racconta ci sia una pietra utilizzata dai pesciaioli come unità di misura. Consumata col tempo però, se ne è persa completamente traccia.

Vorrei concludere mostrandovi un’ultima cosa.

Chiesa di Santa Maria Nuova e il pulpito di San Tommaso d’Aquino

È una chiesa antica, nota all’incirca dall’anno Mille. Molto importante in città, ospizio dei pellegrini e anche sede delle casse e dell’archivio comunali con lo statuto redatto nel 1251.

Molto bella nella sua semplicità. Nell’angolo, bene in vista c’è un pulpito.

La tradizione vuole che da qui predicasse San Tommaso d’Aquino nel 1266. Ma, siamo sinceri, difficile da immaginare che il Santo, piuttosto “in carne”, riuscisse  ad essere a suo agio in uno spazio così angusto.

FAUL: che vuol dire?

Passeggiando per Viterbo, ritroviamo spesso questa parola: FAUL. Ma perché? Cosa significa?

In realtà si tratta di un acronimo, ossia sono le iniziali dei quattro primi insediamenti che, insieme, formarono il primo nucleo di quella che diventerà Viterbo.

La storia merita un racconto.

Tutto comincia quando papa Adriano I sale al soglio pontificio.

Desiderio, re dei Longobardi, gli dichiara guerra accampandosi proprio qui, sul colle di Ercole.

La guerra si conclude con l’intervento di Carlo Magno in favore del papa. E con la cessione di Viterbo alla Chiesa.

(Questa parte della storia sarà la traccia sulla quale Alessandro Manzoni costruirà L’Adelchi.)

Il fatto curioso che spiega FAUL parte però da qui ed è un clamoroso falso storico.

A causa di queste tracce longobarde, l’erudito viterbese Annio, vissuto nel Quattrocento, fa credere vero un decreto col quale Desiderio, nel 773, ordinerebbe l’unificazione dei 4 castelli Fano, Arbano, Vetulonia e Longula: F. A. V. L.

Queste iniziali sono, quindi, inserite di diritto nel globo nello stemma cittadino.

Viterbo medievale, piazza Scacciaricci, un particolare.
Piazza Scacciaricci | ©Fabio Magno

Come in tutte le leggende, c’è comunque un fondo di verità. 

Quattro centri effettivamente si uniscono a comporre la futura Viterbo. Nel 1095 iniziano a costruire le mura e le 197 torri, di cui 40 ancora oggi sorvegliano la città e custodiscono il suo cuore medievale.

Leggi anche: Da Villa Lante a La Quercia. Il Cinquecento a Viterbo


Viterbo medievale – I sapori nei dintorni

Di sapori da queste parti ce ne sono tanti. Noi vi consigliamo, per un pranzetto coi fiocchi, Il Gargolo a piazza della Morte.

Con la bella stagione è possibile mangiare all’aperto, nel menu si trovano tradizione e innovazione, attenzione alla qualità e ricerca.

Consigliatissimi i lombrichelli – pasta tipica della cucina viterbese – e il fieno di Canepina, una specialità di un borgo a pochi km da Viterbo, che non si trova tanto facilmente. Tra le proposte, anche piatti di mare.

Pensi a un weekend?

Se vuoi prendertela veramente con calma e far diventare il fuori porta un weekend coi fiocchi e perché no passare qualche ora alle Terme o al Parco dei Mostri, abbiamo il suggerimento giusto.

A Pianoscarano, nel cuore del quartiere medievale, c’è B&B Noi Due, dedicato a chi ama viaggiare in coppia.

Qui, Antonella e Vincenzo vi ospiteranno nella loro dimora del 1100. Il panorama mozzafiato sul quartiere medievale vi riempirà gli occhi.

Un’esperienza poi in assoluta tranquillità, perché la suite oltre che unica è l’unica: c’è posto solo per due!


Viterbo medievale – Info utili

Ecco quanto ti serve per programmare la tua passeggiata alla scoperta di Viterbo medievale. Se desideri saperne più, commenta qui sotto o contattaci sui social! Apri la mappa e ottieni il percorso

  • Parcheggio del Sacrario. A pagamento. Biglietto: € 1 all’ora.
  • Parcheggio di Valle Faul. Al momento gratuito. Da qui c’è l’ascensore diretto per piazza San Lorenzo.
  • B&B Noi Due. Via Sant’Andrea 22, Viterbo. Info e prenotazioni +39 3294579432, anche via WhatsApp.

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Ecco le nostre tips local in giro per Roma, o per un Fuori Porta da provare!

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